Fratoianni si pente e scarica Soumahoro: candidarlo fu un errore. Ma ci ricasca con la Salis…
Con elezioni alle porte, il tema della scelta delle candidature è centrale e induce i vari leader a ripensamenti e correzioni, specie chi – in vista dell’agone europeo – è dato dai sondaggi in affanno per il raggiungimento della soglia di sbarramento e non può certo concedersi il lusso di “errori in corsa” o scivolate prima ancora di raggiungere il traguardo. E allora, sarà un po’ per rassicurare sull’alternativa della proposta di Ilaria Salis. Sarà un po’ per ribadire una indispensabile presa di distanza dagli sbagli del passato, fatto sta che Nicola Fratoianni, leader di Alleanza Verdi Sinistra, torna a parlare di Aboubakar Soumahoro e della sua candidatura, e a dichiararsi – dopo un lungo tira e molla e sospensioni di giudizio parcellizzate qua e là – pentito di quella scelta rivelatasi un boomerang.
Fratoianni si pente per Soumahoro ma rilancia sulla Salis
Sì, fu un errore candidare Aboubakar Soumahoro alle elezioni politiche del 2022: «Eravamo convinti che quella figura potesse dare più visibilità alla battaglia per i migranti», spiega Fratoianni tornando sullo scandalo che ha coinvolto il sindacalista di origini ivoriane candidato da Avs. Ma, aggiunge anche il leader di Sinistra Italiana e di Alleanza Verdi e Sinistra, «penso che le vicende che hanno coinvolto moglie, suocera e cognati abbiano totalmente compromesso le battaglie politiche contro il lavoro sfruttato».
In altre parole: quel sindacalista che con un coup ce théatre si presentò in Aula con gli stivali infangati, e che doveva incarnare l’icona della battaglia per i migranti, finito al centro delle polemiche per i guai giudiziari delle cooperative di famiglia, ha finito per infangare la sua immagine e quella che i suoi pigmalioni politici avevano ritagliato per lui e per l’alleanza verdi e sinistra. E ora chi lo promosse, se ne rammarica…
Fratoianni scarica definitivamente Soumahoro
Intanto il simbolo della battaglia per i migranti è inesorabilmente precipitato dagli altari che lo omaggiavano come eroe-simbolo alle polveri delle inchieste familiari e, dunque, diventando motivo di imbarazzo da cui dissociarsi il prima possibile. E da lì, come noto, la rottura con il partito, e la sospirata presa di distanza dei leader. Così, come ricorda tra gli altri Il Giornale, oggi «ai microfoni del Tirreno Fratoianni è tornato a parlare di quella scelta: “Eravamo convinti che quella figura potesse dare più visibilità alla battaglia». E allora, meglio archiviare quell’errore di percorso e ribadire di aver cambiato strada: puntando su un’altra causa e affrontando altre polemiche.
Meglio archiviare e cambiare causa…
E con una sterzata ad hoc, il leader di Alleanza Verdi Sinistra passa a commentare la candidatura di Ilaria Salis: scelta che ha inevitabilmente scatenato altri appunti indirizzati al partito. Recriminazioni su cui Fratoianni passa un veloce colpo di spugna, e rilancia: «Pensiamo che l’Ungheria di Orban sia un Paese che non solo comprime i diritti umani fondamentali come il diritto al giusto processo, ma li calpestano modo clamoroso come abbiamo visto in questi lunghi 16 mesi in cui Ilaria è stata rinchiusa nel più antico carcere di Budapest – spiega sempre a II Tirreno – . Noi la candidiamo perché vogliamo che l’immunità la sottragga da un ingiusto processo».
Fratoianni e Avs: dopo Soumahoro, tocca alla Salis
Insomma, cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: depennato dalla lista dei beniamini rossi il sindacalista ivoriano – non senza rimorsi, pentimenti e recriminazioni pari alla retorica e alla propaganda plastica degli inizi della candidatura di Soumahoro – via con un’altra candidata simbolo. Perché, sembra di dedurre, il nome e il caso altisonante del momento possono fruttare risultati elettorali più convincenti di tante proposte programmatiche politiche. Agli elettori, poi, l’ardua sentenza…
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