Swiatek un rullo compressore cui non si sottrae neppure Sabalenka, la più fiera rivale. Ma perché lo è così soltanto sulla terra battuta? [VIDEO]-
Non poteva essere bella e avvincente come la finale di Madrid, conclusa 7-6 al terzo e vinta da Iga Swiatek annullando tre matchpoint alla Sabalenka, ma non è stata una brutta finale – come ho già avuto modo di dire nel video che forse avete visto sul sito o su You Tube – anche se a giudicare dal solo punteggio (6-2,6-3) si potrebbe pensare all’ennesima “passeggiata” della ragazza polacca sulla bielorussa.
E’ vero che Iga nelle sue tre vittoriose finali romane ha perso soltanto 9 game – 6-0, 6-0 alla Pliskova, 6-2,6-2 alla Jabeur e 6-2, 6-3 alla Sabalenka – però dopo un primo set abbastanza a senso unico (la bielorussa è arrivata una sola volta a 40 pari sul servizio della polacca, ma ha perso il game di battuta nel terzo e nel settimo game), nel secondo c’è stato equilibrio e lotta.
Aryna non è riuscita a trasformare 5 palle break per il 2-0 e altre 2 per il 3-1. In quei frangenti ha quasi sempre servito piuttosto bene la Swiatek, con velocità di crociera delle sue prime sempre intorno ai 191 km orari – sì, proprio così, non 190 o 192 ma un’infinità di volte a 191, quasi avesse quella sorta di speed limit che hanno certe automobili – ma la Sabalenka ha sulla coscienza almeno due palle break sprecate. E nei punti immediatamente successivi anche risposte gratuitamente in rete su seconde palle di battuta a 130 km della Swiatek, quindi non irresistibili.
Nessuno può sapere se la Swiatek sarebbe entrata un minimo in crisi nel caso qualcuna di quelle palle break fosse stata trasformata, o se la Sabalenka avrebbe avuto un’erezione agonistica, ma anche così il livello della finale è stato buono e ha confermato che le due ragazze sono decisamente le più forti del mondo. Con un considerevole gap nei confronti di tutte le altre. E non è detto che la Swiatek vinca sempre, anche se sembra più forte e ha battuto sulla terra rossa Aryna 5 volte su 6 (e 8 su 11 su tutte le superfici). Ma, insomma, nei confronti della bielorussa, non appare nel corso di un match così tanto più forte come sembra invece quando gioca con la n.3 del mondo, Coco Gauff, o la n.4, Elena Rybakina.
La Sabalenka, forse anche perché accompagna ogni suo colpo con quelle grida strozzate da sala parto, dà la sensazione di tirare più forte, però non sono sicuro che sia vero: Iga gioca dei dritti, sulle palle appena un po’ più alte, che sembrano smash, tanto sono potenti…oltre che incredibilmente profondi.
Non so quanti suoi dritti sono finiti a pochi centimetri dalla riga di fondo, eppure non c’è dubbio che il rovescio sia il suo colpo migliore. Quello incrociato non lo sbaglia praticamente mai. Quello lungolinea lo gioca spesso in …crescendo rossiniano. Uno, due, tre in successione, mentre l’avversaria cerca di riguadagnare il centro della riga di fondo e subisce quei lungolinea come diabolici contropiede.
Nel corso della finale è accaduto almeno tre volte, forse quattro.
Certo è che la Swiatek è un rullo compressore. Non ha ceduto un set in tutto il torneo, ha concesso 33 game in sei incontri e 12 set, significa che ha perso mediamente 2,75 game a set! La sola che è stata capace di conquistargliene 5 in un set è stata la Kerber. La cosa che più impressiona della polacca è che ha una velocità di piedi e di gambe come nessuno, un qualcosa che è fuori dal mondo!
Indubbiamente va a Parigi da superfavorita per vincere il suo quinto Slam, dopo 3 Roland Garros e 1 US Open. Mi chiedo soltanto come sia possibile che una tennista in grado di dominare i tornei sulla terra battuta come riesce a lei, non vinca altrettanto anche sulle altre superfici, quando tutti si dice che le varie superfici non sono più così diverse come una volta, ma sono assai più omogenee. Chi saprebbe rispondere?
A Roma le tenniste che hanno vinto almeno tre volte come Iga sono Sharapova e Bueno, ma c’è anche chi ha fatto meglio, e cioè Sabatini, Martinez e Serena Williams quattro volte e nessuna come Chris Evert che ha trionfato in cinque occasioni.
Sabalenka ha detto di non considerarsi una “underdog”, cioè una sfavorita classica…e ha ragione perché una n.2 non lo può essere, ma certo è anche vero che fino a oggi ha vinto solo due tornei sulla terra rossa (Madrid nel 2021 e 2023). E in questo torneo ha perso 2 set, al primo turno con Volynets e poi in ottavi con Svitolina. Ma all’inizio del torneo aveva addirittura messo in discussione la sua partecipazione, motivo per cui non era poi insoddisfatta del suo torneo.
Ma il dato per me più sorprendente è stato che a Roma nessuna finale, dal 1975 a oggi, si fosse mai giocata fra la n.1 e la n.2 del mondo. È stata una primissima volta. Davvero un aspetto curioso. Questo torneo è stato vinto da diverse n.1 del mondo (Evert, Navratilova, Graf, Seles, Hingis, Mauresmo,le due Williams, Clijsters, Jankovic, Safina, Sharapova, Pliskova, Halep…) ma o non lo erano al momento in cui hanno vinto Roma oppure non hanno battuto la n.2 in finale. Una serie di circostanze non banale, direi.
E la finale del singolare maschile, la più “alta” di sempre a Roma fra il tedesco di un metro e 98 e il cileno di due metri e 01?? È facile dare favorito Zverev. Però, attenzione a non sottovalutare Jarry. Il cileno, nipotino di Jaime Fillol, ha battuto due volte su quattro Zverev quando i due si sono affrontati sulla terra rossa, e l’ultima – a Ginevra nel 2023 – l’ha vinta proprio Jarry.
Io spero solo che sia una bella finale e per esserlo occorrerà che il tempo non faccia capricci facendoci rimpiangere quel tetto che non c’è e di cui si parla invano da anni. Per questa domenica finale del torneo le previsioni meteo da mezzogiorno in poi non promettevano nulla di buono. Speriamo si sbaglino.