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Август
2024

I social dividono, le fake serpeggiano: tutto per la mancanza di cultura. Ma la politica non aiuta

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di Alessio Andreoli

Sono un cittadino comune come tanti altri, non ho tessere di partito e non tifo per nessuno in particolare. Amo il mio paese, ma non sento la necessità di sentirmi superiore a nessuno né voglio essere superiore ad altri solo perché sono nato nella stessa patria e compaesano di grandi e illustri personaggi del passato. Ho lavorato molti anni in contatto con persone che provenivano da altri paesi, da altre culture anche molto diverse e non ho mai avuto la presunzione di possedere la verità assoluta. Credo che sia necessario, per definirci un popolo civile, combattere le ingiustizie perché ci sono cose che dovrebbero essere comuni a tutti gli abitanti del pianeta. Cose come il rispetto reciproco, la libertà di pensiero, il rispetto per la vita, la libertà personale di essere come madre natura ha voluto che fossimo e la libertà di pensiero che è fondamentale e fonte di crescita – anche se il pensiero è diverso dal nostro.

I cambiamenti non mi hanno mai intimorito, ma devo ammettere che ultimamente il mondo, la società, noi esseri umani ci siamo sviluppati e ci comportiamo in modo talmente indecente e deplorevole da generare in me notevoli preoccupazioni per il futuro, non tanto per me – io sono vecchiotto – ma per le generazioni future. I cosiddetti social (definizione di per sé contraddittoria, visto che sembrano dividere piuttosto che creare legami) sono diventati quasi l’unico mezzo di comunicazione per la facilità e l’immediatezza di consultazione, ma forse anche i giornali e la tv sono diventati quasi tutti un immondezzaio di fake news o sfrenato esibizionismo, si sono trasformati in un terribile strumento di offesa, persecuzione e messa alla gogna degli avversari politici e non o comunque di chi non la pensa come noi.

L’incitazione all’odio più sfrenato, quando non è palese, serpeggia comunque subdolamente nella comunicazione verbale o scritta. Sono convinto che tutto questo sia il risultato di una profonda mancanza di cultura le cui radici hanno origine nella scuola perché la cultura, a mio parere, si fa sì nelle famiglie ma soprattutto a scuola. Il mio è un invito al ministro Valditara (Istruzione e Merito), alla ministra Bernini (Università e Ricerca), al ministro Sangiuliano (Cultura) a mettersi, assieme ai loro collaboratori, attorno ad un tavolo per trovare una soluzione o comunque per gettare le basi affinché la scuola promuova lo sviluppo di competenze cognitive, sociali, emotive e pratiche degli studenti. Promuova lo sviluppo di un pensiero critico, la creatività e la collaborazione, insegnare valori come il rispetto, la tolleranza, la responsabilità e l’onestà. Nessuno vuole risultati immediati, ma è necessario creare le basi per il futuro.

Cari ministri, anche se non siete esperti potete sicuramente avvalervi di persone specializzate sul tema, perché proibire l’uso del cellulare in classe (a qualcuno risulta che i nostri insegnanti ne consentano l’uso?) non può essere una soluzione, è un palliativo che ben si inserisce nella devastante comunicazione social che ci vuol far credere che si stia lavorando per migliorare l’istruzione e la cultura. Chiedetevi cosa stiamo insegnando ai nostri giovani quando un vicepremier propone una sorta di scudo penale per i presidenti di regione quando indagati, quando il ministro della giustizia abolisce il reato di abuso d’ufficio, quando un ministro indagato per falso in bilancio e truffa non si dimette, quando un ministro per le infrastrutture si occupa di tutto meno che del proprio ministero diventando latitante di fronte a tutti i disguidi che giornalmente affliggono chi si serve dei mezzi pubblici, quando introduciamo una norma che obbliga un preavviso di 10 giorni prima di effettuare un controllo in una azienda, quando un premier prima dall’opposizione critica aspramente la via della seta, poi al governo la boccia, per poco dopo incontrare il premier cinese e rifare ciò che poco prima aveva aspramente criticato e bocciato. E’ questo quello che vogliamo per i nostri ragazzi?

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