Les italiens de Paris, i sognatori svegli trasferiscono sulla tela i lati oscuri dell’anima
Li chiamavano “Les italiens de Paris”, erano un gruppo di artisti giunti nella capitale francese nei primi anni dello scorso secolo insieme a tanti altri “spiriti inquieti, anime tormentate, disillusi o illuminati o blasés di ogni genere e natura” come ebbe ad affermare uno di loro, giunto alla pittura dopo una laurea in fisica conseguita all’Università di Palermo. Renato Paresce, questo il nome del fisico nonché scrittore e giornalista, arriva nella Ville Lumière nel 1912 e il suo nome diventa immediatamente “Renè”; prima di lui Gino Severini vi si era stabilito nel 1906, Giorgio de Chirico vi giunge una prima volta nel 1911 per poi tornarvi nel ‘24; suo fratello Andrea che sia come scrittore sia come pittore si sarebbe firmato “Alberto Savinio”, vi soggiorna nel 1910 e nel 1926; Mario Tozzi e Massimo Campigli sopraggiungono nel 1919, Filippo De Pisis nel ‘25.
I componenti del “Gruppo dei sette” iniziano ad esporre insieme le loro opere nel 1928, sostenuti dal critico Waldemar George, inserendosi nel clima del cosiddetto “ritorno all’ordine”. Pur nelle loro diverse sensibilità e con un occhio rivolto alla lezione di Cézanne piuttosto che a quanto stava realizzando in quegli stessi anni Picasso, si riallacciano al linguaggio della tradizione pittorica italiana del passato dando luogo ad atmosfere stranianti, talvolta oniriche, talvolta fiabesche, surreali, neometafisiche.
A questi artisti, alla loro pittura, è dedicata una mostra, appena inaugurata e aperta fino al 15 settembre, alla Galleria Farsettiarte di Cortina d’Ampezzo che quest’anno festeggia 60 anni di attività nella cittadina delle Dolomiti. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Museo delle Regole di Cortina che celebra invece i 50 anni della Collezione Rimoldi. Se infatti l’arte del Novecento italiano è da considerarsi la cifra distintiva della galleria che ha la sua sede principale a Prato e uno spazio anche a Milano, gli autori protagonisti dell’esposizione intitolata proprio “Les italiens de Paris” occupano una parte importante pure all’interno della collezione appartenuta a Mario Rimoldi, poi donata alla città.
In un percorso che si concentra negli spazi di Farsettiarte per completarsi al Museo d’arte moderna “Mario Rimoldi” in Ciasa de ra Regoles, viene allora proposta una significativa selezione di dipinti di questi autori che George aveva definito “Sognatori svegli”, per quella sorta di nostalgia e di sottile malinconia percepibili nei loro paesaggi, nei loro volti ritratti, nelle loro stesse nature morte.
Campigli guarda all’arte degli antichi etruschi per dare ai suoi personaggi quella dimensione mitica che ha in sé un’idea di quotidianità e di eternità. De Chirico popola i suoi dipinti di gladiatori, cavalli, figure alla ricerca di un proprio destino, di una propria identità tra frammenti di classicità. Suo fratello Savinio gioca con forme e colori, con personaggi che assomigliano a dei robot, omaggiando i maestri del Rinascimento e alludendo a futuri improbabili.
Paresce rievoca la pittura di Giotto alla luce del cubismo, sommando le sue architetture e quasi incastrando le sue figure nell’invenzione di un mondo tutto suo che sa di “realismo magico”. De Pisis nelle sue nature morte come nei suoi ritratti d’ambiente, di interni ed esterni, adotta una pittura fatta di pennellate leggere e veloci, capaci di comunicare “l’intima vitalità delle cose”. Severini, dopo i furori futuristi, si riappropria della forma elaborando più pacate composizioni in cui qua e là compare ancora il mito della Grecia antica. Infine Tozzi crea dipinti attentamente studiati nella misurazione dello spazio e nella plasticità delle figure immobili e monumentali insieme, ma pure lui come gli altri, tradisce inquietudini e turbamenti tutti contemporanei, sentimenti come sospesi tra desiderio e disinganno.
Un approfondito catalogo, a cura di Rachele Ferrario, arricchisce la rassegna.