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Май
2024

Al via il “Premio Almerigo Grilz”. E scatta la macchina del fango “democratica e antifascista”

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Lunedì 6 maggio, a Trieste, nel corso di una conferenza stampa nel Palazzo della Regione, saranno annunciati i nomi dei vincitori del primo “Premio Almerigo Grilz”, rivolto a giovani giornalisti under 40 e dedicato alla memoria del primo inviato di guerra italiano caduto sul campo dopo la Seconda guerra mondiale. Lunedì 6 maggio, a Trieste, nel corso di una conferenza stampa al Circolo della stampa, sarà illustrato l’appello  “Trieste democratica e antifascista dice no al premio giornalistico intitolato ad Almerigo Grilz”, che i promotori riducono a “neofascista triestino” per la sua militanza nel Fdg e come tale, ovviamente, indegno di essere ricordato.

Dunque, a Trieste, lunedì, andranno in scena su fronti opposti il ricordo e la damnatio memoriae, il futuro e torcicollo, l’impegno per promuovere il giornalismo sul campo e la censura ideologica, supportata da una riscrittura strumentale della storia. Nulla di nuovo. Molto che comunque contribuisce, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, a definire i “democratici e antifascisti” che affollano i nostri tempi.

Almerigo Grilz inviato di guerra

Grilz fu inviato di guerra quando, come ha ricordato Giovanna Botteri in occasione del lancio del premio un anno fa, fare l’inviato di guerra non era “glamour” come oggi e comportava fatiche e rischi superiori. Dal 1982 al 1987, Grilz raccontò i conflitti dimenticati in Afghanistan, Etiopia, Filippine, Iran, Cambogia, Birmania, Mozambico. Qui trovò la morte il 19 maggio 1987, all’età di 34 anni, colpito da un cecchino mentre documentava gli scontri tra i governativi del Frelimo e i ribelli anticomunisti della Renamo. Nel corso della sua carriera collaborò, tra gli altri, con l’Europeo, Panorama, Avvenire, Canale 5 e il TG1. Scrisse anche per il Secolo d’Italia e per testate estere come il Sunday TimesL’Express, Jane’s Defence weekly. I suoi reportage video sono andati in onda anche su emittenti internazionali, dalle americane Cbs e Nbc, alla francese Antenne 2, la tedesca Ndr. Il nome di Grilz è scolpito sul monumento che “Reporters Sans Frontières” ha eretto a Bayeux, in Normandia, in ricordo dei giornalisti caduti mentre lavoravano sul campo.

La giuria del premio dedicato al giornalista triestino

Nella giuria del premio, che è promosso dall’associazione “Amici di Almerigo” e che sarà conferito con una cerimonia a Milano il 20 maggio, figurano i giornalisti: Toni Capuozzo, presidente; Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, che furono colleghi e amici di Almerigo, con il quale fondarono anche l’agenzia Albatros; Francesco Semprini, Gabriele Micalizzi; Mauro Mazza; Alessandro Sallusti; Gabriella Simoni; Maurizio Belpietro; Giovanna Botteri; Peter Gomez; Gian Marco Chiocci. Bastano i nomi. Non servono biografie o precisazioni sulla trasversalità del collegio che ha aderito all’iniziativa, evidentemente considerandola meritevole e considerando ugualmente meritevole l’intitolazione a Grilz. “Il premio è giornalistico e guarda avanti, ai giovani, non indietro come questi nostalgici degli anni Settanta che si mettono in testa assurde censure e addirittura una damnatio memoriae su Grilz”, ha commentato Biloslavo a Trieste Prima.

L’appello di “Trieste democratica e antifascista”

Poi c’è “Trieste democratica e antifascista” che si rivolge a sindaco di Trieste e presidente della Regione Fvg perché ritirino il patrocinio a un evento che – sostengono – “è una vergogna” e ai “giornalisti democratici presenti nella Giuria” perché rinuncino “all’incarico”. Grilz, scrivono nel loro comunicato, faceva “scorribande violente”, si esibiva nel “saluto nazifascista”, compiva “spedizioni antislovene”, “stava con le bande antigovernative della Renamo, tagliagole prezzolati responsabili di stupri, massacri e mutilazioni”. Insomma, Grilz era un mostro. Del resto, prima di dedicarsi completamente al lavoro di inviato di guerra, era stato militante del Fdg e poi consigliere comunale del Msi. Di più, lo era stato in un’epoca e in un luogo in cui esserlo significava prima di tutto essere un patriota. Un chiaro marchio d’infamia. Ma i “sinceri democratici”, per dirla con un’espressione di Antonio Scurati, possono stare tranquilli: agli antifascisti non la si fa, e pure stavolta hanno dato il loro autorevole contributo per confermarlo.

(Le foto di Almerigo Grilz dal sito e dalla pagina Facebook del Premio alla sua memoria)

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