Il de profundis dell’informazione cartacea italiana
Le edicole che chiudono una dietro l’altra sono l’emblema della crisi della carta stampata italiana. I cittadini, infatti, non comprano più le copie cartacee dei quotidiani e i dati delle vendite sono in continuo calo da diversi anni. Ma è tutta l’informazione a essere vittima del disinteresse da parte del pubblico, perché non c’è solamente la copia fisica di un giornale a non essere più acquistata, ma anche le visualizzazioni delle notizie attraverso i portali online non gode di buona salute.
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I dati raccolti da Agcom nel suo “Osservatorio sulle Comunicazioni“, relativo al primo trimestre del 2024, conferma la tendenza di mercato: sempre meno italiani acquistano copie cartacee dei principali quotidiani:
«In media, nel periodo gennaio-marzo 2024 giornalmente, sono state vendute 1,32 milioni di copie, in flessione su base annua del 9,1% e del 31,8% rispetto al 2020. Suddividendo la distribuzione tra testate nazionali e locali, con riferimento all’intero periodo analizzato (2020-2024), le vendite si sono ridotte in misura equivalente (31,7% le prime e 31,9% le seconde), mentre nel confronto con il primo trimestre 2023 i quotidiani locali hanno registrato una riduzione leggermente maggiore rispetto a quelli nazionali (-9,7% vs -8,6%). Le copie vendute giornalmente in formato cartaceo (1,13 milioni) su base annua si sono ridotte del 9,3% (risultavano pari a 1,24 milioni nel 2023) e del 35,4% rispetto al 2020 (quando ne venivano vendute giornalmente 1,75 milioni di copie)».
Abbiamo, dunque, un calo su tutti i fronti. E l’emorragia di copie cartacee vendute nelle edicole non è tamponata dagli abbonamenti alle copie digitali, diminuite rispetto agli anni scorsi e tornate ai valori del 2020.
Un de profundis di cui si erano messi in evidenza i primi sintomi nel corso degli ultimi anni. Complici i social network, ma anche i quotidiani – e l’informazione in senso generale – ha delle responsabilità se non vengono più considerati affidabili dai lettori italiani.
Crisi carta stampata, i dati dell’Osservatorio Agcom
Come detto, le copie digitali dei quotidiani cartacei non riescono a sopperire alle mancate vendite nelle edicole. Il valore è in calo rispetto agli ultimi anni, e sono pochissime le testate ad avere un numero “accettabile” di abbonati:
«I quotidiani venduti in formato digitale continuano a non incontrare il favore del mercato: non hanno registrato variazioni di particolare rilievo su base annua, e con una media di circa 190 mila copie giornaliere nel 2024 la crescita è pari all’1,7% nell’intero periodo. La vendita di copie digitali è maggiormente concentrata rispetto a quella cartacea: nel 2024 le prime cinque testate del segmento digitale (“Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “Il Sole 24Ore”, “Il Fatto quotidiano” e “La Stampa”), infatti, rappresentano il 60,2% delle copie complessivamente vendute. Il corrispondente valore per la versione cartacea (in questo caso i primi cinque quotidiani sono il “Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “La Gazzetta dello Sport”, “La Stampa” e “Avvenire”) è invece pari al 33,8%».
La crisi della carta stampata in Italia è in questi numeri. Dati che proseguono lungo una retta che punta vertiginosamente verso il basso. Da anni.
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