L’amore turbo
In un mondo in cui la velocità è diventata un valore fondamentale, dove tutto dura il tempo di un like e ogni cosa va sempre più veloce, anche i sentimenti si sono adattati. Non c’è più tempo per capire o per capirsi. Al punto che oggi si può parlare di una forma d’amore “particolare”: l’amore turbo.
L’amore turbo, in poche parole, è quella cosa che dura dai cinque ai sei minuti prima di svanire. Ok, magari resiste anche qualche giorno. Ma giorni, non settimane.
Funziona così: incontri una persona, ad esempio, a una cena di lavoro. Vi presentano, vi guardate negli occhi, senti un brivido e, siccome sai di non avere l’influenza, dai la colpa ai sentimenti per questa pelle d’oca che ti assale all’improvviso.
Sì, pensi proprio ai sentimenti, e poi iniziate a parlare. Tu sei single, o almeno ti percepisci tale, e anche lui o lei lo è. Insomma, la verità diventa la cosa più soggettiva di questo mondo perché tu, sì proprio tu, provi dei sentimenti per questa persona sconosciuta e, a quanto pare, anche l’altro prova la stessa cosa per te.
Chiacchierate, tu ridi, anzi emetti dei risolini strani, e ti rendi conto che stai sfiorando il ridicolo con quel sorriso a 36 denti, senza nemmeno sapere perché stai ridendo. Ah no, lo sai: è per i sentimenti che, come un fulmine, ti hanno colpito il cuore. E hanno colpito anche il cuore dell’altro: lo sai o, meglio, lo senti. Qui sono in gioco emozioni vere. Cosa importa se le provi da meno di cinque minuti? Certe cose non si possono spiegare, no? Ti dici questo mentre inizi a vedere tutto annebbiato: la porta del ristorante diventa l’ingresso di un roseto profumato, che ti conduce in un campo pieno di margherite e di uccellini che si appoggiano dolcemente sulla tua spalla… Sì, pensi a tutto questo mentre, con il solito sorriso a 36 denti, annuisci a ogni parola detta dallo sconosciuto, che ormai non è più tale: è quasi tuo marito. Lo ami, anche se non sai nemmeno il suo cognome, la sua età, niente. Ma sai che lo ami. Ah beh, sai anche che lui ama te, ovvio.
Dopo aver trascorso due ore intorno a un tavolo pieno di colleghi, rapita solo dalla presenza di colui che ormai consideri il tuo futuro marito, è il momento dei saluti. Ti accorgi che non vi siete scambiati i numeri di telefono, ma lui te lo chiede subito, e tu pensi: "Adoro quest’uomo, mi conosce come le sue tasche." Lo pensi anche se sai che te lo ha chiesto proprio perché non ti conosce… ma non importa. Torni a casa innamorata, aspettando quel messaggio che sai arriverà. E infatti, la mattina seguente, appena sveglia, trovi un suo messaggio: “Buongiorno!”, ti ha scritto. Guardi il messaggio, ti strofini gli occhi, non sorridi, resti lì impassibile. Pensi: "Ma cosa vuole questo da me?" Ti dici anche: “Dodici ore fa lo amavo, è vero, ma il passato è passato. Deve capirlo.”
Così non rispondi. Lui prova a scriverti di nuovo e tu rispondi: “Scusa, mi sono sbagliata.”
"Come ti sei sbagliata, rispetto a cosa?"
"Rispetto al brivido: era solo un mezzo brivido."
"Quindi?"
"Quindi non ti amo più."
“Ma mi amavi?” chiede lui, un po’ stranito.
“Sì, ma era l’amore turbo. Ciao.”