Ludovico Sforza detto il Moro: ascesa e disfatta del Signore di Milano
Un uomo di carnagione scura, capelli corvini e occhi neri profondi indossava con eleganza un’armatura dello stesso colore. Così il pittore milanese Giovanni Ambrogio de Predis presenta, in una miniatura esposta presso la Biblioteca Trivulziana di Milano, il duca Ludovico Sforza, noto come “il Moro”, il più splendido e generoso signore della città lombarda verso la fine del XV secolo.
Ludovico non si offese mai di quel soprannome, anzi lo accolse con compiacimento. Riempì la sua corte di schiavi di colore e adottò simboli moreschi per renderlo ancora più pertinente. Sebbene non fosse fisicamente attraente, con il suo robusto corpo e il caratteristico naso aquilino, Ludovico era un uomo piacevole per i suoi modi gentili e cavallereschi. Era dotato di un raffinato gusto per tutto ciò che era bello e ben fatto e aveva ricevuto un’ampia istruzione da insigni istitutori, tra cui il celebre umanista Filelfo, che sua madre Bianca aveva scelto come precettore.
Dalla Nascita all’Ascesa al Potere
Ludovico nacque nel 1452 come quarto figlio di Francesco I Sforza. Dopo l’assassinio di suo fratello maggiore Galeazzo Maria, che aveva preso il posto del padre come Duca di Milano, Ludovico divenne il reggente della città in nome del nipote Gian Galeazzo, un bambino di dieci anni malaticcio, viziato e apatico. Pur mantenendo le insegne esteriori del potere al giovane nipote, Ludovico gli tolse gradualmente ogni reale autorità, concentrandola tutta nelle proprie mani.
Il matrimonio con Beatrice d’Este
Dopo aver sistemato il giovane Gian Galeazzo, Ludovico decise di trovare una moglie adeguata al suo rango. La sua scelta cadde su Beatrice d’Este, una sedicenne che sposò nella cappella del castello di Pavia nel gennaio del 1491. Beatrice, accompagnata dalla sorella Isabella, affrontò un duro viaggio controcorrente risalendo il Po in pieno inverno su di una barca per raggiungere Pavia dalla sua città natale, Ferrara.
La Milano di Ludovico Sforza
All’apice del suo potere, Ludovico si preoccupò del benessere e del buon funzionamento del suo Stato. Promosse l’agricoltura, l’allevamento del bestiame e fece scavare canali di irrigazione. Favorì la coltivazione del riso e del gelso e incoraggiò l’industria, in particolare l’industria casearia e serica, che divenne la più importante del Ducato, impiegando circa ventimila lavoratori e conquistando i mercati internazionali con i suoi prodotti di altissima qualità.
Per abbellire la città secondo i gusti estetici dell’epoca, Ludovico ingaggiò alcuni degli artisti più rinomati del tempo, tra cui Bramante e Leonardo da Vinci. Questi geni hanno lasciato un’eredità duratura, tra cui la splendida Chiesa di Santa Maria delle Grazie con il celebre Cenacolo. La corte di Ludovico Sforza era rinomata per il suo splendore, le feste sontuose e i ricevimenti eleganti.
Come scrisse il cronista Bernardino Corio: “La corte è splendidissima, piena di nuove mode, abiti e piaceri. Qui v’è scuola di greco, qui risplendono la poesia e la prosa latina, qui le muse del rimeggiare, qui i maestri dello scolpire e i più famosi della pittura sono accorsi da lontano”.
Tuttavia, questo splendore fu destinato a essere di breve durata. Con l’arrivo in Italia di Carlo VIII di Francia e delle sue truppe, invocate proprio da Ludovico in un tentativo sconsiderato di contrastare la presenza degli Aragonesi, si avvicinò una tempesta che avrebbe segnato l’Italia per quasi quattro secoli. Il paese sarebbe diventato un campo di battaglia per le varie forze straniere, frammentato in una miriade di piccoli stati in costante conflitto.
La Perdita del potere: gli ultimi giorni di Ludovico il Moro
Oltre alla tragedia della prematura morte della sua amata moglie, Ludovico divenne presto vittima delle ambizioni del nuovo re di Francia, Luigi XII, attratto dalla ricchezza e dallo sfarzo di Milano. Luigi XII rivendicò i suoi diritti ereditari sul Ducato di Milano tramite la bisnonna paterna Valentina Visconti.
Nella disastrosa battaglia di Novara nell’aprile del 1500, Ludovico fu sconfitto e fatto prigioniero. Fu condotto in Francia su una mula e vestito da “zambeloto” (un sempliciotto), nonostante la sua fama di uomo elegante. Fu imprigionato nella fortezza di Loches, in una cella senza finestre, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita in solitudine. Durante quel periodo, Ludovico dipingeva e giocava a carte con il suo buffone, l’unico cortigiano rimasto al suo fianco. Il 27 maggio 1508, Ludovico il Moro morì a soli 57 anni, ponendo fine a un’umiliazione ingiusta.
Con la morte di Ludovico, svanì l’epoca di splendore e raffinatezza che aveva caratterizzato il suo regno a Milano. La città e il Ducato passarono nelle mani degli invasori stranieri, segnando la fine di un’era e l’inizio di un periodo di instabilità e conflitti per l’Italia.
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