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Июль
2024

Sorelle spaiate di Lucia Esposito, così ci si riconosce tra donne

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Sorelle non si nasce, si diventa. Lucia Esposito, che non ha sorelle, ha fatto del suo romanzo d’esordio Sorelle Spaiate (pagg.253, Bompiani, euro 15,90) un inno alla sorellanza

Che è un processo lento, perché sorelle si diventa per empatia, quando si riconosce l’altra da sé, quella che avremmo potuto diventare e quella che non siamo diventate perché abbiamo fatto una determinata scelta di vita. Scegliere è crescere, maturità. Ma non sempre la strada imboccata è quella giusta.

Il libro verrà presentato dall’autrice venerdì, alle 18, nell’ambito della trentatreesima rassegna Libri & Autori a Grado organizzata da Giuliana Variola.

Trent’anni fa, cronista alle prime armi, Lucia Esposito s’imbatte in Ershela, una prostituta albanese: la sua storia le tocca il cuore, conserva le sue lettere mai spedite alla sorellina Alina, rimasta in Albania, e si ripromette di scriverla per riscattare la sua dignità di donna perbene.

Nel romanzo, in parte autobiografico, Lucia è Viola che ha scelto con gran coraggio e fatica la strada del giornalismo: la libertà di essere se stessa. Sua sorella Chiara ha scelto la comodità: si è venduta al miglior offerente contraendo un matrimonio d’interesse. Ershela, invece, ha scelto l’amore: è stata ingannata, rapita, schiavizzata e obbligata a prostituirsi dal suo fidanzato.

Una prostituta è una donna considerata intercambiabile, senza valore. Ma Ershela e Viola si comprendono, perché per entrambe scrivere è catarsi, trasformare il sogno nella realtà sognata. La differenza è che una è prigioniera del racket della prostituzione albanese in Italia e lavora con il proprio corpo scrivendo di nascosto, mentre l’altra nello stesso Paese è libera e lavora con la propria testa.

Sì, questa è una storia di donne. Di come siamo tutte diverse d’indole e tutte uguali nei sentimenti. Di come, nonostante le nostre diversità, non possiamo fare a meno l’una dell’altra perché ognuna di noi è chiamata a vivere solo un aspetto del femminile. Accogliamo una richiesta d’aiuto, percependo che lei è una parte di me o, meglio, l’altra me.

Da bambine sorelle o amiche stanno insieme perché si compensano. Poi le scelte della vita le portano su percorsi diversi. Crescono e non pensano più allo stesso modo: è il processo di individuazione. Durante tutta l’esistenza si amano, odiano, invidiano, combattono, ma infine gli avvenimenti della vita le fanno riconoscere sorelle attraverso l’indulgenza, che non è tolleranza, e nella compassione, che è pathos. E come i calzini spaiati si riappaiano per accompagnarsi, sostenersi.

Hanno imparato che i veri rapporti sono orizzontali, altrimenti non è unione, sorellanza, ma sudditanza. Un libro questo che dovrebbe essere adottato a scuola e fatto leggere alle adolescenti per fargli capire cosa significhi avere la possibilità di scegliere il proprio futuro.

Sorelle come calzini spaiati? Una metafora.

I calzini nascono sempre appaiati. Un giorno - le donne lo sanno bene - la lavatrice finisce il suo ciclo e dei due calzini ne esce uno solo. Chissà dove sarà finito l’altro? Eppure erano entrati insieme… Prima o poi però riappare. Si comprende che il calzino è uno, potrà sempre andare per la sua strada, ma alla fine è un paio, non ha alcuna funzione senza l’altro, non esiste.

Siamo tutte sorelle spaiate perché finiamo nella lavatrice della vita che ci allontana e ci stropiccia gli animi. Ma, come i calzini, riusciamo a riunirci e infilarci nelle nostre scarpe, per riprendere accanto l’un l’altra il cammino della vita. —