Alice D’Amato, dall’infortunio che poteva chiudere la carriera all’apoteosi olimpica: per Asia e papà Massimo
Alice D’Amato aveva rischiato seriamente di dover interrompere la propria carriera agonistica a causa di un in grave infortunio accusato da adolescente: nel 2016, quando aveva soltanto 13 anni ed era alla sua seconda stagione da junior, si ruppe il legamento crociato e dovette sottoporsi a un complicato intervento chirurgico. Il racconto di quel viaggio verso l’Austria ha sempre suscitato grande effetto, lo aveva ben raccontato Folco Donati, Presidente della Brixia Brescia, il 13 aprile 2019:
“Ce l’ho in mente come fosse ieri. Faceva un caldo bestiale! Era il 27 agosto del 2016. Siamo partiti io, tu e la tua mamma. Abbiamo caricato l’auto e ci siamo messi in moto: destinazione Linz, in Austria, dove in una clinica privata austriaca il professor Barthofer ci stava aspettando. Il tuo ginocchio a pezzi attendeva di essere rimesso in sesto, ma senza nessuna vera certezza che il legamento crociato infortunato potesse essere recuperato. La tua giovane età sconsigliava tale tipo di operazione, tant’è che in Italia nessun medico si era reso disponibile all’intervento. Me la ricordo benissimo la tua faccia, la tua espressione da scricciolo impaurito. Ci ricordiamo anche l’improbabile valigia rosa di tua mamma vero Alice? Pesantissima quasi da non poter essere trasportata perché ricolma di coca cola, come se dovessimo fare una trasferta nel deserto e non nella città che si affaccia sul Danubio“.
Il racconto proseguiva: “[…] Clinica bellissima, personale gentilissimo e l’incontro molto positivo e rassicurante con il professor Barthofer. Abituato ad operare gli sciatori della nazionale austriaca di sci, il sorridente medico austriaco ci aveva rassicurato sulla tua operazione ed era certo che tutto sarebbe andato per il meglio. Io ti ho vista abbastanza serena, tua mamma Elena lo era un po’ di meno, ma fra una coca cola e l’altra e mille domande, si era un po’ tranquillizzata. Il giorno dopo, puntuale come un orologio svizzero, l’intervento. Riuscito alla perfezione come il dottor Barthofer e la schiera di suoi collaboratori ci hanno confermato attorno al tuo letto non appena ti sei svegliata dall’anestesia. Il giorno dopo, ingabbiata la gamba in un fantascientifico tutore, siamo addirittura riusciti a ripartire. Ricaricata anche la valigia pink di mamma Elena, fortunatamente un po’ più leggera, siamo tornati a Brescia. Ed è cominciato il tuo lungo calvario. In palestra, tu immobilizzata vedevi tua sorella e le tue compagne progredire, imparare cose nuove e tu bloccata dal tuo gambone potevi solo masticare amaro. Ma non ti sei mai arresa. Mai“.
Una storia di vera caparbietà, anche perché sono poi arrivati nuovi problemi fisici: “Le settimane sono finalmente passate, i controlli sul ginocchio erano straordinariamente positivi e poco a poco, seppur sempre di ricorsa, hai ricominciato a tornare su buoni livelli. Ma siccome la fortuna è cieca […] ti ferma un nuovo infortunio. Frattura del malleolo. Altre settimane di stop, dolore, passione e delusione. Le altre tue “colleghe” scappano di nuovo via. Tu le guardi da lontano, le vedi volare ed anche se lo sguardo è quello di un uccellino che vorrebbe anch’esso volare ed è invece fermo a terra, non molli. La lunga fisioterapia, la lunga ripresa, ma alla fine vinci tu. Vince la tua tenacia, vince la tua voglia di rivincita. Sei tornata più forte di prima e di questo vado fiero, perché queste parole te le dissi prima di entrare in sala operatoria a Linz, ed anche se stanco per aver trasportato la pesantissima valigia rosa di tua mamma, ero abbastanza lucido per sapere che davvero ce l’avresti fatta. Non era una frase di circostanza“. Un lungo cammino chiuso con il bronzo alle parallele agli Europei 2019: “Così è stato. Sono stati giorni, mesi, anni duri, ma ce l’hai fatta. E questa medaglia, questa rivincita è tutta tua. Io, noi, gli altri ti abbiamo solo aiutato a realizzare i tuoi sogni e l’abbiamo fatto senza nessuna fatica perché gli sforzi che si compiono per le persone belle come sei tu, non costano mai fatica. Ti voglio bene e ti ringrazio per avermi fatto piangere ancora una volta”.
Si temeva che l’avventura della genovese nell’universo della ginnastica artistica fosse finita, invece è emersa tutta la caparbietà di una ragazza che ad appena dodici anni ha lasciato la famiglia nel capoluogo ligure per trasferirsi a Brescia insieme alla gemella Asia, con l’obiettivo di diventare grande nell’universo della Polvere di Magnesio. Ha superato quell’enorme momento di difficoltà, è tornata ha iniziato a ingranare, ma poi una frattura al malleolo l’ha fermata nuovamente a inizio del 2018, anno in cui trionfò con la squadra under 16 agli Europei di categoria.
Grande lo è diventata per davvero, entrando di diritto nell’elite dell’artistica italiana all-time. Due volte Campionessa d’Europa alle parallele asimmetriche (2023 e 2024) e due volte trionfatrice con la squadra nella rassegna continentale (2022 e 2024), due volte medagliata nel concorso generale individuale agli Europei (bronzo nel 2023 e argento nel 2024), bronzo nel team event ai Mondiali 2019 e ora la grande apoteosi alle Olimpiadi di Parigi 2024: argento con la squadra, sul secondo gradino del podio insieme alle compagne a distanza di 96 anni dall’unica gioia a cinque cerchi per il Bel Paese.
Dopo aver conquistato la qualificazione a tre finali di specialità ai Giochi, impresa mai riuscita da un’italiana in un secolo di storia (nemmeno Vanessa Ferrari si è spinta a tanto). Siamo al cospetto di un autentico portento, con già due partecipazioni alle Olimpiadi e che può continuare a stupire tra all-around, parallele, trave e corpo libero nei prossimi giorni nella capitale francese. Tutto da dedicare alla gemella Asia (assente a Parigi a causa dell’infortunio rimediato in primavera agli Europei) e al compianto papà Massimo che ci ha lasciato troppo presto: sarà così orgoglioso delle sue ragazze, seguite con amore e affetto fin dai primi passi, avrebbe meritato di ammirare i più bei successi delle loro splendide carriere.