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Vino alla diglicerina a Broni, 6 a processo per frode

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BRONI. Nei campioni di vino sequestrati alla cantina di Broni nel 2021 c’erano, per la procura, additivi vietati, tra cui la diglicerina e il metossi-propandiolo. Sostanze assenti per le difese degli imputati. La giudice Luisella Perulli ha deciso che per approfondire la questione serve un processo. Sono stati quindi tutti rinviati a giudizio i sei imputati a cui la procura contesta la frode in commercio e alterazione di etichette. Davanti al giudice Valentina Nevoso si presenteranno, il 18 settembre, l’ex presidente di Terre d’Oltrepo Andrea Giorgi, che è stato in carica fino a gennaio 2022 (nel frattempo il Consiglio di amministrazione è stato rinnovato), e i due enologi Alessio Gaiaschi, di Golferenzo, e Andrea Rossi, di Stradella. Imputati anche tre agricoltori: Luca Bellani, rappresentante della tenuta Cà di Frara di Mornico Losana, Giovanni Maggi, della cascina La Torre di Bosnasco e Giovanni Covini, dell’azienda agricola Covini di Stradella.

Le accuse

Sono accusati di frode in commercio per avere messo in commercio come genuine sostanze alimentari non genuine e di avere alterato le indicazioni geografiche tipiche dei prodotti. Nell’ambito di questa indagine la procura aveva sequestrato oltre 52mila litri di vino rosso (poi dissequestrati) e anche diverse migliaia di bottiglie di spumante Metodo classico. L’inchiesta era nata da un esposto presentato da un laboratorio a cui si era appoggiata Eurospin a seguito dell’analisi su un lotto di spumante Metodo Classico (circa 20mila bottiglie) acquistato da Terre d’Oltrepo, che aveva evidenziato la presenza di una sostanza adulterante, nella fattispecie “diglicerina ciclica”, un additivo che serve ad ammorbidire il vino ma che è vietato. Ieri si è svolta l’udienza pre-dibattimentale, una tappa prevista dalla riforma Cartabia in cui il giudice deve valutare se andare avanti con il giudizio oppure se ci sono elementi per prosciogliere gli imputati.

Le difese

I difensori Gabriele Roveda, Gianmarco Brenelli, Luca Angeleri e Giulia del Poggio avevano chiesto il proscioglimento. «È un processo che investe alcuni aspetti tecnici che devono essere approfonditi – dichiara Angeleri, difensore di Maggi e Covini –. Abbiamo prodotto analisi che dimostrano la nostra estraneità ai fatti ma dall’altra parte vi sono gli accertamenti svolti dalla procura: affronteremo con serenità il dibattimento certi di chiarire in quella fase ciò che non si è potuto approfondire in sede predibattimentale».