Ivrea, addio a Roberto Duranti appassionato scultore vegetale
IVREA. Si sono svolti lo scorso venerdì 5, a Cascinette, i funerali dell’eporediese Roberto Duranti, 87 anni, venuto a mancare, due giorni prima, all’ospedale di Ivrea.
Ha destato viva commozione, in città, la notizia della scomparsa di Duranti, persona conosciutissima per la lunga attività di bancario e, soprattutto, per quella, ultraventennale, di scultore vegetale, che lo aveva rivelato artista vero, creatore di raffinate opere di pura bellezza che sapevano incantare ed emozionare.
«Sono nato nel 2002» amava ripetere, per presentare quella che, dopo trentacinque anni di lavoro in banca, reputava la sua nuova vita, quella di artista, una vita che affrontava tutti i giorni, animato da un entusiasmo decisamente superiore rispetto a quello degli anni giovanili.
«Ho sempre amato la terra e i fiori – raccontava –. Sin da piccolo ho avuto la fortuna di poter esprimere questa mia passione, prendendomi cura di un angolo del giardino e dedicandomi a piccole coltivazioni. Nel tempo, la famiglia e il lavoro avevano contenuto questo trasporto entro i limiti piuttosto angusti di un passatempo da fine settimana».
Poi, ormai vicino alla pensione, la fortuita scoperta di possedere un talento unico che, opportunamente coltivato e perfezionato ai corsi del grande Jean-Marie Leemann, dell'Ecole Internationale d'Art Floral di Martigny, gli aveva schiuso le porte di un mondo di bellezza e armonia.
Furono anni di corsi e stage in Italia e in Europa, di amicizie nuove, di scambi artistici importanti che regalarono alla sua arte un palcoscenico internazionale. Nacquero allora le amichevoli collaborazioni con i grandi fioristi tornesi e con il Meylan Fleur di Losanna, e le sue sfere, realizzate con foglie di magnolia o di alloro, le sue cornucopie di liane intrecciate, le numerose sperimentazioni andarono a comporre le decorazioni di castelli e grandi alberghi per gli eventi più importanti.
Tra le opere più famose, la sfera di oltre tre metri di diametro sospesa al centro del salone d’ingresso del Gran Palais di Ginevra, un capolavoro per il quale erano occorse oltre 14.000 foglie, e i tappeti vegetali al Castello di Barolo, tra quelle più curiose l'abito di foglie d'eucalipto, applicate a un leggero fourreau, dopo un particolare trattamento in Olanda per renderle elastiche e resistenti. E, ancora, i due enormi serpenti in rami e foglie intrecciati nell’ambito di un decòr animalier del Festival musicale internazionale di Gruyères e il lavoro di gruppo che, su invito di un fiorista locale, lo aveva portato a Sarnico, dove, insieme ad altri nove artisti, aveva collaborato all’addobbo invernale della passeggiata a lago, allestendo undici pilastri alti due metri e quarantanove vasi di rami intrecciati. Un vero e proprio trionfo del barocco e della creatività che gli permise più volte di superare con successo alcuni problemi di salute, anche gravi.
Negli ultimi anni la sua creatività lo aveva portato a utilizzare le foglie per realizzare suggestivi quadri. «Lo faccio – aveva spiegato in un’intervista –, per dimostrare che a ogni età è possibile ricominciare, aprirsi a nuove esplorazioni di sè e regalarsi ancora tante soddisfazioni». Lui vi è riuscito alla perfezione. Duranti lascia la moglie Carla e i figli Federica e Marcello con le rispettive famiglie, attorno ai quali, nei giorni scorsi, si sono stretti in tanti, per esprimere la propria vicinanza nel ricordo dell'amico scomparso di cui serberanno sempre cara memoria.