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Июль
2024

Opo Veneto, il ko è una immensa voragine: il passivo ammonta a 18 milioni di euro

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Opo Veneto è schiantata lasciando una voragine, non un buco. Ad un anno dal decreto con il quale il ministro Adolfo Urso ha sancito la liquidazione dell’ “Organizzazione produttori ortofrutticoli Veneto”, associazione di produttori con sede a Zero Branco e associati in mezza regione, il commissario nominato dal Governo ha terminato la conta dello stato passivo lasciato dalla società, ed ammonta a 18 milioni.

Un anno di lavoro

Ci sono voluti dodici mesi esatti per riuscire a riunire in un unico faldone tutti i creditori di Opo. Una volta incaricato di gestire la liquidazione, l’avvocato bolognese Pierluigi Bertani si è trovato davanti una mole di lavoro incredibile. Ci sono voluti due mesi solo per inquadrare a quanti creditori potenziali inviare le lettere di sollecito per l’insinuazione al passivo. Poi attendere le risposte, ordinarle, verificarle e nel frattempo far valutare altre pendenze. Il risultato è stato inviato al tribunale di Treviso nei giorni scorsi aprendo la seconda fase: le vendite di tutto il possibile, per cercare di ripianare in primis fisco e banche, poi gli altri. A rimanere con il cerino in mano sono stati tantissimi associati, ovvero piccoli e medi produttori ortofrutticoli che negli anni hanno partecipato all’avventura Opo conferendo i prodotti che poi non sono stai più pagati.

I numeri

Opo Veneto era una maxi società cooperativa creata nel 2004 con sede a Zero Branco e ben 485 soci produttori di Treviso e Venezia, ma anche Rovigo e Belluno. A guidarla guidata da Adriano Daminato, ex assessore leghista di Loria. Un colosso nato per raccogliere e distribuire i prodotti ortofrutticoli della regione – da qui il suo secondo nome di parata: “Orto Veneto” – che in estate è stata chiusa dal Governo a fronte di «debiti per 20 milioni esigibili entro la fine dell’esercizio 2022 e un patrimonio netto negativo di 2,3 milioni»; tutto a fronte di un attivo da 8 milioni. Queste le cifre messe nero su bianco dal minstro Urso. numeri che sull’asse Treviso-Venezia, baricentro di Opo (a Chioggia deteneva il 37% di Chioggia Ortomercato del Veneto Srl), hanno scatenato un terremoto.

Bilanci, spese e fondi Ue

Il collasso finanziario è maturato nel 2022, ma da più fronti è stato sottolineato fosse figlio di una gestione finanziaria complicata maturata e palesatasi negli anni precedenti, con bilanci sempre più risicati nonostante 1,2 milioni di fondi Ue incassati nel tempo (gli ultimi 240 mila proprio mentre il ministero ne dichiarava di fatto l’insolvenza). Basti pensare che mentre i conti erano già in allarme Opo veneto decise di modificare l’assetto del personale aggiungendo due dirigenti e due ulteriori dipendenti, portando il costo del personale della Opo Veneto a lievitare di oltre 250 mila euro e toccare il milione e 949 mila euro. Malumori, tanti ma taciuti. Quando i nodi sono venuti al pettine era ormai troppo tardi. L’ultimo bilancio presentato evidenziava 14 milioni di debiti nei confronti delle banche; 8,3 milioni nei confronti dei fornitori. Ne conto finale qualcosa si è ridotto, ma i 18 milioni sono un fardello finanziario pesantissimo che oggi lascerà moltissimi a bocca asciutta.

La Regione: «noi allo scuro»

All’indomani del ko della società dei produttori ortofrutticoli a prendere le distanze dall’accaduto è stata la Regione, per bocca dell’assessore all’agricoltura Federico Caner che aveva specificato: «La Regione Veneto i contributi li dà alle realtà che hanno i requisiti per ottenerli, ma non abbiamo il compito né il dovere per legge di controllarne i bilanci. Per questo ci sono i revisori dei conti delle società stesse». Annunciando: «Mi interesserò del caso, per capire cosa è successo, non eravamo informati».