Olimpiadi, i promossi e bocciati dell’Italia: Jacobs inorgoglisce, il fioretto vive di ricordi
PROMOSSI
Massimo Spinella (tiro a segno): da outsider raggiunge una difficilissima finale nella pistola automatica da 25 metri, dove saranno presenti appena sei tiratori. A questo punto non ha nulla da perdere, e questo può anche rivelarsi un vantaggio: deve provarci sino in fondo.
Mauro Nespoli (tiro con l’arco): approda ai quarti di finale, poi sogna a lungo contro il fenomeno coreano Wooseok Lee, arrendendosi infine per 6-4. Tenere una media di 9,467 non è bastato all’azzurro.
Alice D’Amato (ginnastica artistica): per salire sul podio alle parallele sarebbe servito il 14.800 che aveva ottenuto nel corso della finale all-around. Il bronzo è sfumato per soli 67 millesimi, ma resta una Olimpiade strepitosa per la ligure. Sarebbe bello se a Los Angeles 2028 potesse tornare a gareggiare insieme alla gemella Asia, qui assente a causa di un grave infortunio.
Sara Errani/Jasmine Paolini (tennis): epocali, un esempio da seguire. Hanno iniziato a giocare in doppio insieme nel 2023, con il dichiarato intento di partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024. Sembrava un sogno ardito, invece hanno avuto ragione loro. Mai il tennis italiano aveva vinto un oro ai Giochi. Per Jasmine è la giusta apoteosi dopo le finali raggiunte a Roland Garros e Wimbledon; per Sarita la degna consacrazione di una carriera straordinaria, con il guizzo più atteso giunto a 37 anni. Quando abnegazione e forza di volontà travalicano il tempo.
Gregorio Paltrinieri (nuoto): disputa una delle migliori gare della carriera a quasi 30 anni, batte il favorito irlandese Wiffen, ma un po’ a sorpresa l’americano Fink risulta inarrivabile, a tal punto da migliore l’ormai storico record del mondo di Sun Yang. Il carpigiano si è presentato a questi Giochi in condizioni di forma straordinarie. L’incognita è se, alla sua età, recupererà a sufficienza per essere protagonista anche in acque libere nella Senna.
Marcell Jacobs (atletica): la miglior gara non solo della stagione, ma dell’ultimo triennio proprio nel momento più importante. Corre un sontuoso 9″85, dimostrando la pasta purissima di un fuoriclasse che ha portato l’Italia in una galassia sconosciuta sino a prima di Tokyo 2020. Da campione olimpico abdica con un 5° posto onorevole. E di sicuro non finisce qui. Nella finale più attesa dell’Olimpiade, tra schegge americane e giamaicane, era rappresentato ancora una volta anche il nostro Paese grazie ad un campione che ci inorgoglisce.
BOCCIATI
Elisa Longo Borghini (ciclismo): dopo i bronzi di Rio 2016 e Tokyo 2020, oggi le sono mancate completamente le gambe quando la corsa si è infiammata nel finale. Era stata abile ad inserirsi nella fuga giusta, poi ha palesato una condizione non ottimale. Un peccato, perché lo strappo in pavé di Montmartre era assolutamente favorevole alle sue caratteristiche. Forse è arrivata ai Giochi un po’ scarica dopo le fatiche del Giro d’Italia che ha vinto.
Fioretto italiano (scherma): non è una bocciatura per la squadra maschile, comunque capace di portare a casa l’argento questa sera. Quello che vogliamo constatare è il fatto che la scuola italiana non sia oramai più quella di riferimento. E non da oggi, ma da anni! L’errore è quello di continuare a vivere di ricordi ed anche il ritorno del ‘guru’ Stefano Cerioni non ha riportato un oro che ormai manca dal 2016, quando ad imporsi fu Daniele Garozzo. Ci si potrà anche aggrappare ai torti arbitrali, ma ciò che verrà consegnato ai posteri è il verdetto finale. E nell’albo d’oro l’Italia ormai non compare più da due edizioni consecutive dei Giochi.