Il Montenegro in corsa verso l’Ue, l’appoggio di Berlino: «Sì al 2028»
BELGRADO L’allargamento della Ue ai Balcani? Al palo, malgrado le promesse e le rassicurazioni di Bruxelles. Ma non del tutto. C’è un Paese della regione che, dopo aver rallentato nella corsa verso la bandiera blu a dodici stelle a causa di instabilità interna e fratture istituzionali, ha ritrovato lo scatto che aveva in passato. E mira ora a un obiettivo ambizioso, ma che sembra a portata di mano per la nuova giovane leadership europeista, soprattutto dopo l’importante “endorsement” della Germania: l’ammissione nella Ue nel giro di quattro anni.
Si tratta del piccolo Montenegro, già oggi in pole per l’adesione, con tutti i capitoli negoziali con la Ue aperti e tre chiusi, in trincea per fare i progressi richiesti da Bruxelles sui capitoli 23 e 24 - stato di diritto, giustizia, corruzione - e poi accelerare. L’obiettivo: diventare un membro Ue addirittura nel 2028, ben prima di quel 2030 che l’attuale presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha auspicato come data per integrare i Balcani occidentali. Il Montenegro «ha fatto progressi considerevoli in tema di riforme, in particolare per lo stato di diritto» e tutto indica che il 2028 potrebbe essere l’anno giusto, ha così confermato uno dei leader dell’Ue che conta, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che nei giorni scorsi ha accolto a Berlino il giovane premier europeista montenegrino, Milojko Spajić, uno dei simboli di quella nuova dirigenza salita al potere a Podgorica l’anno scorso spazzando via la leadership che per più di trent’anni aveva fatto il bello e il cattivo tempo.
«Ho visto i significativi progressi compiuti dal Montenegro nell’ultimo periodo», ha continuato Scholz, aggiungendo che «ciò che colpisce è la vostra ambizione a chiudere il maggior numero di capitoli negoziali nel minor tempo possibile». «Con questa velocità» raggiunta, ha detto il Cancelliere all’omologo montenegrino, «completare il processo» di adesione «nei prossimi quattro anni è un’ambizione realistica». E la Germania - promessa di peso - «vi darà sostegno a tutti i livelli».
Non sono parole vuote. Podgorica vuole davvero staccare il “gruppone” degli altri Paesi balcanici, prendendo quanto prima il posto lasciato vuoto da Londra e diventando il ventottesimo membro Ue. E Berlino darà una mano, in particolare «nella riforma del sistema di sicurezza e della polizia, sostenendo la riforma dello stato di diritto, che non deve rimanere solo sulla carta» e favorendo al tempo stesso «grandi aziende tedesche» intenzionate a investire nel Paese, ha sottolineato da parte sua il premier Spajić. Solo boutade? Non sembra. Perché anche l’Ungheria, prossimo presidente di turno Ue, è intenzionata a spingere il Montenegro verso la Ue. La «priorità» di Budapest sarà quella di far chiudere «otto o nove capitoli» negoziali a Podgorica «entro la fine del 2024», ha dato la sua parola il ministro degli Esteri magiaro, Peter Szijjarto.
Il quadro ottimistico per Podgorica non è purtroppo condiviso dai Paesi vicini. La Serbia, candidata già dal 2012, ha aperto 22 capitoli, ma Belgrado ha fortemente rallentato la corsa verso la Ue negli ultimi anni, soprattutto causa lo stallo nel dialogo con Pristina. Albania e Macedonia del Nord, che hanno aperto i negoziati solo nel 2022, non hanno aperto ancora alcun capitolo; la Bosnia-Erzegovina è per ora solo Paese candidato, senza negoziati in corso. In coda il Kosovo, ancora solo “potenziale candidato”.