La sperimentazione è ciò che distingue la vera medicina dalla cialtroneria
Cosa distingue la medicina dalla ciarlataneria? La risposta sembra facile: la sperimentazione. Se si vuole dimostrare che un farmaco funziona, si selezionano due gruppi di pazienti, quanto più possibile simili per età, sesso, provenienza etnica, e altre eventuali patologie.
Ad un gruppo viene somministrato il farmaco, all’altro un placebo. Il paziente non sa cosa ha assunto, e non lo sa nemmeno il medico che lo ha somministrato. Soltanto a sperimentazione terminata viene rivelato se il paziente era nel gruppo trattato o in quello del placebo. Se il trattamento ha funzionato, ci sarà una differenza statistica tra i due gruppi.
Ma se questa medicina basata sull’evidenza statistica ha consentito i progressi di cui oggi godiamo, le cose stanno ora diventando sempre più complicate. E se il farmaco in questione funzionasse solo in un piccolo gruppo di pazienti e non in tutti? O se addirittura fosse disegnato per essere efficace soltanto in un singolo paziente individuale? Due esempi illustrano bene questa esasperazione del concetto di medicina altamente personalizzata. Il primo viene dal mondo dei tumori.
A luglio dello scorso anno, sulla scia del successo dei vaccini a Rna contro il Covid, Moderna e Merk hanno annunciato il lancio di una sperimentazione su più di 1000 pazienti con il melanoma. La sperimentazione è basata sulla vaccinazione personalizzata. Da ciascun paziente il melanoma viene rimosso chirurgicamente, e ne viene determinata la sequenza del Dna; basandosi su questa informazione, viene generato un vaccino a Rna che contiene fino a 34 Rna messaggeri che esprimono i geni mutati. Ogni vaccino è unico e specifico per ciascun paziente. Dieci giorni fa, al congresso dell’American Society of Clinical Oncology a Chicago sono stati presentati i primi risultati. In quasi la metà di 157 pazienti trattati finora con questo vaccino, insieme a un anticorpo che aumenta la risposta immunitaria, il tumore non si è ripresentato.
Un approccio analogo è anche portato avanti da BioNTech, che ha prodotto il vaccino per il Covid commercializzato da Pfizer, in collaborazione con il gigante biotech Genentech in California per il tumore del pancreas. Una sperimentazione pilota su 16 pazienti condotta già lo scorso anno ha mostrato come, anche in questo caso, il tumore non si è ripresentato per almeno 18 mesi in metà dei pazienti trattati.
Un esempio ancora più estremo di terapie personalizzate viene dal mondo delle malattie genetiche. La capacità di sequenziamento del Dna ha ormai allungato in maniera impressionante la lista delle mutazioni che sono responsabili di oltre 5000 malattie ereditarie. Alcune di queste malattie sono relativamente frequenti, ma le mutazioni nei geni responsabili sono diverse nei singoli pazienti. In altri casi, le malattie sono molto rare.
Già nel 2017 Richard Horgan, quando era ancora uno studente a Boston, aveva fondato l’organizzazione non profit Cure Rare Disease, con lo scopo di curare Terry Horgan, suo fratello affetto da distrofia muscolare. Nel 2019, Richard aveva messo insieme un team di scienziati di diverse università per sviluppare una terapia basata sull’editing genetico, che aveva come obiettivo quello di curare in maniera specifica la mutazione presente nel Dna del fratello. La terapia fu effettivamente somministrata nel 2022, ma Richard morì 8 giorni dopo l’infusione, probabilmente a causa di una risposta immunitaria contro il virus. Questo non sembra aver scoraggiato Cure Rare Disease, che ha altre 18 terapie sperimentali personalizzate in fase di sviluppo, ciascuna delle quali ha come obiettivo quello di curare un singolo bambino.
Pochi mesi fa è anche morta in India Uditi Sara, una bambina indiana con una malattia genetica ultrarara che progressivamente altera le funzioni del cervello. Si conoscono solo pochissimi casi di questa malattia in tutto il mondo. La famiglia di Uditi, molto facoltosa, aveva commissionato una terapia genetica prima a un team di ricercatori negli Stati Uniti e poi ad un altro a New Delhi.
I due team hanno ingaggiato una corsa contro il tempo per sviluppare un trattamento basato su una nuova tecnologia di editing genetico preciso per correggere il difetto della bambina. Ma è stata una corsa vana: Uditi è progressivamente peggiorata ed è mancata in ottobre prima che la terapia potesse essere somministrata.
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