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Август
2024

La triestina Apollonio e la sua Optic Art in mostra a Venezia al Guggenheim

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TRIESTE È considerata una delle figure più rappresentative dell’Optical Art e del movimento cinetico internazionale, ma ha forse ottenuto i riconoscimenti più importanti fuori del nostro Paese, benché sia stata invitata alla Biennale Arte di Venezia del 2022. Anche per questo la Collezione Guggenheim di Venezia ha deciso ora di dedicarle la prima mostra personale in Italia in uno spazio espositivo di rilievo.

Stiamo parlando di Marina Apollonio, 84 anni, triestina; la mostra, in programma dal 12 ottobre al 3 marzo del prossimo anno sarà “Marina Apollonio. Oltre il cerchio”, curata da Marianna Gelussi, storica dell’arte e curatrice indipendente, con un centinaio di opere provenienti dallo studio dell’artista, nonché da istituzioni museali nazionali e internazionali, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il Mart di Rovereto, la Neue Galerie di Graz, la Kunsthalle Recklinghausen e il Rter Museum di Waldenbuch, in Germania, il Museum Haus Konstruktiv di Zurigo, la Fondation Villa Datris de l’Isle-sur-la-Sorgue, in Francia.

C’è anche un legame preciso che lega l’artista a Peggy Guggenheim e alla sua collezione.

Nel 1968, dopo aver visitato la personale di Apollonio alla galleria Barozzi di Venezia, la collezionista statunitense le commissiona l’opera “Rilievo 505”, tutt’oggi parte della collezione, a riprova del suo sostegno alle giovani avanguardie italiane.

La mostra veneziana sarà un tributo all’artista triestina, mettendo in evidenza il rigore della sua ricerca visiva, tra pittura, scultura e disegno, opere statiche, in movimento e ambientali, bianco e nero e ricerca cromatica, sperimentazioni tecniche e di materiali. Ripercorrerà la carriera dell’artista dal 1963 a oggi.

Figlia del teorico e critico d’arte Umbro Apollonio – figura importante nella storia della Biennale – Marina cresce in un ambiente artistico. Dopo aver concluso gli studi superiori, frequenta i corsi di pittura di Giuseppe Santomaso all’Accademia di Belle Arti di Venezia e si dedica alla progettazione di industrial graphic design e a soluzioni di architettura per interni. Nei primi anni ’60 inizia la sua ricerca sulla percezione e sulla comunicazione visiva. Dopo aver lavorato a Parigi, come progettista nello studio di architettura Édouard Albert, torna in Italia e realizza i suoi primi Rilievi metallici a sequenze cromatiche alternate e le sue prime Dinamiche circolari. Condivide con altri esponenti dell’Optical Art il desiderio di un’arte depersonalizzata, in opposizione al concetto di astrazione espressiva. Utilizza materiali industriali moderni, per creare strutture calcolate che, nella visione dello spettatore, si trasformano in spazi dinamici e fluttuanti.

È in questo periodo che conosce l’udinese Getulio Alviani, artista di riferimento per il movimento.

Dalla metà anni Sessanta è parte integrante dei movimenti storici dell’Arte Ottico-Cinetica; gravita intorno al Gruppo N di Padova e al Gruppo T di Milano, condividendone sia gli intenti delle ricerche, sia la scelta dei materiali. Dalla metà degli anni ’70 realizza opere basate sul rapporto ortogonale di linee parallele colorate, verticali e orizzontali, su fondo nero. Si è dedicata anche alla tessitura.

In occasione della mostra internazionale Op Art, la Schirn Kunsthalle Frankfurt le commissiona l’opera Spazio ad attivazione cinetica, un disco rotante di dieci metri, collocato nella rotonda del museo; qui espone al fianco di esponenti dell’Optical Art, tra cui Victor Vasarely, Bridget Riley, François Morellet, Julio Le Parc, Gianni Colombo, e altri. Ma è ancora pienamente attiva e la mostra che la Guggenheim le dedicherà, quindi, comprenderà anche opere recenti dell’artista triestina, contribuendo così alla sua piena conoscenza anche nel nostro Paese. —