Tutte le giravolte politiche di Kamala Harris
Non è una novità che, come vicepresidente, Kamala Harris si sia rivelata piuttosto impalpabile. Non è mai stata infatti decisiva né in politica estera né in politica interna. Al contrario, l’attuale candidata dem sembra più esperta in un’altra materia: le giravolte politiche. Un elemento, questo, che potrebbe crearle dei problemi nel prosieguo della campagna elettorale. Riassumiamo di seguito i principali voltafaccia di cui la vicepresidente si è resa protagonista.
Fracking
“Non c'è dubbio, sono a favore del divieto del fracking”, dichiarò la Harris a settembre 2019, mentre era ancora candidata alla nomination presidenziale dem del 2020. Una posizione che, negli scorsi giorni, la vicepresidente ha platealmente abbandonato. Il suo team elettorale ha infatti reso noto che la diretta interessata non è più a favore del divieto di questa controversa pratica. È chiaro come, con un simile voltafaccia, la Harris punti ad accattivarsi le simpatie dei colletti blu della Pennsylvania: Stato in cui l’uso del fracking è particolarmente diffuso. Dall’altra parte, questo cambiamento repentino potrebbe irritare gli ambientalisti, che rappresentarono un pilastro della coalizione elettorale dem del 2020.
Sanità
Il team della Harris, negli scorsi giorni, ha riferito che l’attuale candidata dem non sostiene più l’assistenza sanitaria universale: una proposta che, al contrario, aveva portato avanti durante la campagna per le primarie democratiche del 2020. In un primo momento, da senatrice, sponsorizzò Medicare for all: il piano di Bernie Sanders, che poneva completamente fine alle assicurazioni sanitarie private. Poi, nel corso della sua prima campagna presidenziale, avanzò una proposta che cercava di armonizzare Medicare for all con i privati: una posizione, questa, che, all'epoca, irritò notevolmente le galassie progressiste americane.
Conflitto israeliano-palestinese
Nel settembre 2021, la Harris fece finta di nulla quando una studentessa, davanti a lei, accusò esplicitamente Israele di “genocidio etnico”. Pochi giorni fa, la vicepresidente ha detto che lo Stato ebraico ha il diritto di difendersi da Hezbollah. Eppure, lo scorso 24 luglio, non aveva preso parte al discorso tenuto da Benjamin Netanyahu al Congresso americano. Un'assenza che ha fatto molto discutere.
Lotta al crimine
La campagna della Harris sta facendo molto leva sulla sua pregressa attività come procuratrice generale della California e come procuratrice distrettuale di San Francisco: l’idea è quella di presentare la candidata come particolarmente ferrata nel contrasto alla criminalità, rimarcando al contempo la condanna penale che Donald Trump ha subito a maggio. Eppure, quattro anni fa, la Harris si mostrò favorevole al controverso movimento radicale che invocava il taglio dei fondi alla polizia. “Tutto questo movimento riguarda il dire giustamente che dobbiamo dare un'occhiata a questi bilanci e capire se riflettono le giuste priorità”, dichiarò a giugno 2020, per poi proseguire, affermando che le città americane stavano “militarizzando la polizia” e “tagliando i fondi alle scuole pubbliche”. Poi, a ottobre di quello stesso anno, fece marcia indietro, dichiarando di non sostenere il movimento “Defund the police”.
Pena di morte
Nel 2004, da procuratrice distrettuale, la Harris si rifiutò di chiedere la pena di morte per l’uomo che aveva assassinato l’agente di polizia Isaac Espinoza. Tuttavia, secondo Politico, anni dopo, da procuratrice generale della California, non sostenne due iniziative referendarie contro la pena capitale. Nel 2019, da candidata presidenziale, invocò invece l’abolizione della pena di morte a livello federale.
Immigrazione
“Trump sta tentando di perseguire rimpatri di massa, negando agli immigrati l’accesso a un avvocato o a un giudice. È vile, pericoloso e deve essere fermato”, dichiarò la Harris nel luglio 2019. Una linea aperturista, che fu da lei rinnegata nel giugno 2021, quando – da vicepresidente – tenne un discorso a Città del Guatemala. “Voglio essere chiara con le persone di questa regione che stanno pensando di fare quel pericoloso viaggio verso il confine tra Stati Uniti e Messico: non venite. Non venite”, disse, per poi aggiungere: “Gli Stati Uniti continueranno a far rispettare le nostre leggi e a proteggere i nostri confini”.
Rapporti con Joe Biden
Nell’aprile 2019, la Harris disse di credere alle donne che avevano accusato Biden di comportamenti inappropriati nei loro confronti. Nel giugno successivo, criticò inoltre Biden per i buoni rapporti che lui stesso aveva rivendicato di aver avuto, in passato, con alcuni senatori dem segregazionisti. Eppure, appena un anno dopo, accettò di divenire sua running mate.