31 anni fa a Mogadiscio la battaglia del “Pastificio” con i tre eroi italiani caduti per la Patria
Quando ci si accosta alla storia, soprattutto a quella di uomini e donne che hanno dimostrato con le loro gesta quanto sia difficile e al contempo bellissimo dare concretezza a quello in cui si crede anche a costo della vita, lo si dovrebbe fare con delicatezza e purezza d’animo. E raccontare quelle vicende con la passione per la verità e la trasparenza di una lacrima, che magari potrebbe comparire negli occhi dei più sensibili.
L’episodio che vogliamo in questa sede ricordare è la battaglia del Pastificio, combattuta in Somalia il 2 luglio del 1993. Trentuno anni fa, non lontano da Mogadiscio, ai militari italiani impegnati in una missione di “peacekeeping”sotto l’egida delle Nazioni Unite, finalizzata a stabilizzare la situazione del Paese dilaniato dalla guerra civile, viene comandato di effettuare un rastrellamento, principalmente finalizzato alla ricerca di armi.
L’imboscata del “Pastificio”
Tutto, inizialmente, fila abbastanza liscio. Quando però una delle due autocolonne arriva all’altezza del Pastificio Barilla, da tempo abbandonato, si trova di fronte ad un posto di blocco di una formazione di miliziani locali. E resta vittima di un’imboscata. In seguito ai violenti combattimenti che ne seguono, i primi in cui sono coinvolti soldati italiani dalla fine della Seconda Guerra mondiale, perdono la vita il Caporale della Folgore Pasquale Baccaro, il Sergente Maggiore del Col Moschin Stefano Paolicchi e il Sottotenente dei Lancieri di Montebello Andrea Millevoi, tutti decorati con Medaglia d’Oro al Valore militare alla memoria. Diversi, inoltre, i feriti. Tra loro Gianfranco Paglia, che nell’occasione si rese protagonista di un atto (il tentativo di salvataggio dell’equipaggio di uno dei blindati italiani rimasti bloccati) che gli valse la massima decorazione al valore militare.
Diverse, in occasione della ricorrenza, le iniziative e le commemorazioni dedicate alla “Battaglia del Pastificio”. Tra esse la cerimonia organizzata dall’ambasciata italiana a Mogadiscio e dal Contingente italiano in Somalia, volte ad onorare e ricordare il sacrificio ed il coraggio dei militari italiani. “Anche a distanza di 31 anni da quei tragici fatti, l’Italia non dimentica i suoi figli scomparsi e si stringe con memore affetto alle loro famiglie. A loro – ha dichiarato l’ambasciatore italiano a Mogadiscio Pier Mario Daccò Coppi – va il nostro riconoscente e doveroso ricordo per aver onorato con il bene più prezioso il nostro tricolore, simbolo della nostra identità, della nostra storia e degli alti valori di coesione, libertà e democrazia”.
Piantato un ulivo in memoria degli eroi italiani
Nella giornata di ieri inoltre, nel santuario SS Maria delle Grazie di Vaccheria (Caserta) si è tenuto il tradizionale Memorial durante il quale, oltre alla deposizione di una corona di fiori al Sacrario dei Caduti, è stato piantato un ulivo alla memoria di Baccaro, Paolicchi e Millevoi. Il luogo, per la comunità locale e non solo, è significativo: qui, infatti, nel 1993 la gente si raccolse a pregare per la vita del concittadino Gianfranco Paglia, rimasto gravemente ferito.
Il sopravvissuto Gianfranco Paglia: “I miei colleghi per sempre nel mio cuore”
Ed è proprio di Paglia, infine, un fortemente evocativo messaggio diffuso sui social per l’occasione: “Non smetterò mai di ricordare ciò che accadde il 2 luglio 1993 a Mogadiscio durante la Battaglia del Pastificio e non smetterò mai di dire che Andrea Millevoi, Pasquale Baccaro e Stefano Paolicchi saranno per sempre presenti finché vivranno nel cuore di chi resta. Da quel 2 luglio ad oggi il ricordo e l’attenzione non sono mai venuti a mancare, dalle Istituzioni ai cittadini. E ciò rafforza in me la consapevolezza di cosa significhi indossare l’Uniforme e quanto credo nel testo del giuramento” scrive il Tenente Colonnello, che da allora è su una sedia a rotelle che non lo ha però mai limitato nel portare avanti e soprattutto nel trasmettere i suoi profondi valori. “Sono stati in molti, negli anni, a chiedermi se fossi disposto, tornando indietro, a ripetere quanto fatto: ora più che mai, senza alcun dubbio dico che ne è valsa la pena e con forza ribadisco che c’è necessità di lavorare perché vi sia pace, costi quel che costi. Il sacrificio dei nostri Caduti – conclude Paglia – non dovrà spegnere la speranza che tutto ciò possa accadere e spetta a noi continuare quella missione che ci rende fieri ed orgogliosi di essere soldati italiani”.
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