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Июнь
2024

Maturità, il voto dei leader: dal 60 di Meloni e Renzi al 48 di Tajani e Salvini

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maturità

Magari qualcuno della “propaganda” riuscirà pure a dire che il 60 preso da Giorgia Meloni alla maturità non fosse sui sessantesimi di allora ( e quindi il voto più alto) ma il minimo sindacale attuale, in cui si arriva fino a cento per celebrare talento e merito. Due notti prima degli esami, rito collettivo più […]

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Magari qualcuno della “propaganda” riuscirà pure a dire che il 60 preso da Giorgia Meloni alla maturità non fosse sui sessantesimi di allora ( e quindi il voto più alto) ma il minimo sindacale attuale, in cui si arriva fino a cento per celebrare talento e merito.

Due notti prima degli esami, rito collettivo più mitologico che fattuale, arrivano i voti dei leader politici ai tempi della loro maturità.

Anche Renzi, Conte e Schlein presero il massimo alla maturità

Oltre al Presidente del Consiglio anche altri leader politici possono vantare il massimo ( tra i sessanta di un tempo e i cento introdotti qualche anno fa): tra loro la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein e due ex inquilini di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte e Matteo Renzi. 48/60, invece, per i due vice-Presidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani. Sia Giorgia Meloni che Elly Schlein, pur avendo preso il massimo, non si riconoscono come “secchione”, mentre Antonio Tajani si autodefinisce, “uno studente un po’ svogliato”. Matteo Renzi, invece, si autodefinisce, “Mezzo e mezzo nel senso che sono uscito bene dal liceo, con 60-60esimi. Però, prima, sono anche stato rimandato in Scienze, al quarto anno. Penso di essere stato l’unico al Classico”.

Quando la Scuola boccia i geni

Al di là delle curiosità di casa nostra l’elenco di geni e menti brillanti che andavano male a scuola è infinito. Oltre al caso clamoroso di Einstein, che lasciata la Germania per la Svizzera non fu ammesso agli esami nonostante(ovviamente) eccellesse in matematica e fisica. Steven Spielberg non riuscii a conseguire il diploma e , con lui, Charles Dickens.

Ma forse i due casi più eclatanti di come a volte la scuola possa non comprendere e involontariamente fare la fortuna dei talenti riguardano Anthony Hopkins e Michael Phelps. Hopkins fu trattato come disadattato e ai genitori fu detto di, “fargli fare teatro per distrarlo dalle sue abitudini”, non sapendo di contribuire alla formazione di uno dei più grandi attori della storia.

Michael Phelps da bambino aveva l’Adhd. Alla madre, disperata, dissero testualmente: ” Fategli fare nuoto così passa il tempo”: 24 medaglie d’oro olimpiche sono nate con quella dichiarazione…

 

 

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