L’appello di Travaglio ai lettori del Fatto: “Sosteneteci, siamo pronti a lanciare nuove battaglie. Leggere i giornali è un bel mestiere”
SCOPRI L’OFFERTA Il 23 settembre del 2009, la nostra prima pagina. A settembre 2024 compiremo 15 anni, 15 candeline e le spegneremo festeggiando come al solito la nostra tre giorni a Roma che si tiene già da alcuni anni dopo quelli della Versiliana. Bene, in questi anni siamo molto cresciuti grazie a voi, grazie a […]
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Il 23 settembre del 2009, la nostra prima pagina. A settembre 2024 compiremo 15 anni, 15 candeline e le spegneremo festeggiando come al solito la nostra tre giorni a Roma che si tiene già da alcuni anni dopo quelli della Versiliana. Bene, in questi anni siamo molto cresciuti grazie a voi, grazie a questa comunità impagabile di lettori fedeli sia all’edicola sia all’abbonamento e stiamo continuando a crescere; da mesi siamo fra i pochissimi organi di informazione che anziché il segno meno hanno il segno più nella diffusione e nelle copie vendute in edicola e in digitale e questo senza nessun finanziamento pubblico, anzi forse proprio perché non abbiamo finanziamenti pubblici. In questi 15 anni abbiamo sempre perseguito l’idea del giornalismo di inchiesta, indipendente da tutto e da tutti. Ne abbiamo pagato delle conseguenze, ma abbiamo avuto anche delle grandi soddisfazioni. Solo nell’ultimo anno abbiamo svelato gli scandali di Lollobrigida che ferma i treni, di Santanchè che frega i suoi dipendenti e lo Stato, di Sgarbi che traffica i quadri e si fa pagare da privati da sottosegretario, di Crosetto nell’attico gratis, gli affari di Renzi con regimi esteri, le imprese del profumatissimo Piero Fassino nel duty free dell’aeroporto. E ogni tanto qualche battaglia l’abbiamo anche vinta: quelle piccole tipo le dimissioni di Sgarbi da sottosegretario e quelle enormi, naturalmente insieme a un movimento mondiale di solidarietà e di pressione, come la liberazione di Julian Assange dopo 12 anni di persecuzioni, prima nell’ambasciata e poi nel carcere. Altre battaglie siamo pronti a lanciarle, come il referendum contro l’autonomia differenziata, contro il premierato e se ci si arriverà sciaguratamente alla separazione delle carriere dei magistrati.
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