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Август
2024

Doppio lavoro per coltivare un sogno:  un’azienda agricola a Costa

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«Tutto il nostro esperimento sta nel coltivare in orizzontale rispetto al terreno che è in verticale», raccontano con un pizzico di ironia Davide Dal Peraro, 23 anni, ed Eleonora Doriguzzi, 24 anni, che, dalla primavera scorsa, hanno deciso di concretizzare il loro sogno di diventare agricoltori, dando vita alla micro-azienda Frutto della Vita, nel cuore dell’abitato di Costa. Per farlo si sobbarcano ciascuno due lavori: di giorno nei campi e la sera in due ristoranti della valle.

Un esperimento, è il caso di dirlo, perché quello che stanno facendo i due ragazzi altrove sarebbe già stato etichettato come start-up: provare a fare qualcosa di nuovo, in un settore magari già esistente, con un certo slancio innovativo. Di solito una faccenda del genere, ad altre latitudini, ruoterebbe tutto intorno ad un garage ma qui, dove i prati del Comelico si inerpicano sui versanti della montagna, tocca fare i conti con la pendenza specie se si vuol provare a piantare qualcosa di diverso dal solito.

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L’idea in fondo sta tutta qui: adeguare le coltivazioni al terreno, uscendo dal seminato di un settore primario che è tradizionalmente molto legato all’allevamento e alla lavorazione del latte e dei suoi derivati. E quindi ecco che i due piantano e fanno crescere filari di lavanda, di malva e di altre colture officinali e aromatiche con l’intenzione di ricavarne infusi, tisane e altri prodotti da vendere direttamente al cliente finale, oltre a ortaggi, cereali e girasoli.

«Abbiamo fatto tanti esperimenti e stiamo continuando a farne, perché le sfide sono ogni giorno, soprattutto quest’anno che tra caldo, grandine e pioggia non è semplice», chiosa Davide Dal Peraro che, originario di Este nel Padovano, si è trasferito in Comelico per iniziare questa avventura al fianco della fidanzata, di Costa di San Nicolò di Comelico, conosciuta sui banchi dell’Its Academy Agroalimentare Veneto di Conegliano.

Il mestiere del contadino è un azzardo continuo e non c’è annata che vada mai fino in fondo per il verso giusto ma quello di Costa è, per l’appunto, un esperimento e come tale va osservato specie quando si confronta con una natura che per decenni di contadini ne ha visti sempre meno. «L’anno scorso avevamo delle verze e dei cavoli cappucci sotto la neve ma sono passati prima i cervi e i caprioli e hanno mangiato il nostro raccolto, oltre ad aver distrutto le piante di more e di lamponi con il loro passaggio, vanificando così mesi di lavoro», raccontano mostrando le reti con cui, da quest’anno, hanno recintato al meglio ogni singolo filare. Scongiurando così le incursioni dei caprioli ma riuscendo a poco contro altri, più piccoli ma non meno voraci saccheggiatori: le lumache.

«È un ambiente incolto da anni, decenni, ed è difficile far ritornare la terra coltivabile. Con queste pendenze, all’inizio è da fare tutto a mano con rastrello, zappa e schiena», racconta il ragazzo, ed è forse per questo tipo di dedizione che la comunità della piccola frazione, poche decine di abitanti in tutto, ha preso a cuore i due agricoltori in erba: c’è chi gli ha messo a disposizione una fresa, chi ha realizzato il logo che ora campeggia nei seguitissimi profili social dell’azienda e chi si ferma anche solo per sbirciare le colture e scambiare quattro chiacchiere, specie dopo i temporali e le grandinate che hanno fatto tabula rasa soprattutto delle piante più fragili. E poi la vecchia casa in paese che ha di nuovo le luci accese perché, dopo anni, si sono stabiliti i due ragazzi.

«Io sono sempre stata innamorata di questo posto che è la mia casa», risponde Eleonora Doriguzzi, quando le si chiede perché abbia deciso di tornare in Comelico e di rimanere.

«Ho avuto modo di studiare e abitare fuori per quasi dieci anni», spiega la giovane, «ma in nessun posto in cui sono stata riuscivo a sentirmi davvero me stessa, se non quassù».