Quell’oro nel kayak che parla di Ivrea. Così, in città, si seguono gli atleti
Ivrea. Preparativi in corso per la prova della coppa del mondo di canoa a Ivrea dal 12 al 15 settembre, ma in questo momento sguardo fisso sulle Olimpiadi di Parigi. E che Olimpiadi. Dietro l’oro nel canoa kayak di Giovanni De Gennaro, allenato da Daniele Molmenti, c’è un pezzo importante di Ivrea e non solo perché l’atleta ha abitato diversi anni in città e ha compiuto la sua maturazione tecnica sulle acque della Dora. A Parigi, in questi giorni, ci sono anche Carlo Martinelli Pecco, medico fisiatra e osteopata e Fabrizio Portonaro entrambi canavesani (di Borgofranco e Candia). Hanno fatto capolino, qua e là, accanto al campione, nei racconti social delle giornate degli atleti.
Compone lo staff medico anche Daniela Capra, medico dello sport, specialista in nutrizione che, però, non è a Parigi perché, pur seguendo gli atleti della federazione italiana di canoa, il team medico per le Olimpiadi funziona organizzativamente in maniera diversa.
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Alla vigilia della partenza per Parigi, Martinelli Pecco e Portonaro, hanno raccontano come, a Ivrea, lavori lo staff che segue i canoisti. «Il nostro impegno qui comincia nel 2017, quando la direzione tecnica della nazionale ci coinvolse nel progetto finalizzato a seguire gli atleti alle Olimpiadi di Tokyo e da lì la collaborazione è continuata», spiega Portonaro. Il gruppo segue tutte le tappe di Coppa del mondo, europei e mondiali. Nel 2024, niente mondiali perché è l’anno delle Olimpiadi. «Il nostro ruolo – sottolinea – è quello di controllare gli atleti, fare in modo che stiano bene fisicamente tramite controlli posturali, interventi diretti per risolvere le criticità». Il lavoro è d’èquipe, con i preparatori atletici e i tecnici. «In estrema sintesi - chiarisce Portonaro – si potrebbe dire che il nostro ruolo è di essere una parte del team che opera affinché le prestazioni dei ragazzi siano sempre al massimo livello».
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«Quando Ivrea è diventata centro federale – spiega Carlo Martinelli Pecco – è è stato cercato un staff sul posto. Ci occupiamo della gestione dell’atleta da un punto di vista preventivo. Ci occupiamo della parte traumatologica sportiva. Valutiamo gli atleti a 360 gradi, muscolarmente, fisicamente, articolarmente, vediamo se ci sono degli scompensi e quindi ci integriamo e confrontiamo con allenatore e preparatore per andare a compensare il gruppo muscolare deficitario». Il pool di osteopati che segue le trasferte è organizzato da Ivrea. Per dare un’idea, le trasferte complessivamente sono dai 120 ai 130 giorni l’anno e nel gruppo di osteopati necessariamente ci si alterna». Va detto che, attraverso le loro attività tutto l’anno, Martinelli Pecco e Portonaro lavorano su sport e riabilitazioni. «Però con questi sportivi di alto livello è un’altra cosa – sottolinea Martinelli Pecco -. Anche noi abbiamo maturato una competenza di otto anni, fatto tantissimi incontri con Molmenti e i preparatori atletici del Coni. Ogni anno, anche noi andiamo al Coni per dei test neurofisiologici per gli allenamenti. Si svolge tutto in maniera molto scientifica. Del resto, stiamo parlando di discipline dove si vince o si perde per un centesimo e con moltissime variabili legate all’acqua». Senza contare che, nel tempo, con gli atleti si è creato un bel legame. «Sono atleti ed atlete forti e bravissime persone - sottolineano –. È un mondo che ci è piaciuto moltissimo. La canoa è uno sport intenso, di fatica e sofferenza e quando ci sono le gare siamo emozionati come se fossero i nostri figli».
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Daniela Capra è il medico della nazionale di canoa slalom, si occupa a 360 gradi della salute degli atleti anche con riferimento alla prevenzione e alla nutrizione. È di Torino e il suo incontro con la canoa e con Ivrea lo racconta così, specificando che davvero le cose a volte accadono un po’ per caso. «Era il 2004 o il 2005 e allora mi occupavo di antidoping - racconta – venni inviata a Ivrea in occasione di una gara per i controlli. In quell’occasione conobbi Marco Caldera (eporediese, ex atleta azzurro per anni del nello staff tecnico federale, scomparso nel 2017, ndr). Un paio di anni dopo mi chiamò e mi chiese di entrare in nazionale. Era rimasto incuriosito dal mio profilo professionale, avevamo conoscenze in comune. Io, allora, della canoa non sapevo nulla. E devo dire che la canoa mi ha stregata: mi piace le vita di squadra, stare con i giovani». «Da allora - continua – ci sono stata alcune pause, in cui, però ho continuato a seguire degli atleti, in particolare il nostro direttore tecnico Daniele Molmenti». Con Molmenti alla direzione tecnica, Daniela Capra è tornata a lavorare con la nazionale: «Sono otto anni che sono il medico della squadra». Il lavoro è a 360 gradi: «Gestiamo quando ci sono i problemi che possono accadere (dalla febbre al rush cutaneo, per capirci) tenendo conto di gare e allenamenti e poi c’è tutto il discorso nutrizionale».
Quanto conta la nutrizione? «Tantissimo. C’è un piano alimentare per ciascuno, in base alle proprie caratteristiche e alla tipologia di allenamento o gara. E poi c’è l’aspetto formativo: lavoriamo già con i più piccoli per far comprendere l’importanza dell’alimentazione e dare loro degli strumenti. Abbiamo condotto esperienze con i giovanissimi molto interessanti, partendo proprio dal fare la spesa e preparare autonomamente i pasti bilanciati e gli spuntini».