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Август
2024

Lingua blu, allarme in valle focolai tra pecore e mucche

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Val di chy

La variante entrata in Valchiusella sarebbe quella francese, trasmessa da animale ad animale tramite un moscerino vettore che ha gioco facile fino a 1300 metri di quota in queste settimane di caldo particolarmente umido. Si chiama febbre catarrale dei piccoli ruminanti (in gergo lingua blu o “Bluetongue”, dal colore cianotico osservato sulla mucosa linguale nei casi più gravi), l’emergenza esplosa in valle che sta interessando gli allevamenti di ovini, soprattutto, dove risulta letale nell’80% dei casi.

Si tratta di una malattia infettiva, non contagiosa per l’uomo, che sta preoccupando tanto la zootecnia locale (basti dire che in Valchiusella si stimano 40 allevamenti di ovini e 200 di bovini), quanto i sindaci e le associazioni settoriali. L’allarme è scattato ufficialmente il 14 agosto, quando la Regione ha diramato precise linee guida, data «la presenza di focolai clinici sospetti e confermati di sierotipo mai segnalato in precedenza (la variante francese ndr), che in diversi casi hanno provocato la morte degli animali», demandando alle Asl l’adozione delle misure di controllo.

Quindici, in particolare, secondo i dati diffusi giovedì dal Servizio veterinario Sanità animale dell’Asl/To4, gli allevamenti con casi segnalati. «Si tratta di un’infezione virale trasmessa esclusivamente da insetti vettori – hanno spiegato dall’azienda sanitaria – Quasi tutte le specie di ruminanti (domestiche e selvatiche) sono recettive, ma non tutte si ammalano. Negli ovini si manifesta clinicamente nella forma più grave, causando anche mortalità; nei bovini e nelle capre l’infezione decorre, salvo poche eccezioni, senza sintomi evidenti. La Bluetongue non è trasmissibile all’uomo e non comporta alcun problema di sicurezza degli alimenti». La profilassi consiste nel trattamento di tutti gli animali dell’allevamento, con prodotti insettorepellenti. «È poi necessaria l’igiene a cui deve seguire l’utilizzo di prodotti insetticidi e il mantenimento degli animali all’interno di strutture chiuse affinché siano meno esposti alle punture degli insetti». Al momento «è prevista la vaccinazione, su base volontaria, di tutti i capi delle specie sensibili, limitatamente alle aziende sede di focolaio e limitrofe». Guido Scavarda, consigliere comunale a Val di Chy e consigliere in seno all’Unione dei Comuni della Valchiusella, noto allevatore di cavalli, ha sollevato il problema in queste ore, sollecitando il neo sindaco dell’Unione Remo Minellono (e sindaco di Val di Chy) a convocare un consiglio straordinario di entrambe gli enti per «ragionare sulle possibili forme di aiuto a favore delle nostre aziende, esposte a un danno economico non indifferente». L’ex sindaco di Vico, Antonio Nicolino, fa l’allevatore. E per un attimo ha temuto che una sua pecora si fosse ammalata. «Solo una vipera, per fortuna. Ma è un problema che incombente. A quanto so io ci sono stati casi a Issiglio, Rueglio, Traversella, Brosso, per ovini e bovini, qualche alpaca e yak». Aspetta di conoscerne i contorni precisi Confagricoltura Torino, con il vicedirettore Gabriele Busso, in contatto con il Servizio sanitario dell’Asl. Mentre Coldiretti Torino ha chiesto un incontro con la Regione, come spiega il presidente Bruno Mecca Cici. «Il problema sono i vaccini: per la nostra variante abbiamo problemi di reperimento e di costi, andiamo sui 7,8 euro a capo. Ora agli agricoltori serve un aiuto prima di tutto economico».