Tregua, ultimatum di Israele ad Hamas: accordo entro 7 giorni o entriamo a Rafah
Ultimatum di Israele ad Hamas per un accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Tel Aviv, come riporta il Wall Street Journal citando fonti egiziane, ha dato sette giorni di tempo altrimenti avvierà l’operazione militare a Rafah, dove sono rifugiati circa 1,4 milioni di palestinesi. L’indiscrezione è stata ripresa anche da Haaretz. L’Egitto, secondo le news riportate dalla stampa statunitense e attribuite a fonti del Cairo, ha lavorato con Israele sulla nuova proposta di accordo presentata ad Hamas lo scorso weekend. La leadership di Hamas avrebbe dovuto consultarsi con quella militare a Gaza e tornare con una risposta. Che finora non è arrivata.
Ultimatum di Israele: accordo entro 7 giorni o entreremo a Rafah
Yahya Sinwar, il leader militare di Hamas a Gaza che si ritiene sia nascosto nei tunnel, non ha ancora risposto sulla proposta di accordo. D’altra parte gli egiziani hanno invitato i negoziatori di Hamas a tornare al Cairo nei prossimi giorni. E, secondo il sito di Axios, una delegazione avrebbe già raggiunto la capitale egiziana. Intanto anche il direttore della Cia, William Burns, è arrivato in Egitto per partecipare ai negoziati. A confermare che l’Egitto avrebbe “ricevuto la promessa” da Israele di “rinviare qualsiasi operazione militare a Rafah almeno fino alla fine della prossima settimana” è il giornale libanese Al Akhbar, citando sempre fonti egiziane.
Le paure dei mediatori di un fallimento dei negoziati
Allo stesso tempo però i mediatori di Egitto e Qatar, coinvolti nei negoziati, hanno concesso ad Hamas più tempo per rispondere all’ultima proposta. Ritenendo che dal movimento potrebbe arrivare un secco ‘no‘, scrive ancora Al Akhbar I mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno ricevuto “indicazioni certe” sul fatto che al momento la posizione di Hamas è “negativa”. Per questo sono stati “riavviati i contatti tra Egitto, Israele e Stati Uniti” con l’obiettivo di “evitare il fallimento dei negoziati”.
Hamas chiede la fine dei combattimenti
Nelle scorse ore l’israeliano Channel 12 aveva riferito di un’insistenza del leader militare di Hamas di avere garanzie, nero su bianco, per “la fine senza condizioni dei combattimenti”. Condizione che Netanyahu ha sempre rifiutato categoricamente. Il capo dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh in queste è tornato in Qatar dopo un viaggio di due settimane in Turchia nel quale ha incontrato il presidente turco Erdogan e altri funzionari di Ankara.
“Netanyahu è il primo ostruzionista”
I negoziati, dunque, procedono ma a rilento. E Israele ha dato la sensazione di non voler più aspettare. Nel frattempo un alto funzionario di Hamas ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di boicottare qualunque prospettiva di tregua continuando a parlare di un’operazione di terra contro Rafah. Hamas sta discutendo il da farsi all’interno della propria leadership e con i gruppi alleati, ha detto Hossam Badran all’Afp. Ma ha avvertito che le dichiarazioni di Netanyahu sono state pensate per “contrastare ogni possibilità di concludere un accordo. Netanyahu è stato l’ostruzionista in tutti i precedenti round di dialogo e negoziati, ed è chiaro che lo è ancora”. Qualsiasi accordo raggiunto sarebbe il primo dopo una tregua di una settimana a novembre che ha visto lo scambio di 80 ostaggi israeliani con 240 prigionieri palestinesi.
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