“La Gen Z non ha più un rapporto con i nonni, dicono di non aver tempo da dedicare a loro”: cambiano i rapporti all’interno delle famiglie
Una volta i nonni erano considerati il faro delle famiglie, quelli da cui rifugiarsi per un consiglio, una coccola, quelli considerati più affidabili e discreti degli stessi genitori. Ma gli anni passano, le società cambiano così come le dinamiche familiari. Da un sondaggio condotto da Carewell e pubblicato da Fortune.com in America tra i nati tra il 1997 e il 2012, emergono numeri chiari: “La Gen Z non ha più un rapporto con i nonni, solo il 18% dichiara di avere una relazione stretta con loro”. Dai dati emerge che “solo il 18% della Generazione Z afferma di avere una relazione forte con i nonni rispetto al 32% dei Millennial e al 41% della Generazione X. Quasi la metà, il 45%, degli intervistati totali, chiama i nonni settimanalmente, il 30% li chiama mensilmente, il 7% li chiama annualmente e l’11% non li chiama mai”.
L’allontanamento è dovuto “alla mancanza di tempo: il 57% degli intervistati dichiara di non avere abbastanza tempo libero per chiamare i nonni mentre il 45% dà la colpa agli orari che non combaciano”.
L’attore, regista teatrale e conduttore Vittorio Vaccaro, autore del libro “La cucina è il teatro della vita”, a Il Messaggero ha commentato: “I genitori possono fare molto per aiutare i nonni a passare del tempo e a rimanere in contatto coi nipoti anche quando questi ultimi diventano più grandi. I nonni sono una fonte di supporto emotivo, consigli saggi e nuove esperienze per i nipoti che a loro volta possono aiutare i nonni a sentirsi utili e apprezzati. Ci sono casi in cui i nonni sono lontani e la tecnologia è indispensabili per mantenere i rapporti quando, invece, i nonni sono vicini non bisogna commettere l’errore di considerarli dei baby-sitter a cui affidare i figli quando abbiamo altri impegni. I nonni sono figure affettive fondamentali nella vita dei bambini e dei ragazzi per questo favorire i momenti insieme può portare benefici all’intera famiglia”.
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