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Июль
2024

ATP Amburgo, Zhang: “Non mi piace la terra, ma in Europa mi ci sono dovuto abituare”

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Sempre sorridente. Con i capelli raccolti, delle nuove mesh colorate e uno spiccato senso dell’umorismo. Zhizhen Zhang si è presentato raggiante in conferenza stampa dopo la vittoria agli ottavi di finale del Hamburg European Open contro Flavio Cobolli. Un successo, quello del cinese, maturato in due set dopo che l’azzurro ha tentato una rimonta nel secondo parziale in cui era sotto 1-4. Ma, con la calma che lo contraddistingue, il numero 1 cinese è rimasto lì a combattere e si è messo in tasca la vittoria. Di seguito, le parole dell’ottava testa di serie ai giornalisti, verso cui si è reso molto disponibile rimanendo per dieci minuti abbondanti.

Andrea Binotto, Ubitennis: Questa è la tua 50esima vittoria nel circuito maggiore e sei il primo cinese a riuscire in un traguardo del genere. Così come a Wimbledon, dov’eri la prima testa di serie cinese nella storia. Cosa significano questi risultati per te?

Zhang: “Sinceramente non mi sarei mai aspettato di vincere 50 partite nel circuito maggiore. Allo stesso tempo, però, non sono abbastanza per quello che sento di poter dare. Ci sono tennisti con 100, 200 e pure 1000 vittorie. Voglio fare il meglio che posso per raggiungere questi numeri. Le 1000 vittorie forse sono un po’ troppe, ma sicuramente posso migliorare le mie 50 magari arrivando a 100 o 200. La storia tennistica in Cina è piuttosto recente, quindi ho molto margine per fare meglio e per entrare nella storia”.

D: Come ti sei sentito oggi in campo? Specialmente nel secondo set quando la partita è stata più combattuta.

Zhang: “Mi sono sentito bene in campo, in particolare nel primo set in cui in tutti i suoi turni di servizio sono stato aggressivo, ho corso molto e in generale mi sono mosso bene. Il secondo set, invece, è stato più insidioso e combattuto. Spesso non mi piace essere così in vantaggio nel punteggio. Infatti, capita che contro giocatori così buoni ci sia un momento in cui reagiscano e lì inizi a farti delle domande”.

“Ti ritrovi sopra 6-1 4-1 e parte la rimonta. Lì devi riuscire a gestire la situazione che inizia a diventare tosta. Ma sono contento di come ho giocato il tie-break, che è andato piuttosto bene nonostante credo che il mio picco di tennis lo abbia raggiunto nel secondo parziale”.

D: Sembri molto a tuo agio sulla terra. Nel tuo percorso in Cina ti è capitato di giocarci?

Zhang: “Non proprio a mio agio devo dire (ride, ndr). Non mi piace giocare sulla terra, ma ho ottenuto dei buoni risultati quindi bene così. In Cina ci sono i campi in cemento, spesso coperti, e quindi sono stato abituato sin da bambino a giocare lì. Poi c’è qualche campo in erba, ma penso di saper giocare sulla terra perché, quando sono venuto in Europa, ci ho giocato parecchio e mi ci sono abituato”.

D: Quanto popolare è il tennis in Cina? E tu quanto sei riconosciuto là?

Zhang: “In realtà sport come il calcio, il basket, la pallavolo e il ping pong sono più famosi del tennis. Persino il badminton lo è. In questi sport abbiamo avuto ottimi risultati, mentre il tennis sta andando sì sempre meglio, ma c’è ancora molto da fare. Certo, nel femminile ci sono stati eccellenti traguardi, ma nel maschile si sta iniziando ora a farsi notare. Le persone in Cina non guardano molto il tennis maschile. Quindi, non appena ci saranno ottimi risultati sia nel maschile che nel femminile, allora lì sì che inizierà a essere popolare”.

D: In Europa per iniziare a giocare a tennis vai in un club e giochi sempre più o meno con le stesse persone. In Cina invece com’è da questo punto di vista?

Zhang: “In Cina funziona in modo diverso perché molti si diplomano molto giovani e la Federazione dà una mano con i costi. Chiaro che, se una famiglia è ricca, può andare in un club e pagare tutte le lezioni al proprio figlio. Ma la mia generazione fa più parte di quelli aiutati dalla Federazione”.

D: Ritornando al match, nel momento in cui ti sei fatto strappare la battuta, e nei giochi successivi dove Cobolli ha giocato molto bene, come hai fatto a ritrovare la stabilità mentale per vincere al tie-break?

Zhang: “Quando succedono episodi di questo genere si sa, è il momento più difficile della partita. In quello specifico momento non mi sono passati pensieri negativi per la testa. Mi sono detto di resettare, perché lui stava semplicemente giocando meglio e io comunque non stavo facendo errori. Il mio obiettivo in quel momento era tenere i turni di battuta, di certo non pensavo a riprendermi il break per cercare di vincere come avevo pensato prima”.

“In quelle condizioni, con l’avversario che aveva alzato il livello, ho capito che non era possibile e mi avrebbe solo confuso maggiormente continuare a pensare che dovevo brekkarlo ancora. Arrivati al tie-break il mio obiettivo era completato e lì mi sono detto che dovevo solamente giocare. Il tie-break è un terno al lotto: bisogna giocare punto per punto perché può essere un 50 e 50”.

D: Come hai iniziato a giocare a tennis?

Zhang: “L’ha scelto la mia famiglia (risata generale, ndr), insieme al nuoto. Il tennis era il mio sport principale e insieme al nuoto me li facevano fare perché da piccolo ero molto grasso e dovevo dimagrire”.