L’oblio del diritto all’oblio per colpa dell’intelligenza artificiale
Condé Nast è solo l’ultimo (in ordine temporale) di una lunga serie che “rischia” di arricchirsi a stretto giro di posta. Molti dei grandi gruppi editoriali internazionali ha deciso di seguire la strada degli accordi commerciali con aziende come OpenAI. Prima dell’editore del The New Yorker, Vogue, Vanity Fair e Wired (tra le tante testate), era stato il turno di News Corp, che edita il Wall Street Journal e il New York Post. Per non parlare della Bild, Politico, Business Insider, Le Monde e altri quotidiani spagnoli come El Pais e As. Insomma, l’intelligenza artificiale sta attingendo a piene mani dal mondo dell’informazione e questa non è una buona notizia. Non solo per i giornalisti, ma anche per i cittadini che rischiano di ritrovarsi vittime del patto tra AI e giornalismo.
AI e giornalismo, i rischi (per tutti) non calcolati
Avete mai sentito parlare, per esempio, del diritto all’oblio? Si tratta di un principio giuridico – riconosciuto anche dall’articolo 17 del GDPR – a cui i cittadini possono far riferimento per chiedere la rimozione del proprio nome (o identità) alle testate online. Gli accordi tra i giornali e le aziende che sviluppano sistemi AI mettono a rischio questo diritto. Perché se i giornali aprono i propri contenuti rendendoli un dateset per l’addestramento dei modelli di linguaggio, i chatbot – per fare un esempio – immagazzineranno informazioni che i cittadini potrebbero far sparire dall’ecosistema internet. Dunque, dati personali (che seguivano il legittimo principio del diritto di cronaca) che potrebbero “sparire” dai contenuti giornalistici, ma che rimarrebbero “sine die” all’interno dei chatbot AI. Con tutte le conseguenze del caso.
Un tema di primaria importanza che, al momento, non sembra attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. In attesa che le aziende AI sbarchino anche in Italia, alla ricerca di accordi con i principali editori per rendere ancora più elevato il loro peso all’interno dell’industria dell’informazione mondiale. Nel nostro Paese, un piccolo piede è stato già messo da OpenAI che lo scorso mese ha siglato un accordo con RCS per un assistente virtuale all’interno della sezione “L’Economia” dell’app del Corriere della Sera. Per ora un ruolo marginale, ma il rischio è che quella finestrella diventi presto un portone.
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