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Июнь
2024

Disastro Italia, le colpe di Spalletti. Ma cambiare ct non è la soluzione

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Non è stato nemmeno necessario attendere il fischio finale del polacco Marciniak all'Olympiastadion di Berlino per dare il via alla caccia al colpevole del disastro azzurro. Che, come tradizione, è diventato il ct Luciano Spalletti, messo sul banco degli imputati per non aver presentato una nazionale all'altezza delle aspettative all'Europeo. Più dell'uscita negli ottavi di finale, decisivo il modo in cui è maturata: umiliati dalla Svizzera dopo esserlo stato nel girone dalla Spagna, convincenti solo con l'Albania, salvi in extremis nel match spareggio con la Croazia. Troppo poco, pur avendo raggiunto l'obiettivo minimo della seconda fase.

E adesso che si fa? Il partito di chi vorrebbe un passo indietro sotto forma di dimissioni è nutrito, spinto dall'enorme delusione per il nulla visto in campo. E ancor più di Spalletti, nel mirino c'è il presidente della Figc, Gabriele Gravina, alle prese con i tanti nemici di questi mesi di battaglie per le riforme. Un esercito che si è tenuto freddamente distante dalla spedizione azzurra in terra di Germania e che ora è pronto a chiederne conto. Ma questo è un altro tema; la pancia dei tifosi punta dritto alle colpe del commissario tecnico che prometteva di far giocare l'Italia come il Napoli dello scudetto e, invece, ha messo in mostra una delle peggiori versioni della nazionale.

TUTTE LE COLPE DI SPALLETTI NEL DISASTRO ITALIA

Le responsabilità di Spalletti sono evidenti e vanno oltre la scarsa qualità tecnica della rosa a disposizione. Non abbiamo fuoriclasse, Donnarumma a parte, ma in Germania ci siamo presentati deprimendo anche quel poco valore di partenza. In sintesi:

1 - dal debutto con l'Albania fino all'umiliante prestazione con la Spagna, Spalletti si è lamentato della scarsa brillantezza e gamba della sua squadra. Siccome anche gli avversari sono approdati a Euro 2024 dopo una stagione massacrante, non solo i nostri, viene il dubbio che qualcosa sia stato sbagliato nella rifinitura fisica delle settimane che hanno preceduto il via;

2 - quattro partite, quattro interpretazioni (?!?) diverse: qual era l'identità dell'Italia? Non pervenuta in una girandola di cambi, ripensamenti, esperimenti tentati e abortiti, intuizioni presunte ed errori ripetuti;

3 - peraltro, se doveva essere una nazionale figlia del campionato (con il blocco Inter a fare da perno), perché abbandonare dopo i test negli Stati Uniti la difesa a tre con tutto quello che ne consegue? Col risultato di deprimere ulteriormente anche i giocatori di riferimento, quasi tutti fuori posizione rispetto al club;

4 - aver insistito su alcuni fedelissimi non ha pagato. Il caso più esemplare è quello di Di Lorenzo, in evidente difficoltà fisica e psicologica forse anche per le scorie della stagione fallita dal Napoli e per i problemi di calciomercato. Contro la Svizzera il lancio di Fagioli al posto dell'esperto Jorginho (prima difeso) non ha pagato;

5 - poi la questione della tensione eccessiva che ha accompagnato gli ultimi dieci giorni, come se la sconfitta contro la Spagna avesse minato dalle fondamenta la tenuta di tutto il gruppo tecnico. Al di là delle liti (rientrate) con i giornalisti, un crescendo di psicosi che evidentemente non ha aiutato. A questo proposito è stata evidente la distanza con la serenità di Mancini e del suo gruppo di lavoro nel 2021.

SPALLETTI: DIMISSIONI O SI VA AVANTI?

Spalletti ha un contratto fino al 2026 che copre anche il Mondiale negli Stati Uniti. Un ingaggio da 3 milioni di euro netti che pesa sulla casse della Federcalcio ma che è in linea con il valore di mercato di un tecnico arrivato sulla panchina azzurra dopo il divorzio dal Napoli scudettato. Il capolavoro della sua carriera. Tra tante colpe, va ricordato che Spalletti è salito in corsa sulla barca della nazionale abbandonata nel cuore dell'estate 2023 da Roberto Mancini col rischio di compromettere la qualificazione a Euro 2024.

Quando dice di non aver avuto tempo di trasmettere le sue conoscenze al gruppo, Spalletti dice la verità. E' arrivato in Germania con sole 10 partite di cui le prime 6 giocate "spalle al muro" per evitare di restare a casa, senza possibilità di fare altro se non gestire l'emergenza. Poi le amichevoli con Venezuela, Ecuador, Turchia e Bosnia. Troppo poco per chiunque, a maggior ragione per un allenatore da campo con concetti tattici definiti e complessi da mandare a memoria.

Negare questo significa negare la realtà. E, dunque, pensare che la soluzione ai mali del calcio italiano sia azzerare di nuovo tutto, cacciare Spalletti e ripartire da un altro ct è un pensiero facile ma sbagliato. In settembre partirà la Nations League e gli azzurri sfideranno Francia, Belgio e Israele. Tra un anno sarà l'ora delle qualificazioni al Mondiale 2026, il vero appuntamento da non mancare. Ecco, meglio un patto chiaro: la Nations League come laboratorio per costruire qualcosa cancellando isterie ed errori di questo Europeo. E' l'unica via anche se la meno popolare nelle ore del processo a senso unico.

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