“Reitano who? Non conosco nessun Reitano”: Paul McCartney negò di conoscere il cantante calabrese ma ecco come stavano le cose
Era amico dei Beatles, giocava a pallone con Celentano, aveva coltivato un rapporto speciale con Morandi e Ranieri. È un Mino Reitano per molti versi inedito quello che emerge dalle parole e dagli aneddoti messi in fila da sua figlia Giuseppina, che si occupa di custodire l’eredità artistica del padre insieme alla madre Patrizia e alla sorella Grazia Benedetta. A quindici anni di distanza dalla morte, il loro obiettivo è tenere vivo il ricordo del popolare – anzi, fieramente nazionalpopolare – cantante calabrese (scomparso nel 2009 ad appena 64 anni a causa di un tumore all’intestino), punzecchiato dalla critica ma molto amato dal pubblico.
L’AMICIZIA TRA MINO REITANO E I BEATLES NON È UNA LEGGENDA
In una lunga intervista al Corriere della Sera, Giuseppina Reitano apre il cassetto dei ricordi e racconta come nacque l’amicizia tra il padre Mino e i Beatles. “Papà aveva un bellissimo rapporto con i Beatles non ancora famosi. Suonavano negli stessi locali di Amburgo”, spiega, precisando che all’epoca i Beatles non si chiamavano ancora Beatles. Siamo agli inizi degli anni ’60, Pete Best suonava la batteria (poi sostituito da Ringo Starr), e quando trent’anni dopo – nel 1988 – Paul McCartney arrivò come super ospite a Sanremo e gli venne annunciato che c’era in gara anche una sua vecchia conoscenza, Mino Reitano, lui non lo riconobbe. “Reitano who? Non conosco nessun Reitano”, rispose Paul. “Poi l’equivoco fu chiarito. Reitano si esibiva con lo pseudonimo di Benjamin. All’inizio partì da solo per la Germania, poi fu raggiunto dai fratelli. Benjamin and his brothers. A Harrison, Paul, Lennon, il nome Mino Reitano non diceva nulla. Lo chiamavano Benjamin. Beniamino”.
L’AMICIZIA CON MORANDI E LE PARTITE DI PALLONE CON CELENTANO
A proposito di amicizie, Reitano aveva saputo coltivare rapporti solidi coi colleghi, che poi sono durati per decenni. In particolare, con Gianni Morandi e con Massimo Ranieri, con cui si sentiva spesso, una sintonia artistica e privata che si era consolidata tra “Canzonissima, Sanremo, Cantagiro. Serate, tv. C’era un clima di euforia creativa”, ricorda la figlia. Ma un legame speciale c’era anche con Adriano Celentano: “Adriano veniva per giocare a pallone nel nostro campo di calcio. A sorpresa è arrivato al funerale con Claudia Mori. Del resto, era facile diventare suoi amici. Dolce, affabile, simpatico, non sgomitava. I colleghi amavano stare con lui”.
LE CRITICHE, LE PRESE IN GIRO E LE DELUSIONI
Il carattere affabile e la generosità non hanno però reso Mino Reitano immune dalle critiche, anche spietate. “Forse proprio per la sua bontà. Un ragazzo semplice che però aveva tanto da comunicare a livello vocale e di composizione. Questa sua normalità fornì lo spunto a qualcuno per prenderlo in giro. E lui rispondeva creando grande musica fino alla fine”, ricorda con una punta di amaro Giuseppina. La critica lo attaccava spesso, per il suo essere “troppo” nazionalpopolare e finì nel mirino per la canzone Italia: “L’unica canzone che lo vede solo interprete. Il testo e la musica sono di Umberto Balsamo. Lui ha pagato lo scotto di essere un cantante nazionalpopolare. Consapevolmente”. E non sono mancate le delusioni, sempre celate e vissute con grande pudore, anche nell’ultimo periodo della sua vita: “Qualcosa o qualcuno lo avevano deluso. Lui era molto generoso nell’amore, nei sentimenti. Probabilmente non era stato sempre ricambiato. Ma si teneva sempre tutto dentro”.
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