Guardia di Finanza di Trieste: «Imprese in Slovenia per frodare il fisco e traffici di contante per reinvestire il nero»
TRIESTE. Girano contanti a fiumi lungo i confini di Trieste e della regione: 11 milioni di euro, tanti ne ha intercettati la Guardia di finanza nell’ultimo anno. Gran parte non dichiarati. Destinati a cosa? Spesso per acquisti in nero, riciclaggio. Ed è sempre sfruttando la posizione di frontiera che alcune attività, anche nel capoluogo, hanno collocato la residenza all’estero, Slovenia compresa, facendo però affari in Italia, in particolare nel commercio online. «Sono fenomeni di evasione fiscale internazionale», osserva il comandante regionale delle fiamme gialle, il generale di Divisione Giovanni Avitabile mentre commenta i dati di dodici mesi di attività con a fianco il generale di Brigata Michele Pallini, comandante provinciale.
Oggi il corpo festeggia il 250° anniversario della fondazione: l’appuntamento con le autorità è fissato a San Giusto, alle 10, davanti al monumento ai Caduti.
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Generale Avitabile, Trieste e la regione confermano quell’immagine più o meno virtuosa di un territorio dove i cittadini pagano le tasse e dove fenomeni come il riciclaggio, le truffe fiscali, pur presenti, non si radicano attraverso vere e proprie organizzazioni criminali?
«La regione e anche la provincia di Trieste contano su un livello di legalità economico finanziaria marcato. Qualcosa che non va c’è, ma in misura meno rilevante rispetto ad altre zone dell’Italia. Abbiamo compiuto ad esempio varie indagini sui crediti d’imposta legati ai bonus edilizi, da cui emergono frodi in tutta la regione. Anche se poi le ditte hanno sede altrove. Nell’ultimo anno ci siamo focalizzati in particolare sulle frodi fiscali internazionali».
L’esterovestizione?
«Sì, italiani che trasferiscono la residenza fiscale al di fuori del territorio nazionale, ad esempio in Slovenia, pur avendo interessi economici in Italia. Lo fanno per poter beneficiare di regimi fiscali più agevolati. Il settore è soprattutto quello del commercio online. Abbiamo puntato l’attenzione sul fenomeno consentendo recuperi sottoposti all’Agenzia delle entrate».
Transita sempre molta valuta sul confine.
«Nell’ultimo anno nella zona confinaria regionale, ma anche in porto, abbiamo intercettato 11 milioni di euro. La metà a Trieste. Sono flussi quotidiani: cittadini italiani e dell’Est Europa che passano il confine con cifre talvolta di poco superiori ai 10 mila euro, altre di 20, 30, 50, 100 mila. Contanti che alimentano un mondo sommerso, anche acquisti di case in nero, e che possono essere il frutto di condotte illecite».
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Sul fronte dell’evasione fiscale si è notato un incremento?
«Abbiamo scoperto 234 evasori totali in regione, di cui 68 a Trieste, in particolare nel comparto del lavoro autonomo con prevalenza del settore commerciale online. Tra questi rientrano anche i casi di evasione fiscale internazionale».
Si tratta di un aumento a Trieste?
«Sì, di circa il 10%. Ma l’andamento, negli ultimi anni, è stabile».
Considerando la crescita del comparto turistico, ci sono segnali di riciclaggio nell’alberghiero e nella ristorazione?
«Il nostro monitoraggio è ampio, proprio per osservare come la ricchezza si muove sul territorio in termini di investimenti, di nuove attività economiche o di attività economiche già operative ma rilevate da terzi. C’è il rischio che il fiorire del comparto turistico possa celare investimenti di capitali di provenienza non chiara. L’attenzione è alta, anche se ultimamente non abbiamo rilevato segnali concreti. Questo è uno degli ambiti su cui siamo molto impegnati».
Avete riscontrato truffatori tra chi ha beneficiato dei bonus dell’edilizia?
«Abbiamo avviato diversi filoni investigativi: le frodi legate ai bonus ammontano a un valore di oltre 164 milioni di euro. Va precisato, però, che si è partiti da contesti locali individuati su operazioni o società che inizialmente riguardavano il territorio regionale, ma ricostruendo la catena dei crediti fittizi ci si è accorti che gli interessi erano radicati altrove».
Novecento lavoratori in nero in Fvg, di cui 105 a Trieste. In quali settori?
«Il fenomeno è trasversale: ristorazione, turismo, edilizia. O quello dei rider, come scoperto in un’ indagine a Trieste, dove nei mesi scorsi abbiamo trovato quaranta addetti non regolari».
La vostra attività si estende al controllo di tutti i traffici illeciti: merci contraffatte, valuta, oli minerali, sigarette di contrabbando e stupefacenti.
«Abbiamo eseguito sequestri imponenti di merce contraffatta, ad esempio. Per quanto riguarda le sostanze stupefacenti, invece, a livello regionale abbiamo sequestrato quasi mille chili di droga, disarticolando, sotto la direzione della DDA di Trieste, anche organizzazioni criminali ramificate in tutta Europa».