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Июль
2024

Orbán a Mosca da Putin e risponde a Michel: “Non abbiamo mandato per trattare? Non si ottiene la pace da una poltrona a Bruxelles”

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Parola a Viktor Orbán. La notizia del suo incontro con Vladimir Putin a Mosca ha creato scompiglio nelle istituzioni europee. Dopo appena quattro giorni dall’inizio della presidenza di turno ungherese dell’Ue, il premier di Budapest ha incontrato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e ora è arrivato anche nella capitale russa per incontrare il capo del Cremlino nel tentativo, spiegano da Fidesz, di compiere passi importanti per la pace. E a prendere la parola, dopo le critiche del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e del primo ministro polacco, Donald Tusk, è proprio Orbán che le respinge in pieno: “Non è possibile arrivare alla pace stando comodamente seduti in poltrona a Bruxelles“, ha scritto dal suo profilo X. E ha poi lanciato una frecciata alle scelte prese fino a oggi sul dossier ucraino, esprimendo preoccupazione per il fatto che l’Europa si affidi troppo agli Stati Uniti per promuovere la pace e che gli europei sono sempre più allarmati per l’impatto economico della guerra.

Dopo l’indiscrezione, confermata anche a Ilfattoquotidiano.it dagli ambienti di Fidesz e da diplomatici ungheresi, dell’incontro in programma con il presidente russo, il primo di un leader europeo dall’invasione dell’Ucraina, erano arrivate le critiche di Michel: “La presidenza di turno dell’Ue non ha il mandato per impegnarsi con la Russia per conto dell’Ue. Il Consiglio europeo è chiaro, la Russia è l’aggressore, l’Ucraina è la vittima. Nessuna discussione sull’Ucraina può aver luogo senza l’Ucraina”. Così, a poche ore di distanza, il primo ministro ungherese ha risposto nel merito: “Anche se la presidenza di turno dell’Ue non ha mandato di negoziare per conto dell’Ue, non possiamo sederci e aspettare che la guerra finisca miracolosamente. Serviremo come strumento importante per compiere i primi passi verso la pace. Questo è lo scopo della nostra missione di pace”.

Le critiche nei suoi confronti, però, non si placano e a prendere posizione è anche l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, che insieme agli Stati membri gestisce la diplomazia dell’Unione. E la sua posizione ricalca quella di Michel: la visita del primo ministro Viktor Orbán a Mosca “si svolge esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Russia – si legge in una nota – L’Ungheria è ora lo Stato membro dell’Ue che esercita la presidenza di turno del Consiglio fino al 31 dicembre 2024. Ciò non comporta alcuna rappresentanza esterna dell’Unione, che spetta al presidente del Consiglio europeo a livello di capi di Stato e di governo e all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a livello ministeriale”. E ribadisce: “Il primo ministro Orbán non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell’Ue per visitare Mosca, la posizione dell’Ue sulla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina si riflette in molte conclusioni del Consiglio europeo. Questa posizione esclude contatti ufficiali tra l’Ue e il presidente Vladimir Putin. Il primo ministro ungherese non rappresenta quindi in alcun modo l’Ue. Inoltre, vale la pena ricordare che il presidente Putin è stato incriminato dalla Corte Penale Internazionale ed è stato emesso un mandato di arresto per il suo ruolo in relazione alla deportazione forzata di bambini dall’Ucraina alla Russia”.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non è entrata nel merito delle prerogative del ruolo di Orbán, ma su X ha comunque voluto sottolineare come, a suo parere, la strategia del dialogo col presidente russo non paghi in questo momento: “Il premier ungherese Viktor Orbán è in visita a Mosca. La pacificazione non fermerà Putin. Solo l’unità e la determinazione apriranno la strada verso una pace globale, giusta e duratura in Ucraina”.

L'articolo Orbán a Mosca da Putin e risponde a Michel: “Non abbiamo mandato per trattare? Non si ottiene la pace da una poltrona a Bruxelles” proviene da Il Fatto Quotidiano.