Marine, spiagge libere, spa e centrali termiche: i dettagli del piano per il futuro di Porto Vecchio a Trieste
TRIESTE Puntando il dito sul modellino esposto nel Salotto Azzurro nel municipio, all’altezza della futura Cittadella dello Sport di Barcola, e scorrendo lungomare in direzione centro città, la prima componente del progetto Porto Vecchio-Porto Vivo che si incontra è la linea di costa demaniale compresa tra il Terrapieno e il Molo Zero, che sarà trasformata in una spiaggia pubblica. Hangar e magazzini a bordo marina saranno invece venduti e trasformati in centri benessere e fitness, «spazi ludici», locali rivieraschi.
A gestire costa e magazzini sarà un soggetto privato, verosimilmente – ma non necessariamente – il gruppo Costim, società bergamasca di real estate developer controllata dalla Polifin della famiglia Bosatelli, il cui nome appare sul piano di project financing per la riqualificazione del Porto Vecchio con lavori per oltre 600 milioni di euro in parallelo ai cantieri del Pnrr.
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Verosimilmente, ma non necessariamente, perché la proposta di Costim deve essere ancora valutata dalle istituzioni, e comunque la procedura di partenariato pubblico-privato prevede l’indizione di una gara.
Bando che in accordo con il Codice degli appalti e le normative europee dovrà essere aperto e comunitario, sebbene pur sempre con il diritto di prelazione per il proponente. Quindi, se un soggetto terzo dovesse fare una proposta economicamente più conveniente di quella di Costim (uguale, offrire di più), i bergamaschi potranno scegliere se alzare la posta ed eseguire comunque il progetto a quelle – più competitive – condizioni economiche, oppure di ritirarsi ma essere rifondati di quanto già speso in progettazione.
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Nel merito, il piano di Costim prevede la riqualificazione completa dei 31 fabbricati del Porto Vecchio (altri quatto sono della Regione) che saranno acquistati, ristrutturati e poi venduti o affittati per usi diversi. Il Comune prevede una mini parte residenziale, studentati, alloggi per ricercatori, centri di ricerca – per i quali non mancano le manifestazioni di interesse – uffici e locali, ripartiti in accordo con il Piano regolatore del Porto Vecchio.
Il project prevede anche la riqualificazione della linea di costa demaniale e dei cinque moli dell’antico scalo, che dovranno essere presi in concessione da quel privato (Costim?) che dovesse aggiudicarsi la gara. Il contenuto del progetto bergamasco è ancora «riservato» – si dovrà attendere l’indizione del bando – ma dal Comune trapelano dettagli.
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Procedendo da Barcola, sul lungomare compreso tra il park Bovedo e Molo Zero si prevede di realizzare una spiaggia pubblica, con centri benessere, piscine, spa e locali dedicati al “divertimento”. Le linee guida del consorzio Ursus chiedono anche di comprendere nel progetto un’area dedicata a due marine, che verranno realizzate in Molo Zero e tra Molo III e Adriaterminal. Quest’ultimo rimarrà all’Autorità portuale, per i prossimi quattro anni circa.
In Molo III si vorrebbe invece realizzare una centrale di teleriscaldamento e teleraffreddamento, che andrà a sfruttare l’acqua del mare per produrre energia calda e fredda a servizio dei futuri locali del Porto Vivo. La struttura è immaginata su modello dei rooftop di Broklyn bridge park e Hudson river park: il tetto della centrale sarà piantumato di verde, con una pendenza dolce tale da salirvi a piedi direttamente da terra e camminarvi sopra.
A ogni modo, prima di indire il bando e determinarne i vincitori – il Comune punta ad andare in gara «tra dicembre e febbraio» – l’iter burocratico prevede prima di superare la Conferenza dei servizi, e prima ancora di sottoporre la proposta del project alle circoscrizioni territorialmente competenti e al Consiglio comunale. Nell’opposizione in aula permangono dubbi.