Elezioni europee, tutti i programmi delle liste che si candidano a Nordest
I programmi, questi sconosciuti. Zero citazioni del dramma che sta vivendo un intero popolo da due anni in Ucraina (si parla solo di porre fine al conflitto e la Lega confina la questione all’ultimo posto), imbarazzati equilibrismi su Gaza e Israele (come quelli del Pd, che non cita neanche il blitz del 7 ottobre). Per il resto, netto schierarsi a favore di un’Europa che dovrebbe essere un unico grande Stato - per Renzi, Calenda e in parte per i Democratici - o viceversa per un’Europa “dei popoli e delle nazioni”, ovvero una somma di stati ben separati tra loro, tanto per dirla con Giorgia Meloni.
Tante adesioni (e altrettanti stop) alla costruzione di una difesa comune, ma con sfumature molto diverse; e le spinte d’ufficio alla transizione ecologica dell’economia, ma con precisi paletti (se non muretti) alzati dalla destra.
Tanto per dire: Fdi e Lega si scagliano contro “il green deal delle sinistre”. Titoli ad effetto: alcuni ambiziosi, se non presuntuosi: come quello “Con Giorgia, l’Italia cambia l’Europa”, altri visionari, come “Stati uniti d’Europa” di Renzi e Bonino; altri ad uso di slogan, vedi i manifesti della Lega: “Più Italia, Meno Europa”, “Superare il green deal, ritorno del buonsenso”, “Difesa delle auto italiane” e così via.
Nessuno lo sa, ma i partiti italiani hanno sfornato i loro programmi in vista delle europee del 9 giugno. Nessuno lo sa perché non è il cuore del dibattito, concentrato più sulle frasi ad effetto di questo o quel candidato.
Con il paradosso che gli italiani, almeno quelli che andranno alle urne (astensione record in vista, secondo i sondaggisti), non sapranno bene non solo per chi, ma neanche per cosa votare. Infatti gran parte dei leader cocchieri, quelli che guideranno le carovane dei candidati alla battaglia, poi, una volta eletti con migliaia di preferenze vergate sulle schede, gireranno i tacchi per tornarsene in patria: vedi i casi di Giorgia Meloni, Elly Schlein, Carlo Calenda. E sui programmi, la speranza è affidata all’ultimo miglio, ovvero all’ultima fase della campagna elettorale, quando si spera escano fuori proposte sull’Europa che ogni candidato porterà all’attenzione del parlamento europeo una volta eletto.
Lo scontro più diretto è sulla sostenibilità ambientale, che la sinistra caldeggia e la destra osteggia nelle sue forme più radicali; le assonanze sono sull’anelito per una “pace giusta”. Fratelli d’Italia sforna un programma di venti pagine, quindici capitoli, da “Europa del lavoro”, a Salute, diritti e libertà”, da “Obiettivo natalità” a “superare l’austerity”. Sull’ambiente c’è uno stop netto, titolato, “Difendere la natura senza eco-follie” e così articolato: “il raggiungimento degli obiettivi climatici deve essere economicamente e socialmente sostenibile, senza approcci ideologici, obiettivi irraggiungibili e oneri sproporzionati per cittadini e imprese. Sulla guerra questo è l’input: “L’Europa ha accumulato un ritardo nello sviluppo di una vera politica estera e della capacità comune di difesa che le attuali minacce internazionali ci chiedono di recuperare rapidamente”. E via con l’impegno per una pace giusta in Ucraina e per affermare il principio “due popoli, due Stati” in Medio Oriente.
La Lega osteggia un esercito comune europeo ma appoggia il “sostegno all’autodifesa dell’Ucraina”, caldeggiando “sforzi diplomatici per porre fine al conflitto anziché favorire sconsiderate escalation militari”. Anche il Pd si appella alla diplomazia per “far cessare il conflitto e costruire una pace giusta” ma è per “creare un esercito comune europeo e sostenere la resistenza del popolo ucraino di fronte all’aggressione russa».
E su Gaza chiede un cessate il fuoco immediato per fermare il massacro rilanciando la soluzione di “due popoli, due stati”. I più netti sul nodo cruciale delle guerre sono i 5stelle, Forza Italia e Calenda.
Il primo capitolo del programma del M5s è “Riportare la pace in Europa” dove si lancia la proposta di una Conferenza di pace per fermare la guerra in Ucraina e si difende il riconoscimento dell’Unione europea dello Stato della Palestina. Dalla parte opposta, Forza Italia al primo punto invoca “una sicurezza e difesa comuni”, un rafforzamento della Nato e si schiera nettamente a fianco di Israele. La lista di Calenda, “Siamo europei” vorrebbe addirittura un futuro esercito europeo capace di contenere la minaccia russa. Ma quel che si capisce bene, scorrendo le decine di pagine dei programmi sui siti dei partiti, è chi nell'Europa ci crede ancora e chi no.
Ecco tutti i programmi delle liste
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