Nuovo ultimatum di Israele a Hamas: “Accordo entro una settimana o entriamo a Rafah”. La risposta: “Vogliono far fallire i negoziati”
Israele risponde alle richieste di maggior tempo avanzate da Hamas per raggiungere un accordo su un cessate il fuoco a Gaza e lancia un altro ultimatum al partito armato che governa nella Striscia, facendo sapere che se non si arriva a un’intesa entro una settimana, comincerà l’operazione a Rafah. Un messaggio che ha provocato la risposta di Hamas, secondo cui Benyamin Netanyahu continua a rilasciare dichiarazioni ai media allo scopo di sabotare gli sforzi per ottenere una tregua, come dichiarato da Hossam Badran. I suoi negoziatori, ha aggiunto, stanno attualmente discutendo, a livello interno e con altri gruppi armati palestinesi, la proposta di tregua trasmessa alla fine di aprile, prima di tornare al Cairo dove si svolgeranno i negoziati indiretti con Israele.
Intanto, l’Egitto avrebbe “ricevuto la promessa” da Israele di “rinviare qualsiasi operazione militare a Rafah almeno fino alla fine della prossima settimana“, scrive il giornale libanese Al Akhbar, citando fonti egiziane. Tutto questo mentre i mediatori di Egitto e Qatar, coinvolti nei negoziati per l’accordo per una tregua e il rilascio degli ostaggi, hanno concesso ad Hamas più tempo per rispondere all’ultima proposta, ritenendo che dal movimento palestinese potrebbe arrivare un secco “no”, scrive sempre il giornale libanese secondo cui i mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno ricevuto “indicazioni certe” sul fatto che al momento la posizione di Hamas è “negativa“. Per questo sono stati “riavviati i contatti tra Egitto, Israele e Stati Uniti” con l’obiettivo di “evitare il fallimento dei negoziati”.
Nelle scorse ore l’israeliano Channel 12 aveva riferito di un’insistenza del leader di Hamas a Gaza, Yahya al-Sinwar, su tre richieste. Continuerebbe a chiedere garanzie sulla fine del conflitto, ha detto ieri sera al canale una fonte vicina al leader di Hamas. Sinwar vorrebbe un impegno nero su bianco per “la fine senza condizioni dei combattimenti”. Stando all’emittente, Sinwar chiede anche a Israele di non impedire il ritorno in Cisgiordania dei detenuti palestinesi che verranno rilasciati in cambio della liberazione degli ostaggi. Secondo l’ultima bozza di accordo, Israele vorrebbe trasferire i detenuti che scontano condanne all’ergastolo nella Striscia di Gaza o all’estero. Il leader di Hamas a Gaza vorrebbe anche dettagli sui materiali che Israele non vuole far entrare nella Striscia durante la ricostruzione.
Vicino invece, stando almeno ai media israeliani, un accordo tra Israele e le milizie sciite libanesi di Hezbollah. L’intesa vedrebbe il gruppo di miliziani sciiti ritirarsi dal confine settentrionale di Israele e consentire ai civili israeliani di tornare nelle loro case nelle comunità evacuate a ottobre. L’accordo sul tavolo è stato mediato dagli Stati Uniti ed è simile alla risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha posto fine alla guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah e ha stabilito il ritiro di Hezbollah dal confine a nord del fiume Litani.
Nel frattempo, però, i raid nell’enclave continuano. Secondo quanto riferisce al Jazeera, un attacco aereo notturno su una casa nel nord della città nell’estremo sud della Striscia ha causato 7 vittime, di cui 4 bambini. Anche a Rafah est l’emittente qatarina parla di “un aumento degli attacchi aerei e dei bombardamenti di artiglieria”. Gli attacchi militari israeliani si sono intensificati anche in alcune parti del nord di Gaza, come il quartiere di Sheikh Ijlin, così come nel centro della Striscia, dove testimoni oculari affermano che vi è un “costante intenso bombardamento di artiglieria”.
Rimane sempre attivo anche il fronte settentrionale. Otto soldati siriani sono stati feriti la scorsa notte in un attacco su Damasco, attribuito ad Israele, che ha causato “danni materiali”, ha riferito la tv di stato Sana citando fonti militari. Aerei da guerra israeliani hanno lanciato missili dalle Alture del Golan: secondo altre fonti sarebbe stato colpito un edificio della Sicurezza siriana nella periferia di Damasco. Israele non ha conferma nulla. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha fatto sapere che l’attacco israeliano è stato compiuto a sud-ovest di Damasco, nei pressi dell’aeroporto internazionale della capitale siriana, in un’area controllata dagli Hezbollah libanesi sostenuti dall’Iran. L’Osservatorio non esclude che l’iniziale bilancio di otto feriti tra le file dell’esercito governativo possa aggravarsi nel corso delle prossime ore.
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