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Июль
2024

Una nuova vita iniziata dalla lavanda Così è nata Cascina Boita ad Albiano

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Albiano d’Ivrea

La voglia di cambiare vita, di passare più tempo con la propria famiglia e di stare a contatto con la natura, puntando su prodotti biologici, quelli del territorio, e più innovativi, come i campi di lavanda da cui ricavare un prezioso olio e altri prodotti alimentari.

L’azienda agricola Cascina Boita, di Albiano d’Ivrea, è nata nel 2020, appena prima della pandemia. A gestirla è Chiara Tosi, classe 1982, con l’aiuto della sua famiglia. Tosi ha deciso di aprire l’azienda dopo un periodo di crisi nella sua vita lavorativa: lavorava in un ufficio come addetta alle vendite. Mamma di due ragazze di 11 e 13 anni, grazie al nuovo lavoro riesce a dedicare loro più tempo. A portarla verso questa scelta è stata la sua passione per la terra, forse già presente in lei geneticamente: i suoi nonni erano contadini, la famiglia possedeva già qualche terreno. La caratteristica che rende l’azienda unica è la coltivazione della lavanda, che oltre a essere presente all’interno di oli, è protagonista di un’intera linea alimentare. La lavanda è stata il punto di partenza, poi sono arrivate anche le coltivazioni di ortaggi.

È stato difficile mettere in piedi un’azienda dopo un precedente lavoro d’ufficio?

«Sicuramente, ho mollato tutto dopo una crisi dell’azienda in cui lavoravo. Non è stata una scelta semplice, mi sono ripresa dalla crisi per poi rialzarmi e provarci. La mia famiglia aveva già dei campi, quindi un minimo di base su cui costruire il mio progetto c’era. È stato molto difficile in un primo momento conoscere le varietà delle verdure, come trattarle e come lavorare i terreni. Abbiamo di recente partecipato a un bando con la regione Piemonte e siamo riusciti ad ottenere un mezzo e alcuni materiali nuovi tra cui le serre, che quest’anno stanno dando belle soddisfazioni. Nel mentre siamo entrati anche nell’associazione dei Antichi mais piemontesi grazie all’adozione di due varietà che cerchiamo di preservare dagli ibridi: il Pignoletto rosso e il Nostrano isola. Siamo anche parte del Distretto del cibo e del vino».

Quali prodotti proponete? «Tra i nostri prodotti abbiamo biscotti, crackers e grissini, che facciamo fare da aziende esterne con le nostre farine. In più abbiamo la linea lavanda con prodotti come confetture, formaggi e biscotti. Gli unici due prodotti con la lavanda al di fuori dell’alimentare sono l’olio essenziale officinale e l’idrolato, un distillato della lavanda che serve come lenitivo per il corpo e tiene lontano le zanzare. Abbiamo una passione per la Provenza, i miei genitori sono andati più volte e si sono informati direttamente sul posto sulla coltivazione della lavanda. Da qui è cominciata l’avventura. La lavanda è una pianta che cresce senza particolari attenzioni, è solamente difficile tenere a bada l’erba, che va tolta a mano e non diserbata, non vogliamo infatti “inquinare” la pianta».

Quali sono i prodotti più venduti?

«Sicuramente la verdura, che trattiamo senza pesticidi chimici o fitofarmaci: coltiviamo come facevano una volta i nostri nonni. Per la linea della lavanda, il biscotto piace tantissimo ed è quello più venduto, anche se spesso è difficile da far accettare che una pianta come la lavanda possa essere utilizzata al di fuori della cosmetica. Tutti vedono la lavanda come un aroma per i saponi, non come prodotto alimentare, ma riesco comunque a farla apprezzare, e quando si assaggia piace moltissimo».

Come avete reagito alla pandemia dato che avevate appena aperto?

«Quando è arrivato il Covid, era già tutto in piedi. Abbiamo attivato la consegna a domicilio per continuare il servizio per i nostri clienti e funziona ancora oggi, continuiamo a mantenerla attiva e abbiamo un buon riscontro».

È soddisfatta di ciò che è riuscita a costruire?

«Questo lavoro è bello perché si sta sempre all’aria aperta, nella natura, si lavora con i propri tempi e si ha più tempo per dedicarsi ad altro. È diverso il rapporto con clienti, più bello: spesso sono loro a scegliere la verdura che vogliono, direttamente dal campo, visitando la coltivazione. Abbiamo anche una vendita al dettaglio, ma tutti noi dedichiamo più tempo al campo». Beatrice Diamante