E’ un Nadal a terra (Ricci). Errani firma l’impresa più bella (Palliggiano). Madrid, forte e veloce come Sinner (Nizegorodcew). E’ l’anno delle prime volte (Azzolini). Sara e Lucia, che ritorni (Strocchi). L’ossessione del giovane Sinner (Luci)-
E’ un Nadal a terra (Filippo Maria Ricci, La Gazzetta dello Sport)
Domenica sera Rafa Nadal era al Bernabeu a vedere il suo Madrid contro il Barcellona. Un bel Clasico per lui, vinto 3-2 dalla squadra di Ancelotti che ha così messo le mani sulla Liga. Quella sera è stato registrato il più ampio gap anagrafico nella storia dei Madrid-Barça: 21 anni e 307 giorni tra il 38enne Luca Modric e il 16enne Lamine Yamal. Oggi, sulla terra del Manolo Santana alla Caja Magica di Madrid, si registrerà un mismatch molto simile: tra il quasi 38enne Rafa Nadal e il 16enne americano Darwin Blanch. 2007 come Yamal, corrono 21 anni e 117 giorni. […] Blanch avrà addosso, senza pietà alcuna, tutto il Manolo Santana. Perché gli è toccato in sorte il vero match dell’evoluzione della specie… Il mito Nadal si sta sgretolando per l’usura, statua granitica esposta troppo a lungo alle intemperie di una carriera giocata sempre oltre i propri limiti fisici e oggi piena di crepe. «Se fossimo al Roland Garros non scenderei in campo», ha detto ieri il maiorchino con grande onesta in una conferenza stampa sentita e sofferta e attraversata da grandi onde emozionali. «In nessun’altra parte del mondo mi henna trattato tanto bene come qui, e per questo, solo per motivi affettivi, ho deciso di scendere in campo. E’ l’ultima volta, sì. Lo so che la gente mi ha visto tornare da grandi infortuni così tante volte che quasi non ci crede, o che spera che anche stavolta ci sia son comeback. Ma non ci sarà così». Lo ammette con un groppo in gola. Questo é un torneo che ha vinto cinque volte, che ha aiutato a crescere: «Non mi aspetto alcun omaggio, sono io che devo ringraziare questa gente che tante volte mi ha tatto volare oltre l’ostacolo col proprio sostegno». Affettuoso, riconoscente, emozionato. E ferito: «L’ultima settimana di allenamenti mi ha offerto alcune cose positive, e altre meno. La battuta è migliorata, altri aspetti del gioco no. Siamo sinceri: non sono certo in grado di competere al 100% . E mi conoscete, non voglio ingannare nessuno: io se non posso dare tutto in campo sto male». […] L’animale competitivo che ha frullato il sangue di Rafa spingendolo oltre il dolore in tante occasioni è sempre vivo: «Ho detto due sto male, così come sono stato male nel secondo set a Barcellona contro De Minaur, vedendo che mi lasciavo andare senza poter oppone resistenza. Non ero felice, per niente» Stiamo parlando della scorsa settimana e del ritorno in campo nel suo Godò, vinto 12 volte, sul campo a lui già intitolato, dopo oltre 100 giorni di assenza. La vittoria con Cobolli con la battuta a mezzo servizio e la sconfitta il giorno dopo con l’australiano di Spagna. Rafa ha giocato 3 partite nel 2023 e 5 nel 2024. Il corpo piange, si dispera, lo limita. Lui ieri le lacrime le ha trattenute e oggi sul centrale dovrà continuare a trattenersi: prima fisicamente e poi emotivamente: «Non voglio pregiudicare il lavoro che sto facendo per arrivare a Parigi».[…] Non sarà facile nemmeno per lui. Così come per i suoi fedelissimi parrocchiani. Già a Barcellona abbiamo vissuto in diretta l’evoluzione del grido di battaglia che l’ha accompagnato in questa carriera infinita: i tradizionali “Vamos Rafa!” al circolo del quartiere di Pedralbes erano di puro sostegno difensivo, inviti a non mollare pila che ad azzannare l’avversario come un tempo. Del resto quello visto in questi giorni e un Rafa che si dibatte tra malinconia e rabbia: il tempo che passa e li fisico flagellato che non risponde. «Vediamo cosa succederà nelle prossime tre settimane: l’obiettivo è arrivare al Roland Garros. Se si può, lene. E se non si può. bene lo stesso. Giocherò solo se riti sentirò in grado di competere al meglio, altrimenti non ha alcun senso. Anche perché il mondo non finisce lì: poi ci sono le Olimpiadi e altre competizioni di formato diverso che sono interessanti». II riferimento è alla Laver Cup. Ma non si può guardare tanto in là nel tempo. E Rafa è il primo a saperlo. Perché sì, la vita va avanti, però per il guerriero di Manacor questo è un momento di grande sofferenza. Ma visto che non è abituato a nascondersi, oggi Rata offrirà il suo corpo martoriato in omaggio al pubblico. San Sebastiano pronto a farsi infilare dalle frecce di un ragazzino sano come pesce che potrebbe essere suo figlio. « Con todos ustedes…» dirà oggi lo speaker madrileno, ecco a voi Rafa Nadal Parera: tennista eroico, indomito e sentimentale. Sarà l’ultima volta?
Errani firma l’impresa più bella (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport Stadio)
Il pubblico del Manolo Santana s’è divertito, Sara Errani ancor di più dopo l’ennesima maratona. Ha vinto un match dal sapore vintage, sul centrale della Caja Magica, al 1° turno del 1000 di Madrid. Affrontava Caroline Wozniacki, ex n. 1 del mondo, tornata alle competizioni lo scorso agosto dopo essersi presa una pausa per la maternità. Il confronto diceva 4-1 per la danese con il primo precedente datato Latina 2007, quando Sara perse 6-1 6-3 nei quarti. […] Sarita, che di anni ne compirà 37 tra 4 giorni, il 29 aprile, ha avuto la meglio in 2 ore e 51 minuti, perdendo il primo set 6-3, ma rialzando la testa, con una grinta commovente, nel secondo e nel terzo, conclusi entrambi con il punteggio di 7-5. Un’altalena di emozioni soprattutto nel finale, quando serviva per il match, ma s’è fatta riprendere sul 5-5. Mollare, abbattersi, non non sono verbi previsti nel dna di Sara, che s’è ripresa il servizio e poi ha sfruttato il secondo match point dopo che sul primo aveva provato a sorprendere la danese con il servizio dal basso, per chiudere con stile. C’è riuscita subito dopo, quando Wozniacki ha spedito fuori il dritto che le ha regalato un sorriso enorme. Ha alzato il pugno in segno di vittoria verso il suo box, in cui c’era anche Jasmine Paolini a fare il tifo per la sua compagna azzurra. Con lei, Errani sogna di andare a Parigi tra qualche mese e magari vincere una medaglia nel doppio per L’Italia. A 37 anni, dopo 3 Fed Cup e i Grandi Slam in coppia con Roberta Vinci, potrebbe essere la sua quinta e ultima Olimpiade: coronamento di una fantastica carriera, in particolare da doppista. A Madrid intanto va avanti il suo percorso nel tabellone principale, dove non vinceva un match del torneo spagnolo da ben 9 anni […]. Oggi, nel 2° turno, affronterà la brasiliana Beatriz Haddad Maia, n.11 del seed e 14 del mondo. Sarà il terzo match sul campo 4. I precedenti dicono 3-1 per l’azzurra e l’ultimo risale al 2018, proprio a Madrid, ma nelle qualificazioni. Vinse in due set Sara, l’eterna Sara.
Madrid, forte e veloce come Sinner (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport Stadio)
“A Madrid la palla vola». A qualcuno, forse, sarà capitato di ascoltare questa frase. Il “1000” spagnolo, che ha preso il via in questi giorni, è uno dei tornei più particolari del circuito ATP/WTA. Si gioca in altura […] e le condizioni di gioco differiscono molto sia dal precedente torneo di Montecarlo che da Roma e Parigi. «La palla vola ed è abbastanza veloce […]. Prima avevo difficoltà a trovare il mio livello a Madrid, quindi sarà interessante capire come andrà quest’anno. Il mio gioco può funzionare, ma devo ancora adattarmi». Ogni evento nel circuito fa storia a sé, soprattutto al Mutua Madrid Open. […]. I campi rapidi e l’altitudine rendono le condizioni di gioca molto veloci e, allo stesso tempo, la palla risulta difficile da controllare. Arrivare con qualche giorno di anticipo rispetto all’inizio del torneo è fondamentale per prendere la giusta confidenza. Il servizio ha un’incidenza maggiore rispetto a tutti gli altri tornei su terra battuta e anche ad alcuni sul veloce. Basti pensare che a Madrid si ottiene il 67.7% dei punti con la battuta a disposizione […], di poco inferiore al 68,3% di Wimbledon e superiore nettamente a Montecarlo […], Roma[…] e Parigi […]. Non è un caso che l’unica finale “1000” di Matteo Berrettini sia arrivata proprio a Madrid […] o che Rogerger Federer abbia vinto contro Nadal una sola finale sul rosso, proprio alla Caja Magica. Anche l’ultima edizione è esplicativa: nel 2023 Carlos Alcaraz vinse in tre set contro il big server tedesco Struff. La battuta, di gran lunga migliorata nel corso dei mesi, potrebbe essere la nuova arena madrilena di Jannik Sinner. Se è vero che il servizio è un fondamentale importante, va sottolineato anche che controllando la palla molto di meno aumenta il numero dei doppi falli. La difficoltà nel gestire i colpi a rimbalzo si riscontra nei classici dritto e rovescio: se non si dà la giusta rotazione la palla termina abbondantemente lunga. […]. A Madrid l’errore è all’ordine del giorno e non bisogna sorprendersi. E’ terra battuta, ma è come se non lo fosse. […] Quali sono invece le condizioni che Jannik Sinner troverà al Foro italico e al Roland Garros? In entrambi i casi è importante sottolineare come la velocità dei campi si modifichi totalmente tra giorno e notte, soprattutto con il bel tempo. All’ora di pranzo, con il sole caldo, la palla è rapidissima. La sera, con l’umidità, le condizioni possono diventare lente. Un esempio lampante fu il match dello scorso anno tra Sinner e Cerundolo, quando la pioggia rallentò il campo e Jannik fece molta fatica […] a trovare colpi vincenti aumentando invece gli errori gratuiti. A Parigi, dove i campi sono vere e proprie tavole […], la palla viaggia abbastanza veloce. E’ probabilmente la situazione in cui, a oggi, Sinner si può trovare meglio, sperando di non giocare troppo spesso nella sessione serale Jannik ha comunque dimostrato che, in questa fase della carriera, può vincere contro chiunque e su qualsiasi superficie. Sono gli avversari a doversi preoccupare. Altitudine o meno.
Darderi. E’ l’anno delle prime volte (Daniele Azzolini, Tuttosport)
In abbinata, Luciano Darderi e “la primo volta” vanno che è piacere, filano d’amore e d’accordo proprio come Jannik Sinner e ” il primo italiano che vi sia riuscito”. In un mondo di grotteschi nickmane, dietro ai quali si celano, nell’indistinta eguaglianza, masse inoperose e spesso rancorose, avere una didascalia, una dicitura, un’iscrizione o una legenda da trascinare […] con sé, è un segno di assoluta distinzione e nobiltà. In questo 2024 promettentissimo Luciano Darderi è l’uomo[…] della “prima volta”. Il primo torneo vinto nel Tour nella Cordoba argentina lo scorso febbraio su Facundo Bagnis in finale ma dopo aver superato il numero 26 Sebastian Baez. Per di più muovendo dalle qualifiche… La prima volta nella Top 100, agganciata il 12 febbraio al numero 76, con un balzo da primatista di salto in lungo di ben sessanta posizioni. La prima volta nella Top 70, al numero 64, raggiunta il 24 aprile scorso grazie alla bella semifinale di Houston. La prima in un “1000”, a Miami, non troppo fortunata per via della sconfitta subita al terzo set da Shapovalov. Ma presto corretta dalla prima vittoria nel Masters di Madrid, giunta ieri contro un ex top ten, Gael Monfils, che lo conduce al nuovo best ranking di numero 55 Atp. Jedi Sinner sta insegnando bene ai suoi giovani “padawan”, direbbe f maestro Yoda […]. Fa da guida al gruppo, prendendo spunto da chi se n’è fatto carico prima di lui, Berrettini finalista a Wimbledon e Fognini vincitore a Monetarlo. Una guida illuminata a far da catino. Ed è questo in definitiva il gran segreto del nostro tennis, che oggi va per la maggiore ed è tornato a ripopolare di italiani la top cento, addirittura nove nell’ultima classifica […]. Assemblando i volti del nostro giovane tennis, l’espressione dura di Darderi quando scambia da fondo campo, gli incitamenti che Musetti è tornato a rivolgersi, le voglie mai sopite di Berrettini, i sortisi obliqui da killer di Arnaldi e le frenetiche rincorse sulle punte dei piedi di Lorenzo Sonego, viene a comporsi, e a definirsi in forme concrete, un quadra di vivace potenza espressiva, che sembra aver rapidamente influito sulle vicende di questa stagione. Un quadro incoraggiante per i nostri quanto affliggente per gli avversari. Capisco Monfils, che tra problemi fisici e personali […] ha presto sollevato braccia e racchetta in segno di resa, di fronte all’italiano di turno Luciano Darderi. Non l’ha fatto subito, ma solo dopo aver constatato che non c’era molto da combattere contro un avversario che lo sovrastava negli scambi da fondo campo. Ci ha provato fino a metà primo set, iniziato con un break di Darderi in rimonta dal 40-0 per il francese della Guadalupa. Risalito di un poco […],è bastato che il nostro operasse un nuovo scatto per convincere La monf […] a farsi da parte. Il secondo set è corso via veloce, essendo Darderi assai poco incline alle concessioni. Due set, un’ora e 17 minuti appena, l’81 per cento di primi servizi tradotto in punti con velocità massime pari a quelle di Monfils […] per una media oltre i 200 chilometri per le prime battute, otto chilometri sopra a quella del francese. Dati incoraggianti per andare ad affrontare Taylor Fritz […] a testa alta. Non dice Darderi, non ancora, se abbia risolto quel nobilissimo conflitto che lo animava tempo addietro, lo stesso che lo porta a giocare per l’Italia ma a sentirsi argentino dentro. Vi sono due nazioni nel suo dna, e lui non ha intenzione di mancare di rispetto ad alcuna: è nato a Villa Gesell, ma le origini sono toscane. Il nonno mosse da vicino Firenze per trascinare la famiglia nel nuovo mondo. Il tennis se l’è trovato in casa, il padre Gino, che ora gli fa da coach, da project manager, da cuoco e da autista, era considerato un giocatore “forte come i professionisti”, ma professionista non lo è diventato mai. L’Argentina ha pochi tornei, per fare carriera con una racchetta in mano occorre partire, trovare un’altra dimora, o avere i soldi da spendere in viaggi continui. Meglio l’Italia, fu la decisione di Gino, che prese la strada del ritorno nel 2010, con due figli a carico, Luciano e Vito, ottimo juniores. Ora, chissà se la situazione è cambiata. Luciano ha cominciato a guadagnare, Vito è una promessa, e il gruppo italiano dei giovani “padawan” dl Sinner va che è una meraviglia. […]
Sara e Lucia, che ritorni. Cartoline rosa da Madrid (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Sarebbero servite le note di Romagna Mia per sintetizzare alla perfezione in chiave tricolore la giornata nel Wta 1000 di Madrid. Sono gli occhi lucidi di commozione di Sara Errani e il sorriso di Lucia Bronzetti le istantanee che restano impresse sui campi della Caja Magica, oltre all’ennesimo atto del calvario di Paula Badosa, ex n.2 del ranking precipitata fuori dalla Top 100 a causa di una serie di infortuni […], costretta a cedere alla distanza nel derby con la connazionale Bouzas Maneiro. Sara, che da lunedì spegnerà 37 candeline e che è passata dalle qualificazioni, ha colto un successo che le mancava da tempo su palcoscenici così prestigiosi. In rimonta, dopo 2 ore e 49′ di lotta, sulla danese Cardine Wozniacki. Dopo un primo parziale a senso unico in favore della ex n.1 del mondo[…], tornata nel circuito lo scorso anno dopo la maternità, Errani è riuscita a reagire e rendere più efficace il servizio […] pareggiando il conto dei set al 12° gioco dopo esseri vista annullare opportunità già nel 10°. Grande equilibrio anche nella frazione conclusiva, con l’azzurra a ricorrere spesso alla smorzata per evitare le accelerazioni della 33enne di Odense, finalista in questo torneo nel lontano 2009 […]. Fallita la chance del 5-3, Sara, che a Madrid vanta la semifinale nel 2013 […], non si è persa d’animo, ha servita di nuovo per il match sul 5-4 e pure sul 6-5, quando alla seconda occasione ha potuto alzare le mani al cielo e urlare la sua gioia con un sì liberatorio. Alla fine la differenza è stata di soli due punti, 109 a 107 per l’italiana […], ma è bastata per cogliere la seconda affermazione in sei incroci con la danese. Errani nel pomeriggio deve tornare in campo per sfidare al 2° turno la brasiliana Beatriz Haddad Maia, n.14 Wta 11° testa di serie: la romagnola si è aggiudicata tre dei quattro precedenti con la 27enne di San Paolo, ma le due non si affrontano da sei anni […]. Esordio positivo anche per Bronzetti, al rientro nel tour dopo quasi un mese di inattività. La n.46 Wta ha regolato con un periodico 6-3 la francese Varvara Gracheva, che la segue di 45 posizioni in classifica, chiudendo in crescendo con un parziale di 12 punti a 1 dal 3-3 nel secondo set, cosa da confermare l’esito dei due confronti precedenti con la ex russa. Grazie a questo successo la giocatrice allenata da Francesco Piccari si è regalata la possibilità di sfidare per la prima volta la 24enne kazaka Elena Rybakina, n.4 del mondo, la tennista più vincente di quesuo 2024, reduce dal terzo titolo stagionale […] conquistato a Stoccarda. Semaforo rosso invece per le altre due azzurre Martina Trevisan ed Elisabetta Cocciaretto. […]
L’ossessione per il giovane Sinner (Fabio Lucidi, Salute – La Repubblica -)
La citazione di apertura di oggi me l’ha suggerita un amico. E di un esilarante Adriano Panatta, impegnato a impersonare sé stesso nel primo film tratto da un romanzo di Zero Calcare. Adriano, in un surreale dialogo con un giovane intervistatore, spiega così il rimpianto per i tempi della sua giovinezza: «Servite a 200 chilometri l’ora, ma perché non provate con una battuta slice esterna e non venite a rete a giocare una bella volée? Fate dei colpi brutti, senza un minimo di armonia. Volete mettere un bel colpo piatto? Il rumore di un colpo piatto sai come fa? Pof… Pof. Ma tu non puoi capire. Tu non puoi capire». La citazione mi sembrava particolarmente adatta per descrivere le mie sensazioni, mentre tutti gli italiani meno uno aspettano spasmodicamente il momento in cui Sinner diventerà numero uno del ranking mondiale. L’unico apparentemente disinteressato è proprio il giovane tennista altoatesino, che non perde occasione per ribadire che non è questo il suo problema, che lui è interessato solo al suo gioco, a migliorare i suoi stessi difetti, a conoscersi meglio e a capire come crescere ulteriormente. Questo fascino per i numeri e le scale misurabili non risparmia nemmeno il settore dove lavoro, quello dell’istruzione e della ricerca. Classifichiamo scuole, college e atenei, confrontando, peraltro, le università di alcuni Paesi con investi menti privati altissimi e rette lontane dalle possibilità di quasi tutti quelli che conosco, con le nostre, pubbliche, aperte a tutti e fortunatamente impegnate a valorizzare le differenze in una logica inclusiva derivata dal dettato della nostra bellissima Costituzione. Sorprendentemente poi scopriamo che le università italiane in questo confronto impari non sfigurano affatto, permettendomi di criticare la logica delle classifiche proprio perché la mia università le scala brillantemente. Al di là dei risultati, in questi confronti però nulla può venire considerato per il suo essere unico. Non sorprendentemente, il prezzo da pagare è la scomparsa dei modi sfumati di guardare alle specificità, di considerare la realtà in funzione delle diverse prospettive da cui può essere osservata. Nella letteratura psicologica si è affermato un modello di analisi che vede le motivazioni individuali come orientate verso due differenti obiettivi: quello di migliorare sé stessi o quello di battere gli altri. Ovviamente il primo è molto meno logorante, permettendo agli individui di concentrarsi su sé stessi. Altrettanto ovviamente non esiste altro modo di far meglio degli altri se non quello di lavorare a fondo su sé stessi. Eppure, tutto sembra spingerci alla logica che trasforma il valore del merito nella distorsione della meritocrazia. Peccato. Come direbbe Robert Frost, due strade divergevano in un bosco ed io… io presi la meno battuta E questo che ha fatto tutta la differenza.