Robert Capa, obiettivo Tour de France
SPILIMBERGO. Il 20 luglio 1924 Ottavio Bottecchia “el furlan de fero” vinceva il Tour de France replicando anche nel 1925. Altri italiani vinceranno il Tour, come ad esempio nel 1948 Gino Bartali e 1998 Marco Pantani. Cento anni dopo la straordinaria vittoria di Bottecchia, proprio lo scorso sabato, la Grande Boucle è partita da Firenze per poi proseguire in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e in seguito affrontare il territorio francese. “Il Tour de France di Robert Capa e altri fotografi della Magnum” è il titolo della mostra organizzata dal Craf, Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia con Suazes e Magnum Photos, nella sede di Palazzo Tadea a Spilimbergo. L’esposizione si inaugurerà sabato 6 luglio alle 18 nel Palazzo la Loggia in piazza Duomo.
I narratori stessi di questa esposizione sono alcuni dei fotoreporter membri dell’agenzia fotografica Magnum Photos, la cui appartenenza è insindacabilmente conquistata sul campo, come in una corsa ciclistica, decretata dall’autorevole giudizio dei colleghi che già ne fanno parte, impregnata di quella stessa patina leggendaria, che dal 1947 a oggi funge da vero e proprio brand, modello di fotogiornalismo nell’immaginario collettivo globale.
Essere un socio della Magnum, è qualcosa di straordinario, un Olimpo della fotografia, basterebbe sciorinare qualche nome, così a caso: Robert Capa, Henry Cartier-Bresson, David “Chim” Seymour, Werner Bishof, Inge Morath, Elliot Erwitt, Leonard Freed, Sebastião Salgado.
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Nelle fotografie che saranno esposte a Palazzo Tadea ci sarà innanzitutto il capostipite, fondatore e principale ispiratore di quell’impresa, che dietro al nome d’arte di Robert Capa celava le sue origini magiare e la sua natura di inarrestabile girovago, ucciso da una mina in Indocina nel 1954, ma che all’epoca di queste fotografie era un giovane reporter in via di affermazione, reduce dalla Guerra Civile spagnola, dove aveva servito con il proprio contributo fotografico la causa repubblicana e democratica.
In quel 1939, Capa viene incaricato dal settimanale “Paris Match” per documentare un Tour de France mutilato di tanti campioni internazionali, in ossequio alle logiche politiche imposte dalla Germania e dall’Italia, in quella che sarebbe rimasta l’ultima edizione prima della lunga sospensione dettata dalle vicende belliche, riaprendo i battenti solo nel 1947, proprio l’anno di fondazione della Magnum.
La mostra, supportata da un catalogo (Silvana Editoriale), proseguirà con altri fotografi della prestigiosa agenzia che hanno incrociato il tema del ciclismo, declinandolo in modalità diverse, fino ad arrivare ai tempi moderni (la foto più recente risale al 2014), diventando automaticamente la Chanson de geste della bicicletta e del suo popolo di appassionati.
Troveremo le immagini di Christopher Anderson dedicate al ciclista Lance Amstrong nel 2004 prima di essere coinvolto in un caso di doping. Una sezione sarà dedicata agli spettatori ritratti da Mark Power, Robert Capa, Harry Gruyaert e Richard Kalvar.
Poi ci saranno le immagini realizzate dal fotografo francese Harry Gruyaert nel Tour del 1982 e una sezione dedicata ai velodrom, con alcune immagini di René Burri, Stuart Franklin e Raymond Depardon.
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Il fotografo italiano Alex Majoli, membro Magnum dal 1998, sarà presente con alcune fotografie dedicate al celebre produttore di bicilette milanese Alberto Masi con sede del suo laboratorio sotto le curve del Velodromo Vigorelli. Infine, è prevista una selezione di immagini di Peter Marlow dedicate a frammenti di quotidianità dei corridori impegnati nel giro della Bretagna nel 2003.
Non ci saranno solo fotografie tecniche dei ciclisti impegnati nella competizione, ma momenti più intimi come quelle del pubblico in attesa, alla caccia di un ricordo fotografico, rilassati in pic-nic familiari o sul ciglio della strada nella speranza di condividere quei pochi secondi di vicinanza con il loro campione.
Tutto diventa un racconto visuale che può essere sintetizzato con il termine “concerned photography” coniato più tardi dal fratello dello stesso Robert Capa, Cornell, che avrebbe identificato quella generazione di fotoreporters capaci di calarsi nella realtà, di condividerla con i loro soggetti, perennemente alla ricerca di una testimonianza di empatia che la fotografia doveva solo registrare in qualche modo.
La mostra chiuderà i battenti domenica 29 settembre. Si potrà visitare nei seguenti orari: da martedì a venerdì 14-20 e sabato domenica 11-20. Come tradizione del Craf, l’ingresso è gratuito.