La nuova democrazia dei 1000: sei vincitori diversi per sei tornei. Non accadeva dall’era pre Fab Four
Una delle imprese più complesse nel tennis, Slam a parte, è certamente il completamento del Sunshine Double, vincere nello stesso anno i Masters 1000 di Indian Wells e Miami. Dal 2000 ad oggi ci sono riusciti solo Novak Djokovic (quattro volte), Roger Federer (tre) e Andre Agassi (nel 2001). Ancora più complesso è centrare il Clay Swing, infilare consecutivamente tutti e tre i 1000 sulla terra; impresa, questa, riuscita ovviamente solo a Rafael Nadal nel XXI secolo, e solo nel 2010.
Il maiorchino tra l’altro, nel 2013, è stato il primo ed unico giocatore capace di completare il Summer Double, vincendo in Canada e a Cincinnati, da Andy Roddick nel 2003. Una data chiave nel tennis, almeno fino a qualche giorno fa: si tratta infatti dell’ultimo anno in cui ci furono sei campioni 1000 differenti nei primi sei tornei di categoria stagionali. Alexei Popyrin, firmando l’impresa della sua carriera, ha reso tale anche il 2024, aprendo definitivamente la porta ad una nuova era.
Indian Wells | Miami | Montecarlo | Amburgo/Madrid | Roma | Canada | |
2003 | Hewitt | Agassi | Ferrero | Coria | Mantilla | Roddick |
2024 | Alcaraz | Sinner | Tsitsipas | Rublev | Zverev | Popyrin |
La vittoria di Federer ad Indian Wells 2004, il suo secondo titolo nei tornei di categoria, rese effettiva una vera e propria oligarchia nei Masters 1000: su 174 tornei giocati fino a Parigi Bercy 2023 compreso i Fab Four (Federer, Nadal, Djokovic e Murray) ne hanno vinti 116, vale a dire un mostruoso 66,6%. Con picchi di dominanza pressoché assoluta dal 2008, anno del primo trionfo di Sir Andy a Cincinnati, al 2019, ultimo sigillo di Federer a Miami.
Nei 12 anni presi in considerazione almeno 5 titoli Masters a stagione sono sempre finiti nelle mani dei quattro, con addirittura 3 annate, nel 2011, 2013 e 2015 con la vittoria di tutti e 9 i tornei da parte loro: un totale di 86 1000 su 108 in 12 anni, cioè l’80% degli eventi. Senza considerare annate in cui i Quattro Cavalieri hanno vinto 8 Masters su 9, come nel 2008, 2012 e 2014, quando Jo Tsonga si erse a primo degli umani come unico giocatore capace di conquistare due titoli 1000 nell’epoca del dominio fino all’avvento di Zverev nel 2017.
Accadde proprio in Canada, dove è ripartita la nostra storia grazie a un gigante australiano diventato il secondo giocatore con il ranking più basso capace di vincere il torneo dall’introduzione del format 1000 nel 1990. Una vittoria che pone un semaforo arancione alla nuova era, dato che anche dopo i Fab Four, con Zverev nel 2021 (Madrid e Cincinnati) Alcaraz nel 2022 (Miami e Madrid) e 2023 (Indian Wells e Madrid), un giocatore era sempre riuscito a vincere almeno due tra i primi 6 tornei 1000.
Federer | Nadal | Djokovic | Murray | |
2008 | 0 | 3 | 2 | 2 |
2009 | 2 | 3 | 1 | 2 |
2010 | 1 | 3 | 0 | 2 |
2011 | 1 | 1 | 5 | 2 |
2012 | 3 | 2 | 3 | 0 |
2013 | 0 | 5 | 3 | 1 |
2014 | 2 | 1 | 4 | 0 |
2015 | 1 | 0 | 6 | 2 |
2016 | 0 | 1 | 4 | 3 |
2017 | 3 | 2 | 0 | 0 |
2018 | 0 | 3 | 2 | 0 |
2019 | 1 | 2 | 2 | 0 |
Ci è andato vicino Rublev, finalista in Canada e campione a Madrid, ma non di più. Risultati che inducono certamente ad una riflessione. Perché, checché se ne voglia dire, il torneo di Montreal è un 1000 a tutti gli effetti, erano presenti vari top 10 e il n.1 al mondo, e Popyrin per vincerlo ha battuto 5 giocatori in top 20. Un’impresa che anche alla luce di ciò ha fatto storcere qualche naso, ma che dovrebbe essere accolta con tutt’altro spirito.
Certo Popyrin non sarà un volto da prima pagina, così come non lo era Felix Mantilla, uno dei sei vincitori di quel sorprendente 2003. Ma è un bravo ragazzo, che ha fatto vari sacrifici e che dopo una carriera da juniores di altissimo livello ha finalmente trovato la sua consacrazione anche in tour. Dimostrando che quattro così, come Nole, Roger, Rafa ed Andy non torneranno più, questo è poco ma sicuro. Ma soprattutto che anche nei tornei più prestigiosi c’è speranza, che il tennis oggi non sa essere solo crudele ma anche democratico. L’incertezza è una componente fondamentale, soprattutto nel tennis, il dubbio su chi potrà alzare il trofeo la domenica aggiunge spettacolo, contribuisce a scrivere pagine di storia indimenticabili.
Si potrà opinare che i 1000 estivi nell’anno olimpico hanno una valenza particolare, che a Madrid e Roma ci sono stati imprevisti e defezioni uno dietro l’altro, ma sono elementi contingenti che fanno parte del nostro sport, ne costituiscono lo scheletro nel bene e nel male. Dunque ciò che alla fine risulta sopra tutto il resto, e che rimarrà negli annali, sono sei nomi: Alcaraz, Sinner, Tsitsipas, Rublev, Zverev, Popyrin; alla stregua di Hewitt, Agassi, Ferrero, Mantilla, Coria, Roddick. I sei diversi vincitori del 2003, i sei diversi vincitori del 2024.
Nomi nuovi, numeri vecchi ma altrettanto unici, trattandosi solo della seconda volta in 34 anni con una così ampia distribuzione di trofei. Senza dimenticare che dall’introduzione del formato Masters 1000 nel 1990 non ci sono mai stati nove diversi vincitori nei nove tornei. Che questo possa essere lo storico anno, che porti ad una democratizzazione del tennis ad alti livelli senza precedenti? O, come nel 2003, siamo solo alla quiete prima della tempesta, all’alba di una nuova era di oligarchi? O, in questo caso, di due monarchi? La risposta, colpo ad alto rendimento di entrambi, è nelle mani di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Avevano rispettivamente un anno e mezzo e qualche mese nell’estate del 2003, ma ad oggi studiano per ricalcare grandi passi e grande imprese. E considerando che spesso nel ricordare il passato si interpreta il futuro il loro nome della lista dei sei vincitori in questo 2024 di transizione …non è certamente un caso.