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Июль
2024

Maltempo in Val di Zoldo, sul Duran 5 mila metri cubi di materiale: si allungano i tempi di chiusura

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Ci vorranno giorni per rimuovere tutto il materiale scivolato dalla montagna in località Le Vare, a Val di Zoldo, e finito sulla strada del Passo Duran. La carreggiata è stata invasa da circa 5 mila mc di sassi, fango e ghiaia, ma il movimento franoso è di almeno 20 mila mc. La Sp 347 è chiusa al transito da lunedì pomeriggio, e tale rimarrà almeno per quattro o cinque giorni, secondo una stima ottimistica. Veneto strade sta facendo rilievi anche con i droni per verificare la situazione dall’alto.

«Nell’immediato stiamo individuando l’area dove collocare il materiale da rimuovere, che in parte potrà essere utilizzato, opportunamente ingabbiato, a protezione del fronte di colata», fa sapere il direttore generale di Veneto strade, Giuseppe Franco. «Vanno acquisite le necessarie autorizzazioni. Nel frattempo, si valuta e approfondisce il fronte di colata in vista della futura riapertura. C’è massima sinergia con l’amministrazione comunale e massimo sforzo da parte di tutti. Sui tempi difficile ancora fare previsioni, il materiale è davvero molto. Domani (oggi per chi legge, ndr) avremo maggior chiarezza sui tempi, che conterremo al massimo come sempre».

Il nodo da sciogliere non è di poco conto. Dove portare 5 mila mc di materiale? «Immaginare di caricarlo sui camion, che dovranno poi percorrere una strada stretta e fragile come la 347, la vedo difficile», spiega il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin. E fino a quando non si deciderà questo aspetto, non si potrà iniziare a liberare la strada. Con tutti i disagi che la chiusura comporta per gli abitanti a Val di Zoldo: chi lavora in Agordino - e non sono poche persone - deve usare una viabilità alternativa, che significa fare il passo Staulanza. Raddoppiando i tempi per gli spostamenti.

La frana caduta in località Le Vare, sulla Val di Goima, è storica. L’ultima colata risale all’11 agosto dell’anno scorso. Un dato che dimostra quanto «gli eventi meteo intensi sono sempre più frequenti», continua De Pellegrin. «Cosa si può fare? Il cambiamento climatico è un fenomeno mondiale, che non interessa solo la Val di Zoldo, ed è necessario fare opere di prevenzione, investendo molte risorse me ne rendo conto. Ma se si vuole mantenere la montagna abitata non ci sono alternative». Per la frana in questione, De Pellegrin mette sul tavolo la necessità di realizzare altre vasche di contenimento per future colate, «fino a ridosso della montagna». Le due presenti (che sono piene, e dovranno essere svuotate) non sono sufficienti.

Ma ora l’urgenza è riaprire la strada. Difficile dire quanti giorni ci vorranno, ma l’operazione non sarà breve.

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