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Август
2024

TikTok diffonde cose: come la mafia aveva provato a diffondere messaggi attraverso la piattaforma

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Erano diventati dei veri e propri contenuti virali, accessibili anche a chi era lontanissimo dall’immaginario e dall’ambiente della criminalità organizzata. Era stato possibile grazie ai Per Te e al meccanismo della distribuzione dei contenuti che ha reso celebre la piattaforma made in ByteDance. Su TikTok, infatti, al ritmo delle canzoni finite tra i trend, erano sempre più presenti video che, in qualche modo, venivano prodotti nell’ambiente della criminalità organizzata: video che riprendevano il ritorno a casa di un boss, ad esempio, video che immortalavano gruppetti di persone ai piedi delle mura del carcere, intente a portare il loro saluto (attraverso l’esplosione di alcuni fuochi d’artificio) a un particolare detenuto. Cosa avevano di diverso questi video rispetto a tutto ciò che circola sulla piattaforma? Gli esperti del linguaggio mafioso e dei suoi messaggi hanno individuato in queste immagini una sorta di codice, nuovissimo e digitale, con cui la criminalità organizzata era in grado di comunicare.

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TikTok e criminalità organizzata, i messaggi trasmessi attraverso i video virali

Qualche mese fa, era diventato di pubblico dominio un video su TikTok pubblicato dal figlio di un noto esponente della criminalità organizzata siciliana, detenuto a Rebibbia. Nel video, si mostravano le foto delle videochiamate effettuate tra padre e figlio, nel corso del periodo della detenzione del primo. I magistrati hanno visto in questo episodio una sorta di messaggio – condito anche da alcuni segnali colti all’interno delle fotografie – sulla gestione degli affari della famiglia della criminalità organizzata. Questi video avevano vita propria su TikTok e si perdevano nel feed degli utenti. Ovviamente, però,. chi doveva ricevere il messaggio, lo aveva recepito alla grande.

Per questo Nicola Gratteri, magistrato anti ‘ndrangheta e profondo conoscitore della materia (recentemente, è stata molto prolifica anche la sua attività di saggista), ha segnalato a TikTok questi comportamenti, trovando – a quanto pare – un significativo riscontro da parte del board europeo della piattaforma. Il magistrato, come ha raccontato lui stesso nel corso di una manifestazione antimafia a Montauro, in provincia di Catanzaro, è stato convocato circa due mesi fa nella sede TikTok di Dublino: dalla piattaforma volevano saperne di più. Per questo Gratteri ha rivelato tutti i codici utilizzati dalla criminalità organizzata per trovare spazi di visibilità proprio su TikTok.

Da questa interlocuzione, è stata avviata una incessante attività di moderazione da parte della piattaforma, che ha portato TikTok – anche grazie al tracciamento di alcuni hashtag e di alcune terminologie particolari effettuato con strumenti basati sull’intelligenza artificiale – a rimuovere ben 36mila video in Italia nel corso di una sola settimana. La dimostrazione di come il virtuale e il reale possano intrecciarsi e di come questa intersezione possa essere utilizzata anche per scopi non legittimi.

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