In Russia inizia a porte chiuse il processo per spionaggio contro Evan Gershkovich: “Una farsa”
Spia? O capro espiatorio? Il processo a Evan Gershkovich è iniziato. A distanza di 15 mesi dall’arresto, il giovane corrispondente del Wall Street Journal è comparso alla barra degli imputati al tribunale di Yekaterinburg. L’accusa è quella di «spionaggio». Ma sono tanti gli osservatori che la considerano del tutto infondata, inventata di sana pianta da Mosca per colpirlo. Un’imputazione «fabbricata», assicura il Wall Street Journal parlando apertamente di «processo farsa».
Le autorità russe sostengono che il reporter americano abbia raccolto «informazioni segrete» su una fabbrica di carri armati su «istruzione della Cia». Ma non presentano nessuna prova. Il processo si svolge a porte chiuse, in segreto. In un momento storico in cui in Russia la libertà di stampa è quotidianamente calpestata e il dissenso represso.
Oggi i giornalisti erano in aula poco prima che iniziasse l’udienza. Poi sono dovuti uscire. Gershkovich, chiuso in una «gabbia di vetro», aveva i capelli rasati, come molti detenuti in Russia. Appariva relativamente sereno, con un sorriso appena accennato sulle labbra. Gershkovich è il primo giornalista americano arrestato con accuse di «spionaggio» in Russia dai tempi sovietici. Rischia 20 anni di reclusione. Ma molti ritengono che dietro la sua vicenda vi siano in realtà le tensioni tra Mosca e Washington. In questi anni, diversi cittadini americani sono stati arrestati per accuse ritenute di matrice politica o dei pretesti del Cremlino per poter poi usarli come «pedine di scambio».
Non è da escludere che anche Gershkovich possa un giorno essere rilasciato in uno scambio di detenuti tra Russia e Paesi occidentali. Del resto, Putin stesso ha lasciato intendere di essere disposto a liberarlo in cambio di Vadim Krasikov, un presunto ex agente dell’intelligence russa detenuto in Germania con l’accusa di aver ucciso un ex comandante dei separatisti ceceni. E una frase sibillina è stata pronunciata oggi dal numero due della diplomazia russa Sergey Ryabkov, che ha invitato Washington a «considerare seriamente» dei non meglio specificati «segnali» sul caso che a suo dire gli Usa avrebbero ricevuto «attraverso canali appropriati». Non si sbilancia invece il portavoce del Cremlino che, incalzato dai cronisti, si limita a dire che quello degli scambi di detenuti è un argomento che «ama il silenzio» e per il quale bisogna attendere la sentenza. Ma intanto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, afferma che il governo Usa sta «continuando a lavorare per il rilascio» del giornalista. «Stiamo facendo tutto il possibile», ha dichiarato Kirby. Parole che, assieme a quelle di Putin, fanno pensare a possibili trattative.
Gershkovich per ora resta però dietro le sbarre e ha trascorso gli ultimi 15 mesi in un’angusta cella del famigerato carcere Lefortovo di Mosca. La prossima udienza è fissata per il 13 agosto, cioè tra quasi due mesi, cosa che fa pensare che il processo possa andare per le lunghe.
L'articolo In Russia inizia a porte chiuse il processo per spionaggio contro Evan Gershkovich: “Una farsa” proviene da Globalist.it.