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Июль
2024

L’audio choc di Opicina: «Muori». Poi la spinta dal balcone di casa

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TRIESTE. Pestaggi, minacce, sudditanza psicologica. È un contesto famigliare drammatico quello in cui viveva il quarantacinquenne che domenica pomeriggio è precipitato dal balcone della propria abitazione Ater di via dei Papaveri 20 a Opicina, dopo un violento litigio con la moglie.

L’ennesimo, hanno riferito i vicini, e talvolta anche davanti alla figlia di tre anni. La coniuge, trentotto anni, origini slovene, è accusata di tentato omicidio ed è in carcere. Il quarantacinquenne è ricoverato a Cattinara con una lesione all’arteria del bacino. Le sue condizioni stanno migliorando. Una vicenda in cui le parti – stavolta – si invertono: è l’uomo a subire i maltrattamenti. E ora spunta un audio in cui, prima del volo dal terrazzo, si sente quest’ultima minacciare di morte il compagno: «Muori».

L’indagine dei Carabinieri, diretta dal pm Maddalena Chergia, è andata a fondo per capire cosa può essere scattato nella mente della trentottenne quel pomeriggio per arrivare a spingere il marito dal terrazzo e fargli fare un volo di oltre cinque metri. Questa, almeno, l’ipotesi accusatoria.

Ne è emerso un quadro di vessazioni continue con tensioni praticamente quotidiane tra i due, come testimoniato da condomini. I residenti di via dei Papaveri si trovavano spesso costretti a chiamare le forze dell’ordine per riportare la calma nel palazzo.

Peggio. La documentazione giudiziaria, oltre a un arresto della trentottenne per lesioni aggravate del 25 marzo 2019, cita un fatto sconcertante. Negli atti figura una condanna in primo grado a carico dell’uomo, risalente al 23 gennaio 2023. Il quarantacinquenne aveva subìto un’aggressione dalla compagna (si parla anche di un accoltellamento) ma aveva accusato uno sconosciuto, così da coprire la donna. «Benché ferito dalla moglie – si legge nel carteggio – aveva fornito alla polizia giudiziaria una falsa rappresentazione dell’accaduto così incolpando un inesistente straniero». Il marito aveva dunque dovuto rispondere del reato previsto dall’articolo 367 del codice penale: “simulazione di reato”.

Questa condizione oppressiva e di soggezione è confermata dal comportamento dell’uomo quella stessa domenica pomeriggio: dopo essere caduto, e prima che peggiorasse a causa dell’emorragia al bacino determinata dall’impatto con il terreno, aveva chiesto ai presenti che lo stavano soccorrendo che la cosa «si chiudesse lì», in modo che la coniuge non avesse conseguenze.

Ci sono ormai pochi dubbi su cosa sia accaduto domenica un momento prima che il marito precipitasse dal balcone: una vicina, non appena ha sentito urlare dall’appartamento della coppia e si è resa conto dell’ennesimo putiferio tra i due, ha attivato il video del cellulare. La visuale è oscurata (probabilmente dalla mano della signora), ma l’audio è chiaro: si sente la donna che pronuncia frasi minacciose del tipo «tu non scappi da nessuna parte». E poi gli insulti e le minacce, anche queste registrate qualche istante prima che la vittima cadesse di schiena: «Vaff... muori...tiè, pezzo di m... se non l’ho ammazzato lo ammazzo».

Il quadro è aggravato da un altro elemento che lascia sbigottiti, anche questo riportato negli atti: la donna – recentemente e sempre durante un alterco – aveva mimato il gesto di buttare dalla finestra la figlia di tre anni. Una scena cui aveva assistito la stessa vicina che domenica aveva attivato il video del cellulare quando si era resa conto della pericolosità della situazione. Anzi, lo aveva azionato proprio perché si ricordava di quello spaventoso gesto della donna con la bimba.

La trentottenne, dipendente di una casa di riposo di Opicina, come detto è in carcere al Coroneo. Ora è difesa dagli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua e, nei prossimi giorni, intende rendere dichiarazioni spontanee al pm.

Non è chiaro quale è stata la miccia ad accendere il feroce litigio di domenica tra i due, da quanto risulta in crisi da anni e in difficoltà economica: sembra che il quarantacinquenne, origini brasiliane e con un passato da militare (al momento risulta disoccupato), quel pomeriggio volesse uscire di casa. E la compagna glielo ha impedito: «Tu non scappi da nessuna parte», si sente appunto nell’audio registrato dalla vicina qualche istante prima della caduta dal terrazzo.