Gorizia cauta sulla via dedicata a Carlo Rubbia in vita
GORIZIA Intitolare uno spazio pubblico a una persona ancora in vita è senza dubbio inusuale e, per qualcuno, può apparire anche fuori luogo, ma non è neppure un fatto impossibile. Cosa pensi Carlo Rubbia della proposta di dedicargli a Gorizia una piazza o una via ancora in vita, lanciata nei giorni scorsi sul Piccolo da Diego Kuzmin, non è noto. Contattare il premio Nobel che il 31 marzo scorso ha compiuto 90 anni è stato impossibile. Il suo telefono risulta costantemente irraggiungibile.
Cosa prevede la legge
L’intitolazione di uno spazio pubblico è disciplinata dalla legge 1188 del 1927 (“Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei”) e prevede che “nessun monumento, lapide o altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico od aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno dieci anni”. Ce n’è abbastanza per tutti gli scongiuri del caso, ma la stessa legge prevede la facoltà del ministro dell’Interno “di consentire la deroga alle suindicate disposizioni in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione”.
Il precedente
A Gorizia c’è almeno un precedente. Anche se la deroga, va detto, non riguardava una persona in vita. Nel febbraio 2012 l’ex PalaConi venne intitolato a Pino Brumatti, deceduto nel gennaio dell’anno precedente. A rigore di norma, per arrivare a quell’intitolazione si sarebbe, quindi, dovuto attendere almeno il gennaio 2021, invece grazie alla pressione di un comitato e al fatto che Brumatti fosse stato inserito nella Hall of Fame della pallacanestro italiana si è arrivati all’intitolazione in tempi brevi.
Benemerito della nazione
Sicuramente Carlo Rubbia, che per i suoi meriti nel campo della ricerca scientifica, ha conquistato un premio Nobel diventando poi anche senatore a vita, può essere considerato di diritto “benemerito della nazione”. Il punto però è: cosa si può intitolare a un personaggio di tale calibro? Sicuramente non uno spazio secondario. Il nuovo parco della Valletta del Corno potrebbe essere adeguato per dimensioni, ma quale attinenza avrebbe con il suo lavoro?
Le opinioni
Ecco i pareri di alcuni rappresentanti della politica, della cultura e della scienza.
Rodolfo Ziberna: «È già nostro cittadino onorario»
«La figura di Carlo Rubbia è senza dubbio un orgoglio per Gorizia e, infatti, ne è già cittadino onorario, un riconoscimento superiore rispetto a quello di una via a lui intitolata. Per quello c’è tempo. Mi auguro che possa vivere ancora a lungo e, quando i tempi saranno maturi, sono certo che chi sarà sindaco allora gli darà il tributo che merita. Intitolargli uno spazio pubblico oggi sarebbe come proporlo per la trentatreesima laurea honoris causa: non ne ha bisogno». Il sindaco Rodolfo Ziberna poi pone la questione sull’eventuale luogo: «Al momento non abbiamo nuove vie da intitolare e si può cambiare nome a quelle che già ci sono solo in assenza di attività produttive o commerciali e di abitazioni. Ci sono altri nomi che maritano l’intitolazione di uno spazio: penso, per esempio, a Demetrio Volcic. Tutti gli italiani se lo ricordano, perché prima di diventare uno scrittore e un eurodeputato, è stato la voce dell’Est. Anche per lui sarebbe un atto dovuto».
Francesca Matteucci: «Anche Hack se la meriterebbe»
«Carlo Rubbia è un premio Nobel e va benissimo intitolargli uno spazio pubblico nella sua città, ma lui è ancora in vita e, senza fare dualismi, Margherita Hack, che è morta nel 2013, attende ancora che Trieste le dedichi una via. Se la meriterebbe senza dubbio», l’astrofisica Francesca Matteucci ricorda che il sindaco Roberto Dipiazza aveva dato la propria disponibilità, ma, a oltre un decennio dalla sua scomparsa, nulla è stato fatto; dunque, coglie l’occasione per lanciare un appello anche per lei: «Rubbia ha fatto cose scientifiche di altissimo livello, ma forse è meno noto tra la gente comune. Margherita è diventata famosa per il grande pubblico perché ha saputo portare la scienza a casa di tutti. Questo è stato il suo grande merito, prima ancora di quelli scientifici, che pure sono stati importanti». Matteucci poi evidenzia un altro aspetto: «Non dimentichiamo che le strade intitolate alle donne sono molto poche». —
Fabrizio Oreti: «C’è un tempo per ogni cosa»
«I legame con Gorizia c’è ed è forte, ma è ancora in vita: c’è tempo e speriamo ce ne sia ancora tantissimo per lui. Carlo Rubbia è un premio Nobel che mantiene alto il nome di Gorizia nel mondo: la proposta di intitolargli uno spazio pubblico è quindi giusta e condivisibile, ma c’è un tempo per tutto; la prendiamo in considerazione, ma per il momento la teniamo lì da parte».
Fabrizio Oreti, assessore comunale alla Cultura con delega anche alla Toponomastica, ha le idee ben chiare sulla situazione. «Ci sono moltissimi personaggi della città già deceduti che meriterebbero d’essere presi in considerazione - prosegue -, ma è inutile intitolare loro uno slargo in una zona qualsiasi della città, dove magari non passa nessuno, solo per spuntare un nome. Tutto va fatto nel luogo giusto e al momento giusto. Dobbiamo prima capire quali sono i posti che possono avere una rilevanza». —
Renzo Rosei: «È una persona straordinaria»
«Mi riesce molto difficile immaginare come la prenderebbe», Renzo Rosei, cofondatore di Elettra Sincrotrone, commenta così la possibile reazione del premio Nobel goriziano Carlo Rubbia all’ipotesi di intitolazione, ancora in vita, di uno spazio pubblico cittadino da parte dell’amministrazione comunale. «Non penso che creda alla scalogna, ma non si può mai dire - nota -. È una persona straordinaria, nel campo della fisica è stato un terremoto, un vero e proprio ciclone: ha sempre capito le cose al volo, anche quelle che non sono strettamente legate al suo particolare campo di ricerca; ma ha anche un carattere che alle volte può risultare spigoloso. Io penso che un riconoscimento da parte della sua città se lo meriti anche in vita e non mi consta che gli darebbe particolare fastidio, però non si può mai sapere, anche perché i politici non lo avevano sorretto quando ha lasciato il Sincrotrone». —
Daniele del Bianco: «Va trovato il luogo adatto»
«La piazza è per definizione un luogo d’incontro dove si scambiano idee e dove si crea l’autoctonia di una città: non solo rappresenta i cittadini, dice anche a chi viene da fuori cosa significa essere di un luogo, in questo caso cosa significa essere goriziani», Daniele Del Bianco, presidente dell’Isig, guarda alla questione dell’intitolazione di uno spazio pubblico a Carlo Rubbia dal punto di vista del sociologo e ricorda che la toponomastica di una città riflette la sua identità. «Intitolare una piazza o una via a un personaggio del calibro di Rubbia sarebbe uno sprone per Gorizia - aggiunge Del Bianco -. Avere un luogo intitolato a una persona che delle idee ha fatto la sua cifra professionale, potrebbe essere importante: genererebbe a sua volta idee e porrebbe le basi per uno sguardo al futuro. Però bisognerebbe trovare il luogo giusto e in questo si potrebbe coinvolgere la popolazione». —
Paolo Polli: «L’importante è non dimenticarlo»
«Anche se penso sia giusto ricordare un grande goriziano e un grande scienziato come Carlo Rubbia, solitamente le strade si intitolano a persone che non sono più in vita. Augurare però a qualcuno di passare a miglior vita solo per intitolargli una via non mi pare neppure elegante. Ci troviamo quindi a un bivio: è corretto intitolare uno spazio pubblico a una persona ancora viva o è piuttosto meglio fare una dichiarazione d’intenti per il futuro? È una domanda comunque imbarazzante», osserva Paolo Polli, presidente dell’associazione culturale “Il Libro delle 18.03” che, scaramanticamente, invita ad attendere. «Aspettare non deve però significare non ricordarsi di lui».
Anche Polli cita Margherita Hack: «Non dimentichiamoci di lei: è stata ospite più volte del Libro delle 18.03 e di Apertamente la settimana prima di morire. Non era goriziana, ma era una cittadina del mondo, una definizione che per lei forse è limitativa». —
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