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Август
2024

Peste suina pure a S. Cristina quarto focolaio in provincia

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SANTA CRISTINA. È in un allevamento di Santa Cristina il quarto focolaio di peste suina africana individuato nel giro di una settimana in provincia di Pavia dopo Torrevecchia Pia, Mortara e Gambolò. Atri quattro sono stati accertati nel Milanese, a Besate e Vernate, in Piemonte, a Trecate, e in Emilia Romagna, a Ponte Dell’Olio.

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Sono circa 700 i capi dell’allevamento suinicolo che si trova a Santa Cristina, non molto distante da Miradolo, per i quali sono già partite le operazioni di abbattimento che, in quest’ultima ondata di contagi, ha coinvolto complessivamente 13489 maiali.

NUOVI PROVVEDIMENTI

Insomma, il virus continua a dilagare in modo preoccupante, tanto che ora si attende una nuova stretta da parte della Commissione europea che probabilmente rivedrà le zone di restrizione per bloccare la movimentazione dei suini. «Aspettiamo la pubblicazione delle nuove zone di restrizione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, ma è quasi certo che il territorio del Pavese, con i nuovi casi riscontrati negli ultimi giorni, passerà in zona infetta, con gravi ripercussioni per gli allevatori, oltre che per la caccia – spiega Felice Novazzi, veterinario e presidente dell’Atc 3 -. È chiaro che le movimentazioni saranno completamente bloccate. La situazione è drammatica».

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Resta da capire quali siano le cause che abbiano portato alla propagazione della Psa. «L’allevamento di Santa Cristina ha adottato tutte le misure di biosicurezza – fa sapere Novazzi – è quindi molto probabile che l’introduzione del virus non dipenda dai cinghiali, ma da altri vettori».

I DANNI

Stando ad indiscrezioni, in seguito agli sviluppi delle indagini epidemiologiche e agli approfondimenti in carico all’autorità giudiziaria, che si sta occupando di questa nuova ondata di contagi, la regione Lombardia sta anche valutando l’opportunità di imputare i danni sanitari ed economici a coloro che vengano ritenuti responsabili della diffusione della malattia o che, in qualche modo, abbiano ostacolato o ritardato le azioni finalizzate a contrastare la diffusione del virus. L’indagine epidemiologica è stata effettuata da Dipartimento veterinario di Ats, dall’Unità operativa veterinaria della Regione e dall’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna ed è fondamentale per capire come sia avvenuto il contagio che può verificarsi attraverso il contatto diretto con animali malati o tramite alimenti di origine suina oppure attraverso l’uomo con la contaminazione di automezzi aziendali, attrezzature, cibo di origine o contenete carne di maiale.

L’Unità operativa veterinaria di Regione Lombardia, diretta da Marco Farioli, nei giorni scorsi aveva deciso di rafforzare ulteriormente regole già ferree in una provincia blindata dall’agosto 2023. Sono infatti state istituite le aree di protezione e sorveglianza. Quella di protezione riguarda i Comuni in un raggio di tre chilometri dai luoghi del focolaio. La zona di sorveglianza comprende i centri entro 10 chilometri dagli allevamenti in cui sono stati riscontrati casi di Peste suina africana e prevede lo stop della movimentazione dei suini, fatta eccezione se inviati direttamente ai macelli designati.Stefania Prato