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Апрель
2024

Alunni disabili in classi separate. A Venezia il no della scuola e delle associazioni alla proposta di Vannacci

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Si chiamavano classi speciali, ma di speciale avevano poco: erano delle classi ghetto, dove venivano inseriti i bambini con disabilità. Oggi sono solo un lontano ricordo, perché sulla fine degli anni ‘70 l’Italia le abolì, introducendo gli insegnanti di sostegno. Qualche giorno fa, però, il generale Roberto Vannacci, in corsa alle Europee con la Lega, ha ipotizzato un ritorno alle classi separate. E si è scatenata la bufera.

In provincia di Venezia, gli alunni disabili dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado sono 2.180, stando ai dati dell’Osservatorio provinciale dell’istruzione. La dottoressa Elisabetta Baioni, primaria del reparto di Neuropsichiatria infantile dell’Usl 4, fa sapere come solo nel territorio di sua competenza bambini e ragazzi con disabilità siano circa 780, numero che aumenta di anno in anno.

«Andare a mettere in discussione l’inclusione scolastica significa tornare all’età della pietra» commenta la dottoressa, sottolineando come i bambini con disabilità apprendano e traggano beneficio dai compagni e, di rimando, siano un arricchimento per questi.

«Come possiamo pensare ad un modello di vita in cui le persone con disabilità vengano integrate nella società partendo da una separazione delle classi? L’inclusione deve avvenire fin da subito» ribadisce. Infatti, gli sforzi messi in atto dalle aziende sanitarie, da cooperative e privati per favorire l’integrazione lavorativa non sono da poco: nell’Usl 3, il servizio conta 399 persone inserite, a cui se ne aggiungono altre 168 che fanno parte dei progetti mirati all’indipendenza e alla socializzazione.

«Se veramente vogliamo uguali diritti, non possiamo non pensare all’inclusione totale e il primo luogo in cui deve avvenire è la scuola» commenta Luigi Zennaro, presidente dell’associazione dei presidi della provincia di Venezia.

Della stessa opinione anche l’insegnante e sindacalista di Gilda, Fabio Barina: «Vannacci? Uno che parla senza conoscere la scuola. La sua è una proposta che non funziona, invece di creare classi ghetto servirebbe capire cosa fare per risolvere il problema degli insegnanti di sostegno» spiega, ricordando come questi docenti - spesso più precari degli altri - ogni anno manchino all’appello, situazione che si traduce in ulteriori disagi per lo studente, a scapito della continuità didattica, ancora più importante in situazioni di fragilità.

«La scuola è una palestra di vita» aggiunge Naomi Brenner dell’associazione Red Carpet for All, «il diritto all’inclusione va difeso. Frasi allarmanti come quelle di Vannacci si sono sempre sentite, ma non è mai stato dato molto peso e il sistema inclusivo non ha vacillato. Mi auguro che anche stavolta possano cadere nel vuoto e che siano di più le persone che credono in una scuola inclusiva, che non le altre».