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Май
2024

Dark Matter: una, nessuna, centomila vite

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Esiste un nostro «doppio» in un’altra dimensione? C’è modo di viaggiare nel multiverso per scoprirlo? Blake Crouch, autore del romanzo Dark Matter, svela a Panorama i segreti dell’omonima serie tv (ora in streaming) tratta dal suo libro. «Il continuum spazio temporale? È un mondo parallelo, paradossale, a forti tinte noir».

Cosa fareste se aveste una seconda possibilità? E poi una terza, una quarta, anzi un universo di alternative alla vostra vita reale, per prendere percorsi che non avete mai preso, tornare indietro e dire sì a una proposta di lavoro rifiutata, oppure per baciare una ragazza che non avete mai avuto il coraggio di avvicinare? L’idea del cosiddetto multiverso, che cambia le regole del continuum spazio temporale, è stata portata alla ribalta di recente da film come: Everything, Everywhere All at Once, Spider-Man: Across the Spider-Verse e Doctor Strange nel multiverso della follia. Il germe narrativo, che era già presente vent’anni fa in pellicole come Sliding Doors e The One, è oggi al centro di Dark Matter, nuova serie su Apple TV+. Ispirandosi al romanzo omonimo pubblicato nel 2016 da Blake Crouch, la trama segue la paradossale vicenda umana di Jason Dessen (Joel Edgerton), un fisico che ha scelto la strada dell’insegnamento rinunciando a perseguire il sogno di approfondire le proprie ricerche sulla meccanica quantistica pur di stare vicino all’amore della vita, la moglie Daniela (Jennifer Connelly) e al figlio Charlie (Oakes Fegley). Ma un giorno, uscendo da un bar, Jason viene aggredito e stordito. Al risveglio si trova in una versione alternativa della sua Chicago. Lui ora è a capo di un’azienda ipertecnologica, circondato da colleghi che ne salutano il ritorno dopo un viaggio (grazie a una sua invenzione) attraverso realtà alternative della propria vita. Frastornato, Jason tenterà di ritornare a casa da Daniela, ma comprende presto che un’altra versione di sé ha preso il suo posto a fianco della famiglia. «Dopo aver pubblicato il romanzo ho avuto l’idea di trarne un film, ma mi sono presto reso conto che era difficile comprimere la storia in due ore senza perdere gran parte delle diramazioni presenti sulla pagina scritta» racconta Blake Crouch a Panorama. «Perciò mi sono orientato verso l’idea di crearne una serie tv».

Il suo romanzo introduceva il multiverso già nel 2016. Come mai questo concetto è diventato così importante nella narrazione multimediale di questi ultimi anni?

Credo che la domanda su cosa sarebbe accaduto se avessimo fatto una scelta diversa a un certo punto della nostra vita, sia vecchia come il mondo. Tutti abbiamo rimpianti, rimorsi o semplicemente quando ci troviamo di fronte a un bivio non sappiamo quali saranno le conseguenze di una decisione. Inoltre penso che negli ultimi 15 anni i social media abbiano accentuato questo interesse per le possibili vite alternative.

Perché?

Perché ogni giorno scorrendo Facebook o Instagram ci misuriamo continuamente con la narrazione delle vite altrui, che spesso sembrano così interessanti, ricche, felici. Tutto questo è molto impegnativo psicologicamente, perché proiettiamo noi stessi in scenari ipotetici che vorremmo visitare. Oltretutto, siccome anche noi postiamo momenti della nostra vita, abbiamo sempre a disposizione varie versioni di noi stessi in diversi momenti, a volte più felici, altri più tristi, più giovani e più vecchi, e tutto questo accentua l’impressione di molteplici sé presenti nel medesimo tempo.

La serie ipotizza un macchinario per visitare queste realtà alternative. Quanto è difficile, quando si scrive di fantascienza, stimolare la fantasia facendo sì che la storia resti credibile?

In questo caso tutto parte dalla realtà. Una decina di anni fa alcuni scienziati hanno dimostrato le teorie di meccanica quantistica che ipotizzano come un oggetto possa trovarsi allo stesso tempo in due stati completamente differenti (come ipotizzava il paradosso del gatto di Schrödinger, secondo cui il felino, sottoposto a un esperimento, può essere contemporaneamente vivo e morto, ndr), riuscendo a far vibrare nel medesimo istante a frequenze differenti un wafer di silicio. Così ho iniziato a chiedermi: e se invece di un oggetto fosse un essere umano capace di compiere due azioni totalmente diverse in luoghi diversi? Dalla fisica negli ultimi anni sono arrivati spunti davvero interessanti per i narratori di fantascienza.

Quali?

In sostanza si è affermato che la realtà oggettiva non esiste e dipende soltanto dal punto di vista dell’osservatore. Non male per chi scrive racconti.

A proposito di realtà alternative e fantascienza, quali sono le fonti a cui si è ispirato?

Il tema del doppio è ampiamente presente nella fantascienza. Mi sono ispirato soprattutto al genere noir. Un esempio: sono sempre stato attratto dall’hotel in cui James Stewart aspetta la trasformazione di Kim Novak in Madeleine, la donna che amava in La donna che visse due volte. Inoltre Dark Matter è sicuramente debitrice delle atmosfere piene di cospirazione del cinema anni Settanta.

Jason visita varie alternative, alcune paradossali, della propria vita. Qual è stata la più divertente da trasferire dalla pagina scritta al set?

Credo quella in cui arriva a Chicago e trova una sorta di glaciazione perenne. Abbiamo girato in città in pieno inverno, e come se non bastasse la temperatura a congelare Joel e Alice, a rendere tutto molto realistico ci hanno pensato enormi attrezzature in grado di creare quintali di neve.