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Июнь
2024

Grado e Marano, la vita nella Laguna raccontata dal Dna lasciato dagli organismi

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Grado e Marano, la vita nella Laguna raccontata 


dal Dna lasciato dagli organismi

foto da Quotidiani locali

TRIESTE. La biodiversità della fauna ittica della Laguna di Marano e Grado, una delle zone umide costiere più importanti del Mediterraneo, è stata studiata per la prima volta attraverso l’analisi del Dna ambientale, il materiale genetico che gli organismi rilasciano nell’ambiente in cui vivono e si muovono. Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto Interreg Italia– Croazia Argos su incarico dato a Ogs dalla Direzione centrale Risorse agroalimentari, forestali e ittiche (Servizio Caccia e Risorse ittiche) della Regione ed ha avuto anche il supporto dell’Nbfc (National Biodiversity Future Center)-Pnrr.

L’analisi molecolare è un metodo efficace e non invasivo che si è dimostrato valido quanto i metodi di campionamento più tradizionali, ovvero la pesca con rete, utilizzati per avere dati sulla biodiversità e per confrontare le due metodologie. È quanto spiega Elisa Banchi, ricercatrice della Sezione di Oceanografia dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale – Ogs, autrice dello studio condotto insieme a colleghe e colleghi di Arpa Fvg e Stazione Zoologica Anton Dohrn e di recente pubblicato sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science.

«I risultati ottenuti hanno fornito importanti informazioni per l’implementazione delle future strategie di conservazione e gestione della laguna. Si tratta di uno studio pilota che sicuramente potrà essere ampliato nel prossimo futuro», aggiunge Valentina Tirelli, ricercatrice della sezione di Oceanografia dell’Ogs, coordinatrice dello studio. «L’implementazione della genetica alle attività di monitoraggio tradizionale contribuisce a valorizzare la biodiversità locale e individuare la presenza di specie non autoctone anche se rare – commenta Sergio Stefanni, ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn e coautore dello studio –. Questo lavoro è un ottimo esempio di integrazione di competenze complementari per fornire informazioni utili per una gestione sostenibile delle risorse legate alla pesca».