Strage di Southport, a Belfast la rivolta contro l’immigrazione unisce repubblicani e lealisti (video)
Belfast si ribella all’immigrazione clandestina. L’ondata di dure proteste anti-immigrazione che sta attraversando l’Inghilterra a seguito della strage di bambine a Southport imputata a un giovane di origine ruandese, ha travalicato il mare e contagiato anche l’isola d’Irlanda. Qui, segnatamente a Belfast, nel Nord Irlanda, si sta consumando un fatto inedito, forse mai accaduto in secoli di tormentata storia di violenti scontri tra la comunità cattolica e quella protestante. Nel nome della rivolta contro l’immigrazione incontrollata, infatti, la piazza sta sancendo un singolare e probabilmente imprevedibile idillio tra alcuni nazionalisti irlandesi e parte di lealisti britannici. Il tricolore irlandese e l’Union Jack si trovano fianco a fianco, rappresentando così un’immagine destinata, se non addirittura a entrare nei libri di storia, almeno ad alimentare il dibattito politico nei prossimi mesi.
Il corteo di Belfast
Le proteste a Belfast hanno avuto inizio sabato scorso, con una serie di blocchi lungo le principali vie di comunicazione con il centro concentrati soprattutto nelle aree della capitale a maggioranza lealista. La protesta, dunque, sembra avere una precisa matrice da ricercare nella comunità dei filo-britannici. Alcuni media d’Oltremanica ipotizzano il coinvolgimento di alcuni elementi del gruppo paramilitare dell’Uda (Ulster Defense Association). Tuttavia, quando un massiccio corteo ha raggiunto il cuore di Belfast, l’aspetto sorprendente è stata la presenza delle due bandiere considerate politicamente antitetiche sventolare insieme davanti al cordone di polizia che lo separava dall’altro corteo, quello dei militanti antifa filo-immigrazione, che brandivano invece drappelli palestinesi, lgbt e con sigle sindacali.
Il vento nuovo
L’unione tra cattolici e protestanti nella battaglia contro l’immigrazione ha creato scompiglio, specie nella comunità repubblicana, dove da sempre la sinistra anche estrema è riuscita ad avere grande presa. Evidentemente, però, un vento nuovo ha iniziato a spirare e potrebbe in futuro scompigliare dinamiche politiche considerate fino a ieri inalterabili. A tal proposito è significativo che nel corteo anti-immigrazione di sabato scorso fosse presente, contornato da tricolori irlandesi, uno striscione che recitava “Coolock says no” (Coolock dice no). Coolock è una periferia di Dublino dove un mese fa erano scoppiate virulente proteste davanti a un edificio predisposto dalle autorità all’accoglienza di immigrati. Ad animare quel raduno c’erano diversi esponenti politici locali di formazioni di destra in ascesa.
La condanna del premier irlandese per i fatti di Belfast
Intanto il premier irlandese, Simon Harris, rappresentante del partito di centro-destra Fine Gael, ha espresso disgusto verso coloro che “sventolano il tricolore irlandese mentre attaccano la polizia e declamano razzismo” durante la manifestazione di Belfast. “Questo – ha aggiunto Harris – è in contrasto con tutto ciò che la bandiera d’Irlanda rappresenta”. Per ora il corteo unitario di Belfast rappresenta un clamoroso fatto episodico, ma anche un segnale di possibili futuri scenari caratterizzati da inaspettate alleanze e divisioni trasversali tra le due comunità.
This is incredible. Catholics and Protestants are quite literally marching shoulder to shoulder in Belfast, Northern Ireland as they demand an end to Mass Immigration.
When these two communities are putting their differences aside and coming together, you know you’ve messed up. pic.twitter.com/L5asPGpQkn
— Cillian (@CilComLFC) August 3, 2024
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