Wimbledon, Alcaraz: “Medvedev è come un muro. Ho vinto in fretta anche per vedere la Spagna”
Ancora lui. Carlos Alcaraz, detentore del titolo, continua la sua corsa a Wimbledon approdando in semifinale dopo aver domato Tommy Paul in rimonta 5-7 6-4 6-2 6-2. Una partita, una volta indirizzata a suo favore, giocata più velocemente per godersi la semifinale della Spagna a Euro2024 con la Francia. Tifosissimo, Carlos è in stretto contatto con Alvaro Morata, suo fan. Non mancano gli aneddoti che legano i due. Intanto l’attenzione è focalizzata su Daniil Medvedev, prossimo avversario dopo la vittoria con Sinner: alcune caratteristiche del russo tengono in allerta lo spagnolo.
D: Carlos, in semifinale, di nuovo. Cosa ne pensi?
Carlos Alcaraz: “Sono davvero felice. Sì, sono molto contento del livello di gioco che sto raggiungendo, molto entusiasta di giocare e di affrontare Daniil Medvedev in semifinale”.
D: Credo che tu abbia finito un po’ tardi per poter guardare il calcio d’inizio (di Francia Spagna a Euro 2024 ndr). Quando giochi a tennis quanto pensi alla partita della Spagna?
Carlos Alcaraz: “Onestamente all’inizio della partita non ci pensavo. Una volta che capito di dominare il gioco, 5-1 nel quarto set, sì, ci ho pensato. Ho sperato di essere in tempo. Non lo ero. Dopo aver finito, ho fatto tutto di corsa solo per riuscire a guardare un po’ di Spagna.
D: Immagino che ritieni di non giocare al tuo livello migliore in alcune partite. Come ti fa sentire continuare a vincere anche se non hai raggiunto i livelli che abbiamo visto?
Carlos Alcaraz: “Cerchiamo di trovare soluzioni. Per me, ovviamente, sarà molto difficile giocare il mio miglior tennis in ogni partita. So che ci saranno partite in cui non troverò il mio gioco migliore ma devo cercare di vincere comunque. Penso che anche i big three (Federer, Nadal e Djokovic ndr) non abbiano giocato sempre il loro miglior tennis ma trovato il modo per vincere le partite comunque. Farò così anche io. A volte sarà difficile riuscirci, ma a volte, come in questi incontri, pur non giocando in modo brillante trovo un livello sufficiente per la vittoria”.
D: Durante il torneo si è parlato molto delle condizioni di gioco. Il tetto è presente molto spesso. Alcuni giocatori dicono che l’erba del Centre Court e quella del Campo n. 1 siano molto diverse. Qual è la sua opinione? C’è stato un gol tra Francia e Spagna. Non so se vuoi sapere chi ha segnato.
Carlos Alcaraz: “Non voglio saperlo (sorride ndr). Comunque, ovviamente le condizioni sono diverse quando il tetto è aperto e quando è chiuso. Ho sentito la differenza giocando sul Centre Court e sul Court 1. L’erba è diversa. Ovviamente c’era più sabbia sul Court 1 che sul Centre Court. Non voglio dire buchi. C’erano più partite sul Court 1 che sul Centre Court. Ho dovuto adattare il mio gioco. Non mi sentivo per niente a mio agio sul Campo 1 con le condizioni in cui si trovava. Come ho detto, ho dovuto adattarmi. Ho cercato di giocare il mio miglior tennis su questo campo e di sentirmi a mio agio. Penso alla fine di averlo trovato. Ma è stato difficile”.
D: Quando Medvedev è stato qui ha detto che uno dei tuoi punti di forza è saper giocare un grande colpo da qualsiasi zona del campo. Cosa ne pensi di ciò che che ha detto e quale pensi sia la sua caratteristica più importante?
Carlos Alcaraz: “Sono contento che i miei avversari lo pensino. Questo significa che devono essere molto concentrati su ogni colpo. Non importa la posizione di attacco o di difesa: sanno che sono in grado di di fare un colpo incredibile, un vincente. Per me è fantastico che lo pensino. E dirò che la cosa più difficile di affrontare Daniil è che può raggiungere ogni palla. È come un muro. Posso fare un colpo incredibile, la palla ritornerà. È difficile giocare pensando a questo. Quindi direi che è questa la sua specialità”.
D: Hai avuto contatti con qualche giocatore della Spagna oggi?
Carlos Alcaraz: “Con Alvaro. Ho parlato con Alvaro Morata. Gli auguro tantissima fortuna. Mi ha mandato alcune foto di lui che guardava la partita prima del loro incontro. Mi ha detto che ci sentiamo perché ogni volta che ci siamo parlati abbiamo vinto. È una specie di rito porta fortuna”.